È passato un po' di tempo da quel giorno, il giorno in cui io e Bucky ci siamo baciati.
Ho passato la maggior parte del mio tempo chiusa in camera, cercando di distrarmi leggendo qualche libro o guardando qualche film, ma in ogni caso i miei pensieri trovavano sempre un modo per deviare a Buck.
Ogni particolare, anche il più insignificante mi riportava a pensare a lui, a quel giorno, in quel preciso istante.
Sovrappensiero ho persino rammendato una stella rossa a punto-croce, senza nemmeno rendermene conto.
Ma in questo momento, stesa sul letto guardando il soffitto, non voglio pensare a nulla, niente di niente, voglio solo starment tranquilla.
Ma mi distrae il bussare e il successivo aprirsi della porta.
"Jin, sei pronta?" mi chiede papà affacciandosi dal corridoio.
"Si, metto le scarpe e sono a posto" gli rispondo alzandomi e recuperando le scarpe.
"Okay. Hey, va tutto bene?" mi chiede con un tono strano, quasi preocupato.
"Si certo, come al solito" rispondo sospirando.
"Mh...va bene, ti aspettiamo giù" mi dice e esce dalla stanza.
Metto le scarpe e prendo il telefono, faccio per scendere le scale ma sento mamma e papà parlare.
"Cos'ha secondo te? È davvero troppo che è giù" dice mio padre.
"Non lo so, la vedo strana. Secondo me c'entre Bucky, prima ne parlava tranquillamente con noi e ora guarda, si chiude in camera e la vediamo solo a pranzo e a cena" gli risponde mamma.
"Be tutto è cominciato l'11, il giorno dopo al compleanno di Bucky. È tornata a casa e si è chiusa in camera, mi preocupa tutto ciò, dobbiamo capire cos'è successo" constata l'arciere.
Mentre sento queste parole inizio a scendere le scale e, facendo finta di nulla e appiccicandomi un sorriso sul volto, li raggiungo dicendo "cos'è che dovete sapere?" e facendo un sorriso.
Loro mi guardano con uno sguardo tra lo sbigottito e il sorpreso. Si vede che non si aspettavano di rivedermi così "felice".
"Oh niente tranquilla, ascolta noi prendiamo la macchina, vieni con noi?" mi chiede papà sorridendo.
Sono felice se anche loro lo sono, non voglio farli preocupare in alcun modo.
"No tranquillo vado a piedi, devo sgranchirmi un po le gambe, è da un po che non esco" dico aprendo la porta per uscira.
"Jinny" dice mamma richiamando la mia attenzione. Mi passa le chiavi e dice "va bene ma sta' attenta mi raccomando" mentre la ringrazio ed esco con loro al mio seguito.
"A fra poco" dico e li saluto prendendo la strada per il centro.Arrivata a casa di Tony per l'ennesima festa mi dirigo verso il proprietario di casa e lo saluto, restando a parlare con lui.
"È da un po' che non ti vedo in giro" dice Tony bevendo il suo drink.
"Già hem... non sono stata molto bene ultimamente" gli rispondo guardando fuori dalla finestra.
"Capisco, beh spero che ti diverta. Voglia scusarmi ma ora devo andare a recuperare Peter in laboratorio, l'ho lasciato giù con i miei giocattoli" mi dice lui puntando alla porta.
"Va bene tranquillo, ci vediamo dopo" gli rispondo io girandomi a guardarlo.
"A dopo" dice lui già sommerso dagli invitati.
Mi giro e vado a prendere una vodka alla menta per far passare il tempo.
Mi guardo intorno e, dopo poco, mentre vado a buttare il bicchierino, improvvisamente sbatto contro qualcuno.
Mi scuso subito con la persona interessata e alzo lo sguardo per guardare chi è.
Quegli occhi.
Gli stessi che mi hanno guardata confidare i miei segreti, gli stessi a cui mi sono tanto affezionata, gli stessi che esprimono tanto determinazione quanto dolore.
I suoi occhi.
Bucky è qui, esattamente davanti a me in silenzio, come se anche lui, come me, non si aspettasse questo incontro.
Si può tranquillamente notare la traccia del suo poco sonno, le occhiaie che gli contornano gli occhi e anche dal rossore di questi ultimi.
Evidentemente gli incubi sono tornati più forti di prima.
"Ciao" dice lui riscuotendomi dai miei pensieri.
"Ciao Buck" dico io abbassando lo sguardo.
"Ascolta, dobbiamo parlare di quello che è successo, questa storia sta tirando giù entrambi" mi dice determinato a risolvere la faccenda.
"Si hai ragione, vieni andiamo sul terrazzo" gli rispondo indicandogli la porta che conduce fuori.Una volta usciti inizia a parlare.
"Ascolta, non so propriamente come iniziare questa conversazione, anche perchè non so cosa dire, voglio solo sapere se per te è stato qualcosa oppure no" mi dice girandosi a guardarmi.
"Io credo che siamo stati soltanto presi dal momento, dalle cose che ci stavamo dicendo e dal fatto che magari tu fossi grato per questo regalo" gli dico indicando il braccio sinistro.
"Quindi pensi sia stato un errore?" chiede lui continuando a mantenere il contatto visivo.
"Si, e stato solo un errore dettato dal momento, niente di più" gli rispondo.
Ma dicendo queste parole sento qualcosa dentro, qualcosa che non so come descrivere, come se la tristezza di tutti i giorni passati sia tornata in quel preciso istante. Come se tutto fosse un'immensa bugia, ma non lo è giusto? È stato davvero un errore no?
"Bene, dunque la pensiamo allo stesso modo" dice lui distogliendo lo sguardo.
E queste hanno l'effetto devastante, la stessa sensazione di prima, solo molto più intensa.
"Bene" mormoro io mentre mi giro per tornare dentro mentre lui mi segue per poi andare da Steve.
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'Till James
FanfictionDue ragazzi, Bucky e Jinny, due migliori amici fin da quando si sono conosciuti e legati da un'amore che non sanno di provare. La storia non segue perfettamente il corso dei fatti dei film Marvel.