Capitolo 35 - Fine

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Attenzione! Sono presenti spoiler di Avengers: Infinity war!

È passato un anno ormai da quel maledetto giorno.
Un anno da quando Thanos si è portato via una grande fetta della popolazione mondiale.
Un anno da quando migliaia di persone sono scomparse in tutto il mondo lasciando figli, genitori, fratelli e amici.
Un anno da quando anche Bucky, colpito dall'effetto dello schiocco, se n'è andato lasciando qui solo una piccola parte di sé.

Il tempo guarisce ogni cosa.
Spesso si sente questa frase negli spot motivazionali che girano in tv. Il problema è che nessuno ci crede davvero: non chi le dice, né tantomeno chi le scrive.
Nessuno si è ancora ripreso da ciò che è successo, d'altronde vedere delle persone vive e vegete scomparire davanti ai propri occhi, che siano persone care o gente per strada, non può giovare a nessuno.

Quando vedo le persone andare al cimitero e piangere su tutto ciò che rimane dei propri cari, non un corpo o dele ceneri ma il loro nome, non fa che ritornarmi in mente il momento in cui ho capito cosa stesse succedendo.

/Inizio flashback/
25/04/2018

Io e Shuri decidiamo di scendere nella foresta per cercare e riportare dentro Visione per continuare l'operazione. Non appena ci troviamo tra gli alberi notiamo una calma, un silenzio e una brezza strana. Poco dopo sentiamo un esplosione non troppo vicino e una luce espandersi sopra agli alberi per poi attenuarsi così iniziamo a correre per raggiungere il luogo in cui poi, pochi secondi dopo, rivediamo la stessa luce causata dall'esplosione ricrearsi sopra la linea degli alberi.
Passano circa trenta secondi e un fulmine, potenzialmente creato da Thor, si scarica più o meno nel punto in cui è avvenuta l'esplosione.
Non siamo troppo lontane da quel punto quando vedo Shuri fermarsi davanti a me e iniziare a sgretolarsi fino a sparire.
Mi fermo nel punto in cui sono per poi guardarmi intorno.
"Ma che diavolo..." dico tra me e me.
Ricomincio a correre verso quel punto e riesco a raggiungerlo, vedendo Thor e Steve vicini e Bucky che sta arrivando.
"James" lo chiamo. Lui si gira verso di me mentre avanza e guarda il mio ventre dove nostro figlio sta crescendo.
"Steve" dice lui attirando l'attenzione del Capitano e di Thor. Subito dopo inizia a sgretolarsi anche lui come ha fatto Shuri per poi scomparire nello stesso modo in cui poco dopo fa anche Wanda.

/Fine flashback/

In quel momento ho capito che la speranza stava scivolando via come la sabbia tra le dita. Solo dei piccoli granelli rimangono, dediti a non far cedere il corpo, l'anima, la mente.
In quell'istante ho capito che mio figlio, il frutto dell'amore presente tra Bucky e me, sarebbe dovuto crescere in un mondo desolato, triste della sua perdita e senza la presenza di suo padre.

Non vedevo una via di fuga, vedevo un'immensa oscurità, non riuscivo a pensare a come qualcuno avrebbe potuto rialzarsi dopo tutto ciò, ma solo lui mi ha fatto andare avanti, lui, il mio piccolo angelo. Nonostante fosse un momento critico in cui a nulla riesci a pensare se non alla disfatta subita, solo lui riuscì a farmi rialzare, a smettere di piangere e di rimuginare e a ricominciare a vivere, per lui.

Non so bene in che momento ho realizzato tutto ciò, l'unica cosa che so di per certo è che è stato naturale, senza neanche accorgermene ero in una posizione completamente diversa da quella iniziale.

Parlando di gravidanza tutto è stato molto semplice, i sintomi non sono stati troppo esagerati. Proseguiva in modo tutto sommatoperfetto.
La parte critica arrivò all'avvicinarsi della fatidica "scadenza", il giorno del parto.

Inizio flashback
23/09/2018

Quel pomeriggio avevo deciso di andare a trovare mia madre che ultimamente lavora incessantemente per cercare di stabilizzare le cose e con l'aggiunta della nuova parte della "squadra spaziale", ovvero i Guardiani, è spesso indaffarata e stressata. Sono appena arrivata e sto per bussare quando Steve dall'interno dell'edificio apre la porta e mi invita a salire.
"Come stai Jinny?" mi chiede lui con il suo solito tono ancora più intristito dagli eventi passati.
"Bene, per quel che posso dire" gli rispondo alludendo alle stesse cause.
"Il piccolo?" chiede ancora lui, conciso.
"Sta più che bene, da quel che sento è forte come il papà, scalcia come se non ci fosse un domani" gli rispondo io spostando lo sguardo verso il basso con un leggero sorriso sul viso.
"E lo sarà. Ci sono tutti i presupposti da quel che so" mi dice lui mentre le porte dell'ascensore si aprono mostrando un salottino ben arredato e sulla sinistra una piccola libreria dietro cui si nasconde la scrivania e il quasi ufficio di mia madre. Esco dall'ascensore e, vedendo che Steve non lo fa, mi giro verso di lui.
"Va' da lei e prova a rallegrarla. Ha bisogno di sentirti vicina nonostante tutto" mi raccomanda lui.
"Lo farò. Buona serata Steve" gli dico io.
"Anche a voi" dice lui per poi pigiare il pulsante del piano da lui desiderato.
"Mamma?" chiamo non vedendola al suo solito posto.
"Sono qui! Ciao piccola" mi saluta lei rientrando dalla balconata che dà sul grande prato della proprietà.
"Hey, come stai?" le chiedo dandole un abbraccio.
"Io sto bene, lo sai. Tu piuttosto? Come sta andando il tutto?" mi chiede lei mettendo una mano sul pancione, cosa che aveva iniziato a fare subito dopo la morte di Thanos.
"Sto bene e lui forse anche di più" le dico strappandole un sorrisetto. Sono tipo 4 mesi ormai che fatica a essere la stessa donna ironica e "spensierata" (se non si trattava di missioni o lavoro) che era prima, ma come darle torto alla fine?
Abbiamo iniziato a parlare un po' di tutto ciò che riguardava la gravidanza e la genitorialità e quando la conversazione verteva un po' sul discorso attualità o sul suo lavoro se la cavava con delle mezze risposte e provvedeva subito dopo a riportarla sul discorso precedente.
Mi ha chiesto di fermarmi per la cena perché si era fatto piuttosto tardi e per non stare sola a casa e ora, passata la cena e un momento tranquillo, ci salutiamo e ci diamo la buonanotte.
Si offre di accompagnarmi di sotto e, entrate in ascensore e arrivate al piano terra, Steve ci raggiunge per salutare.
Non facciamo in tempo a lasciarci, però, perché una forte contrazione mi colpisce in pieno. Ne avevo già avute alcune durante la giornata ma questa era decisamente la più dolorosa. Ad accompagnarla si unisce una sensazione di bagnato nella zona inguine-cosce. La rottura delle acque era ormai avvenuta.
Una volta arrivati in ospedale rimaniamo ad aspettare tra le contrazioni per circa 8/9 ore che le condizioni giuste ci siano e, al momento giusto, ovvero verso le 6 del mattino, mi portano finalmente in sala parto.
Passano all'incirca 2 orette dall'ingresso in sala quando, dopo momenti di forte dolore e altrettanto forti contrazioni, con l'aiuto di Steve che mi è stato accanto tutto il tempo, finalmente mi poggiano mio figlio sul petto.


/Fine flashback/


Un pianto, all'improvviso, spezza il silenzio formatosi nella casa; il piccolo si è svegliato. Vado di sopra, nella stanza di fianco alla camera da letto, dove il pargoletto richiama l'attenzione. Mi avvicino alla culla e prendo in braccio quel piccolo bambino dai capelli castani che si calma all'istante e inizia a scrutarmi con quei suoi occhi blu, estremamente uguali a quelli di suo padre, come in tutto il resto d'altra parte. Ripenso ancora una volta a quel giorno, nato lunedì 24 settembre alle 08:17 il bambino viene chiamato alla fine, diversamente da ciò che io e Bucky avevamo deciso durante la permanenza in Wakanda, James Steven Barnes.

Il mio piccolo James.

'Till JamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora