CAP. IX

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Il mattino seguente frate Elia e il vescovo Colucci erano già di buon'ora pronti sul retro della basilica ad attendere l'arrivo della Principessa d'Oriente Yasmina.

Era stato detto al pilota di atterrare in un campo ai piedi della collina detta del paradiso, collina sulla quale spiccava la basilica di San Francesco, in modo tale che una macchina blindata potesse prendere la Principessa, il ciambellano e una guardia del corpo per portarli dal vescovo in poco meno di 10 minuti.

Non appena la macchina arrivò in basilica venne fatta entrare al coperto per far scendere gli ospiti lontani da possibili occhi indiscreti.

<Principessa Yasmina è un vero piacere.> Esordì subito frate Elia non appena la vide scendere dalla macchina. <Spero abbiate fatto un buon viaggio.>

La cordialità dei francescani era nota a tutti e il religioso diede subito sfoggio delle sue buone maniere. Immediatamente la Principessa si diresse in direzione dell'uomo per stingergli la mano.

Yasmina era una donna minuta di mezza età, esile e con dei capelli neri profumatissimi legati in una lunga treccia che le pendeva da sopra a una spalla. Le sue morbidissime mani, color caramello chiaro, erano curatissime come curatissimo, ma al tempo stesso semplice, era il suo chador verde che le copriva il capo e che indossava sopra ad una gonna, la quale a sua volta sormontava dei pantaloni. Tutti questi elegantissimi abiti erano dello stesso colore e con le medesime decorazioni di fili di seta dorati a impreziosire il tutto.

Alla Principessa piaceva indossare il chador e, nonostante fosse arricchito con i migliori tessuti provenienti dalle sue terre, amava esibirlo per simboleggiare il suo attaccamento alle tradizioni e per far capire a tutti le sue umili origini.

Educatissima e perfetta conoscitrice di molte lingue occidentali, in gioventù aveva studiato in diverse città europee, decise di rispondere in italiano al saluto del frate.

<Il piacere è mio... lei deve essere fratello Elia, non è così?> Chiese la Principessa con un tono dolcissimo della sua voce, incantando immediatamente i presenti.

In realtà non era saggio farsi distrarre dai modi educati, dalla figura minuta e dal tono dolce della sua voce, la Principessa Yasmina infatti era una donna astuta, con un carattere d'acciaio e dotata di una intelligenza rara. Un mix esplosivo di qualità che facevano di lei una delle donne più potenti e pericolose di sempre.

<Sì esatto, io sono frate Elia, il segretario personale del vescovo Angelo Colucci e il suo italiano davvero è perfetto... venga che le presento sua eccellenza.>

Detto questo tutti i presenti si girarono in direzione del vescovo che si affrettò a porgere la mano alla Principessa salutandola con un rassicurante:

<Dominus tecum Yasmina, benvenuta ad Assisi.>

La Principessa ricambiò il saluto e fece immediatamente una richiesta al padrone di casa:

<Sua eccellenza come prima cosa vorrei chiederle se fosse possibile visitare la tomba del Santo... ci terrei in particolar modo a dire una preghiera sulla sepoltura di un uomo tanto particolare come Francesco.> Yasmina disarmò tutti con questa richiesta. Li disarmò ma li conquistò allo stesso tempo.

<È un grande onore per me accompagnarla dal nostro Santo e pregare insieme a lei. Venga.>

I presenti si spostarono tutti e raggiunsero la tomba di Francesco.

Colucci e la Principessa erano in prima fila, inginocchiati proprio davanti all'altare alla base del sarcofago di pietra all'interno del quale c'erano le reliquie del Santo.

L'uomo delle farfalleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora