CAP. XXIV

14 3 0
                                    


Frate Elia era un francescano dell'ordine dei Frati Minori. Con il titolo onorifico di arcidiacono la sua funzione all'interno della diocesi di Assisi era quella di assistere in tutto e per tutto il vescovo Colucci. Aveva passato gran parte della sua vita seguendo le regole e i dettami dell'ordine, abiurando le ricchezze terrene e preferendo una vita di povertà dedita ai più bisognosi. Si dice, infatti, che avesse simpatie per quelle idee primitive che diedero origine all'ordine, le stesse idee che San Francesco cercò di esportare in tutto il pianeta trovandosi spesso in contrasto con il mondo cattolico dell'epoca. Quelle idee che seguirono i rigorosi "Francescani Spirituali" nel tredicesimo secolo, prima che Papa Giovanni XXII li condannasse come eretici destinandoli a una pressoché totale estinzione.

Con i suoi 97 anni era considerato ancora giovane e, probabilmente, con un futuro politico brillante ad aspettarlo negli ambiti ecclesiastici viste le sue capacità dialettiche, intellettuali e per l'evidente sintonia con il suo capo Angelo Colucci, uno dei francescani più potenti e influenti del mondo cattolico.

Era obbiettivamente anche un bell'uomo frate Elia, con una voce impostata naturale che, se non avesse intrapreso la vita monastica, gli avrebbe sicuramente consentito di trovare un posto di altissimo rilievo nelle popolarissime telenovelas che intrattenevano il popolo in quegli anni e che contavano miliardi di follower. Alto più della media degli italiani della sua epoca e con fisico atletico e asciutto, occhi azzurro intenso e sguardo penetrante, naso piccolo e deciso con una leggera imperfezione dovuta a una lite avuta da ragazzo, e con la tipica barba bianca dell'ordine sempre curatissima.

Non appena rientrò ad Assisi per incontrare il vescovo e relazionargli la sua ultima trasferta spagnola, Elia volle però, come prima cosa, passare sulla tomba del Santo per rivolgergli una preghiera e per ripensare a tutti i fatti dei quali era stato testimone nelle ultime settimane, dall'incontro con la Principessa d'Oriente Yamina fino ai due fondamentali colloqui avuti con l'uomo delle farfalle. Subito dopo questo breve tempo dedicato alla meditazione più intima, il frate si diresse immediatamente da Colucci che lo stava attendendo nel suo studio insieme a fratello Alonso, il prete spagnolo amico di frate Martial che per primo aveva avvisato il Conclave dei Dissidenti della presenza di Thanatos in territorio iberico.

<Pax tecum fratello Elia, quali notizie ci porta dalla Spagna? Innanzitutto, ringraziamo nostro Signore che ha permesso il suo rientro qui a casa senza nessuna conseguenza, ora però ci racconti come mai anche questa volta il nostro uomo si è dileguato senza che le desse la possibilità di seguirla qui da noi.> Esordì il vescovo abbracciando il suo amato collaboratore.

<Vescovo, padre Alonso, Dominus vobiscum... nostro Signore ci ha messo dinnanzi ad una persona decisamente difficile da trattare, una persona indubbiamente fondamentale per riportare la speranza nel mondo, ma comunque una bella gatta da pelare. Le nostre aspettative a riguardo della forza di questo individuo erano corrette, solo sulla pericolosità insita in tale persona avevamo forse sottovalutato la questione. Già durante il primo incontro mi fu possibile percepire parte delle sue potenzialità, ma ora che abbiamo avuto l'opportunità di vederlo ancora più da vicino e soprattutto di parlargli, anche se per pochi minuti, ho potuto intendere maggiormente ciò che questo uomo sia in grado di fare, e mi sento di dire con assoluta certezza che il suo potere è inimmaginabile... abbiamo a che fare con una creatura sicuramente di natura divina!> Il pensiero del frate andò all'allucinazione indotta da Thanatos e alla visione della sorella e dei due nipotini.

<Dove lo avete trovato? È stata una operazione difficile? Ci spieghi meglio padre.> Chiese Alonso incuriosito da tale preambolo.

<Se non ci fosse stato Antoine Vallés, il colonnello che la Principessa ci ha messo a disposizione e che si è rivelato essere una figura chiave per questa operazione, non avrei mai avuto l'opportunità di intercettarlo. È stato infatti solo grazie a una sua intuizione che siamo riusciti a trovarlo. Il nostro uomo si era letteralmente smaterializzato nei pressi del fiume che sfocia nella città di Irun, per poi riapparire nei pressi di una collina che sale in direzione dei Pirenei a più di un centinaio di chilometri di distanza... capisco che possa sembrare una pazzia, fratelli, però vi chiedo di credermi. Se non ci fosse stato il colonnello Vallés a dirigere la caccia all'uomo seguendo il suo istinto, non avremmo mai più rivisto l'uomo delle farfalle.>

L'uomo delle farfalleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora