CAP. VII

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<Ciao amico mio... è tanto tempo che non ci vediamo.>

L'uomo delle farfalle si voltò di scatto per vedere chi avesse parlato anche se aveva riconosciuto benissimo quella inconfondibile voce e, nella penombra, vide una figura spettrale oscurare parzialmente la luce della luna che in quel momento rischiarava il cielo notturno.

Era un uomo alto e magro e, nonostante il vestito gli cadesse abbondante sopra i piedi scalzi, si percepivano chiaramente le ossa appuntite sporgere dall'ampia tunica nera. Gli occhi erano incavati e color fuoco, aveva una folta barba bianca e lunghi capelli unti che gli cadevano sopra le spalle. Il viso era tutto solcato da profonde rughe ma nonostante questo non sarebbe stato possibile definire un'età quantomeno approssimativa di questo uomo.

Le mani, ossute e callose, facevano scorrere continuamente tra le dita una scintillante antica moneta d'argento.

La voce era stridula e graffiante, e dalle fila di denti neri e storti fuoriusciva un odore di putridume salmastro degno della peggiore palude.

<Guarda un po' chi si rivede... ti pensavo in vacanza in qualche bella località, che so al mare...> disse l'uomo delle farfalle mostrando un leggero sorriso, <dimenticavo però che tu detesti il sole e i posti molto affollati.>

<Divertente, davvero divertente. A dir la verità c'è poco da scherzare, è troppo tempo che per causa tua sono senza far niente, e lo sai quanto io odi starmene fermo con il remo asciutto. Sono ormai tre decadi che ho la barca in secco e la cosa comincia proprio a darmi fastidio.>

L'uomo dai lunghi capelli bianchi parlò con voce sicura e, mentre diceva questo, la luce della luna si rifletteva sulla moneta che affiorava tra le sue dita facendo risaltare le sue bislunghe e rovinate unghie nere.

<Sappi che comunque non sono l'unico a essere scontento di questa situazione... anche il mio capo, che finora ti ha sempre difeso, sta cominciando a fare dei passi indietro nei tuoi confronti. Non puoi pensare di andare avanti così ancora per molto, sappilo.> Si espresse con tono perentorio l'anziano.

<Cos'è, hanno mandato te a parlarmi perché hanno paura di affrontarmi a viso aperto? Puoi dire loro che non sarà un vecchio marinaio a dirmi quello che devo o non devo fare. Di' inoltre al tuo capo che quello che mi ha fatto suo fratello non può e non deve essere cancellato con una semplice pacca sulle spalle, e che se lui non ha più intenzione di stare dalla mia parte me ne farò una ragione e andrò avanti per la mia strada da solo. Vorrà dire che rimarrà ancora a lungo senza più ricevere ospiti nel suo antro... rimarrà a governare un posto vuoto senza di me!> Ringhiò l'uomo delle farfalle avvicinandosi al vecchio e mettendosi viso contro viso.

<Calmati, sono venuto come messaggero di pace... non dimenticare chi è il tuo vero nemico e non scordare, inoltre, che noi siamo sempre stati dalla stessa parte e che anche noi non abbiamo mai avuto particolari simpatia per il capo dei capi.> Il vecchio cercò di placare l'ira dell'uomo delle farfalle usando parole che potessero calmarlo. <Ma perché tutti quanti voi avete sempre tutta questa rabbia che si accende così facilmente? Porta pazienza, sono qui per avvisarti che la situazione rischia di sfuggirti di mano. Ascolta le parole di un povero vecchio che in tutti questi anni ne ha viste di cose accadere... congiure, guerre, parricidi e altro ancora. Cerca di ragionare ora che siamo ancora in tempo per sistemare le cose prima che si scateni una nuova guerra.>

<Non dire a me che mi devo calmare! Dopo quello che ho dovuto subire avrei potuto mettere in atto le peggiori ecatombi immaginabili con terremoti seguiti da maremoti o incendiare città intere, alluvioni incontrollate con catastrofiche esondazioni o ancora impatti con corpi celesti tali da estinguere la razza umana intera... allora sì che avrebbero potuto avere qualche risentimento nei miei confronti, ma invece ho scelto un'altra strada, una vendetta più sottile ed estenuante. Ci è voluto un po' più del dovuto forse, ma sappiamo che il tempo non ci manca.>

<Dovresti avere più rispetto per i tuoi simili, soprattutto per il mio Signore con il quale hai collaborato per tanto tempo e con il quale hai sempre avuto un rapporto di fiducia e di stima. Sei uno dei pochi ad avere avuto un trattamento speciale da lui... ti ha sempre trattato come un figlio.>

<Il tuo Signore non è niente più di me! Avevo un buon rapporto con lui perché io ho deciso che doveva essere così! Perché io ho deciso che sarebbe stato conveniente per entrambi.> L'uomo delle farfalle a stento tratteneva la sua collera.

Il tentativo di una soluzione diplomatica da parte del vecchio stava inesorabilmente fallendo.

<Ti sei montato la testa! Povero pazzo, pagherai le conseguenze per la tua insolenza. Lo sai che non ti perdoneranno per quello che stai facendo.>

<Taci e lasciami stare... vecchio!> Disse con un tono di voce decisamente infastidito l'uomo delle farfalle.

<Non puoi permetterti questo comportamento... ti è vietato! Tu non hai l'autorità per permetterti di agire in questa maniera!> Esclamò con insistenza il vecchio.

<Taci!> Ribadì a bassa voce.

<Non ti è concessa questa condotta, sei il disonore della tua razza e non meriti più tanta pazienza da parte del mio Signore!> L'anziano guardava l'uomo delle farfalle dritto negli occhi con aria di sfida e i suoi lunghi capelli, che parevano di argento sotto il riflesso della luna, incorniciavano i suoi occhi incandescenti.

<Ti ho detto di tacere Caronte, inutile traghettatore!> Tuonò infine l'uomo delle farfalle, e allora il vecchio tacque definitivamente. E poi con un filo di voce che non ammetteva repliche concluse: <ricorda che sono pur sempre Thanatos, il Dio della morte, e decido io chi e quando deve morire!>

L'uomo delle farfalleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora