CAP. XVIII

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Molti suppongono che nei sotterranei della città del Vaticano oltre ad archivi segreti, cripte e tombe papali, siano presenti anche celle e antichi luoghi di tortura risalenti al periodo della santa inquisizione, fatti presumibilmente costruire da Papa Gregorio IX, lo stesso Papa che canonizzò Francesco d'Assisi. Ma solo pochi sapevano realmente della loro esistenza e del fatto che l'attuale Papa Giulio IV avesse ripreso a utilizzarli per i suoi sporchi scopi.

L'accesso a questi luoghi di sofferenza era ignoto a tutti, ma alcuni laici addetti agli uffici vaticani asserivano di continuare a vedere persone che venivano portate contro la loro volontà all'interno del territorio della santa sede per poi sparire per sempre. Evidentemente Sua Santità Giulio IV aveva dato ordine di riprendere le attività interrotte tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, dando disposizione di usare ogni mezzo necessario affinché la gloria della Madre Chiesa e del suo patriarca non venissero messe in discussione.

Il riserbo era ovviamente fondamentale e solo a pochi fedelissimi era consentito conoscere quello che accadeva nel sottosuolo della città santa. Gli stessi che si adoperavano per catturare, torturare e far riuscire in assoluto silenzio, assicurandosi di non essere visti da nessuno, quei poveri disgraziati che avevano avuto la sventura di passare per i sotterranei della sede papale.

Giunta la sera, il camerlengo in persona si affrettò per informare Giulio IV dell'arrivo di padre Martial in Vaticano. Solitamente sia il camerlengo che il Santo Padre non venivano scomodati per questi tipi di avvenimenti ma questa volta fu proprio il vicario di Cristo a ordinare di essere avvisato immediatamente all'arrivo del prete spagnolo.

<Sua Santità, perdonatemi l'orario, ma sono appena stato avvisato che padre Martial è giunto nelle segrete. Se volete seguirmi vi possiamo accompagnare ora, senza che nessuno ci noti.>

<Finalmente! Non aspettavamo altro. Siamo proprio curiosi di incontrare questa pecorella che ha smarrito la giusta via. Non indugiamo oltre Edmund, andiamo ora perché abbiamo sonno e non vediamo l'ora di coricarci.>

Il camerlengo Edmund Dalbor accompagnò Giulio IV attraverso i corridoi del palazzo papale per poi farlo uscire in un piccolo chiostro e quindi entrare in un cancello poco visibile che portava a delle scale. Erano le scale che scendevano nei sotterranei della città.

Dopo circa cinque minuti di percorso, arrivati in prossimità delle celle, i due cominciarono a sentire le urla del prete che strazianti riecheggiavano nel dedalo di questi antichi corridoi impolverati.

<Va bene signori, basta così. Il Santo Padre sta entrando nella cella, non vorrete sporcarlo con qualche schizzo di umori di fratello Martial?> Esordì Dalbor non appena entrò nella sala e, immediatamente, i tre aguzzini che stavano lavorando sul corpo del religioso spagnolo cessarono le loro attività prostrandosi dinnanzi al vicario di Cristo.

Padre Martial era legato a un tavolo con braccia e gambe divaricate. La bocca era aperta e serrata con delle tenaglie che gli bloccavano la mandibola e una cinghia in cuoio, larga sette centimetri, gli cingeva la testa in modo tale da impedirgli ogni tipo di reazione, mentre uno dei suoi torturatori gli strappava gli incisivi.

Tre dita dei piedi erano già sanguinanti, aperte da uno strano attrezzo metallico. I suoi persecutori non avevano perso tempo e si erano messi immediatamente al lavoro non appena il prete era arrivato nelle segrete.

<Caro fratello siamo delusi dal tuo comportamento,> disse il Papa, <sinceramente ci aspettavamo ben altri risultati dal tuo operato dopo il nostro ultimo incontro. Eppure eravamo stati chiari, ti avevamo anche promesso ricchezza e potere, ma tu niente, non sei stato capace di arrestare un povero vecchio e hai preferito prenderti giuoco di noi.>

Padre Martial singhiozzava mentre sentiva le parole di Giulio IV e dai suoi occhi caddero abbondanti lacrime.

<Silenzio... fai silenzio suvvia. Ci da enormemente fastidio questo tuo puerile piagnucolio. Sapevi a cosa saresti andato incontro se ci avessi deluso, era un compito facile quello che dovevi svolgere, eppure hai fallito. Quell'uomo è importante, estremamente importante. È importante per noi, è importante per te ed è importante anche per i nostri avversari politici, ed è per questo che ora dovrebbe essere qui al posto tuo. Ma tu e i tuoi inetti uomini non siete stati in grado di fare una cosa così semplice; loro hanno avuto la fortuna di andarsene da nostro Signore mentre a te è andata sicuramente peggio.>

Il Papa fece un cenno ai carcerieri che si avvicinarono immediatamente prendendo alcuni attrezzi del mestiere, un coltello estremamente affilato e un cauterizzatore chimico per fermare le emorragie. Queste persone erano dei veri e propri professionisti del male, avevano studiato approfonditamente tutte le tecniche di tortura perfezionate in secoli di nefandezze e avevano messo a punto nuovi e più efficaci metodi per provocare dolore grazie all'utilizzo di alcune delle più avanzate tecnologie che la malvagia mente umana aveva messo disposizione loro.

<Sì perché, caro mio, loro hanno innanzitutto avuto l'amorevole benedizione da parte di Gesù di potersi ricongiungere ai loro cari godendo dell'amore e della luce divina, inoltre gli è stato concesso un trapasso veloce e praticamente privo di sofferenze... per te, purtroppo, nostro Signore ha in mente altri progetti. A te non verrà concessa la gloria della vita eterna ma solo una sofferenza articolata e duratura.>

I carnefici a quel punto si misero subito a incidere la pelle della gamba sinistra di padre Martial, non in profondità, ebbero la cura di tagliare solo pochi millimetri per poi sollevarla e cauterizzarla in modo da non far perdere troppo sangue al religioso. Sollevarono alcuni centimetri di pelle sotto le urla di Martial che, sempre a bocca spalancata, sbavava sangue e saliva con gli occhi che dal dolore quasi scivolavano fuori dalle orbite.

<Bravi figlioli, continuate così, scuoiatelo alla perfezione... la prossima volta, quando saremo tornati a trovare il nostro adorato fratello, vogliamo trovarlo senza più alcun brandello di pelle su entrambe le gambe. E, ci raccomandiamo, abbiate la cura di interrompere la vostra pratica ogni qual volta dovesse perdere i sensi... deve espiare nella maniera più dolorosa possibile i suoi peccati, solo così potremo riportare fratello Martial sulla via smarrita.> Detto questo si allontanò insieme al camerlengo dalla cella, ma appena prima di esserne uscito, senza nemmeno voltarsi, bisbigliò, <noi andremo a pregare per te fratello, per far sì che le tue sofferenze vengano alleviate.>


L'uomo delle farfalleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora