CAP. XX

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Il vecchio era in una stanza semplice ma confortevole, arredata solo con un letto, un divano e con un proiettore olografico che mandava continuamente immagini di luoghi incontaminati da inquinamento, macchine, caos e sovrappopolamento, con paesaggi montani di prati fioriti o alte vette innevate che spiccavano su celi di un blu intenso, o ancora incantevoli tramonti marittimi su oceani scintillanti di luce dorata.

Beveva spesso dell'acqua calda per placare i crampi che aveva di sovente allo stomaco e adorava mangiare le ciliegie, visto che, essendo un frutto costoso, negli ultimi anni non le aveva quasi mai mangiate e perché erano dolci e morbide e, di conseguenza, per i suoi pochi denti erano un alimento perfetto.

Sembrava sereno adesso che si trovava in un ambiente caldo e amichevole, ora che il peggio era passato. Rimaneva continuamente fermo seduto sul divano in contemplazione di quelle immagini magiche che venivano proiettate all'interno della stanza, come se fosse ipnotizzato da quei colori brillanti che riempivano il suo occhio. Gli erano stati dati dei vestiti puliti, gli avevano fatto fare un buon bagno ristoratore e lo avevano medicato al meglio da tutte quelle barbarie che aveva dovuto subire da quegli uomini spietati per costringerlo a parlare di una persona che in effetti non conosceva nemmeno.

La mano sinistra, sotto le bende, aveva delle profonde scorticazioni e le unghie erano state tutte asportate. Un occhio, dopo che sarebbe passato il gonfiore dovuto alla tumefazione, non avrebbe mai più rivisto la luce del sole. Il mendicante rimaneva continuamente fermo seduto sul divano anche perché probabilmente non sarebbe mai più stato in grado di camminare dopo che le ginocchia gli erano state fracassate da una morsa.

Questo vecchio, purtroppo, si era trovato ad affrontare una cosa decisamente troppo più grande di lui.

Frate Elia e Antoine varcarono la soglia della sua stanza bussando prima di aprire la porta. Non vi fu una sostanziale reazione da parte dell'uomo che rimase praticamente immobile a fissare le immagini che il proiettore olografico trasmetteva.

Il prete si avvicinò sedendosi accanto al vagabondo e con fare delicato lo salutò:

<Pax tecum fratello, mi chiamo Elia e sono un frate francescano... vengo dalla città di Assisi, in Italia, sono alla ricerca di quell'uomo speciale che tante sofferenze ti ha cagionato anche se in maniera indiretta... solo per il fatto di averlo incontrato una volta sola.>

Sentendo il prete parlare il vecchio non si voltò nemmeno ma rimase però in silenzio ad ascoltare cosa Elia avesse da dire in quel suo spagnolo stentato.

<Ma stai tranquillo, non temere, io non sono venuto qui da te per chiederti informazioni su di lui, so bene che non hai notizie da darmi... vorrei invece capire chi è stato a farti queste cose terribili. Vorrei capire perché queste persone si siano tanto accanite nei confronti di un vecchio e povero innocente. La razza umana ha da sempre avuto una vera e propria vocazione per l'autodistruzione e noi fratelli, anziché aiutarci gli uni con gli altri in maniera caritatevole e disinteressata come il nostro amato San Francesco ci ha insegnato, siamo sempre stati pronti a colpirci e a umiliarci a vicenda per inseguire degli stupidi interessi e per cercare di accaparrare più ricchezze e potere possibili. È una cosa vergognosa questa attitudine tipica umana ed è ancor più vergognoso, in questi tempi difficili, che ci siano persone pronte a ogni efferata azione pur di raggiungere i propri meschini obiettivi, persino prendersela con un fratello indifeso come sei tu.>

L'uomo anziano a questo punto si girò a guardare il religioso. Elia, con la sua calma e la sua capacità dialettica, era riuscito ad attirare a sé l'attenzione di questa persona impaurita.

<Non aver paura vecchio, qui sei al sicuro... qui abbiamo decine e decine di uomini pronti a difenderti da chi ti ha fatto tutto questo.> Cercò anche Antoine di tranquillizzare il mendicante.

<Anche lui mi chiamava "vecchio" e mi faceva stare calmo nonostante quell'energia potente che emanava.> Accennò il clochard.

<Lui chi? L'uomo delle farfalle?> Lo incalzò frate Elia.

<Sì, lui... l'uomo che aveva sempre costantemente tutt'intorno dozzine di colorate farfalle, quasi a fargli da scudo... sempre, nonostante il freddo che in questi giorni si pativa. Non ho mai visto una cosa del genere e non ho mai visto qualcuno sistemare due energumeni come quelli che mi attaccarono, soltanto guardandoli... e al tempo stesso essere così tranquillizzante e amorevole. Voglio dire, nei suoi occhi, nel fondo del suo animo, ho visto amore e carità. Nonostante i suoi bruschi modi e la sua forza, c'era chiaramente del bene in lui.> Disse il vecchio preso da un leggero stato confusionale e mentre chiaramente le lacrime inumidivano i suoi occhi.

<Hai per caso altre notizie da darci in merito all'uomo delle farfalle? Vuoi parlarci di lui?> Domandò Antoine visto che il mendicante aveva iniziato a parlarne.

<No, altro non so, l'ho detto anche a quelle persone, ma loro non hanno voluto credermi.>

<Loro chi?> Disse Elia.

<Mi hanno fatto delle cose terribili, delle cose che non si possono nemmeno raccontare, eppure non sono riuscito a capire chi fossero. Mi hanno prelevato con forza e mi hanno portato in un posto buio per costringermi a farmi dire cose che non sapevo... e io volevo solo andare via da lì, volevo solo che la smettessero. Gli ho detto subito tutto quello che sapevo, ma a loro non bastava e hanno continuato a farmi quelle cose terribili. Io ho provato a spiegarglielo molte volte che non lo avevo mai visto e che non conoscevo il suo nome né tantomeno da dove venisse, ma niente, non c'è stato niente da fare, loro hanno continuato per giorni a farmi quelle cose spaventose.> Il vecchio iniziò a piangere mentre raccontava cosa gli fosse accaduto durante quei interminabili giorni.

<Sai chi è stato a farti tutto questo? Li conosci? Li avevi mai visti?> Chiese Antoine.

Nessuna risposta arrivò dal vagabondo, il terrore ancora segnava il suo viso e paralizzava la sua lingua.

<Io lo so che tu adesso hai paura, ma devi stare tranquillo, quelle persone non potranno più toccarti ora. Ti prometto anche che quando farò ritorno in Italia, ad Assisi, potrai venire con me e stare insieme a noi francescani... vicino alla basilica c'è una struttura della chiesa che potrà accoglierti.> Cercò di tranquillizzarlo il frate, ma non appena l'anziano sentì queste parole si mise a tremare e a guardare di sbieco il discepolo di Francesco.

<Che ti succede? Perché adesso tremi? Eravamo tranquilli, stavamo solo facendo due chiacchiere... rilassati.> Disse Antoine, ma senza ottenere alcun risultato.

Il vecchio continuava a tremare e ad avere una espressione del viso terrorizzata.

<Dimmi, per favore, cosa ti sta succedendo... ti ripeto non temere, fidati di me, noi possiamo aiutarti. Ti facciamo queste domande apposta per capire chi è stato ed evitare che lo possa fare nuovamente. Mi capisci? Solo così possiamo aiutarti.>

Frate Elia aveva paura che la situazione gli stesse sfuggendo di mano e allora si avvicinò maggiormente a questo uomo spaventato e gli prese le mani stringendole fra le sue, e dopo disse ancora:

<Ti prometto che continuerò a starti vicino e che una volta che saremo ad Assisi sia io che il vescovo Colucci ci adopereremo affinché tu possa stare al sicuro. Il vescovo è una persona potente e non permetterà che ti venga fatto ancora del male.>

Il vecchio sembrò convincersi di quanto detto dal religioso e, speranzoso di trovare un posto che potesse regalargli quella pace che lui tanto sognava, dopo aver preso un profondo respiro disse:

<Io penso che siano state delle persone come te a farmi tutto questo... io penso, anzi ne sono sicuro, che, in nome della tua amata Madre Chiesa, siano proprio stati dei religiosi a torturarmi per diversi giorni. Ed è per questo che temo la tua proposta di portarmi ad Assisi. Padre Martial si chiamava la persona che mi ha fatto catturare e che è stato sempre presente a supervisionare gli uomini che mi stavano seviziando.>


L'uomo delle farfalleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora