3: grammi di olio di oliva

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<<Buongiorno signore.>> Lo salutò la loro domestica.
<<Hyuna buongiorno. Come stai?>> Le domandò preoccupato.
<<Bene signore, grazie. Lei come sta? È stato difficile mentre non c'ero?>> Chiese.
<<Non ti preoccupare Noona, mi ha aiutato mia sorella e siamo stati bravissimi.>> Le rispose sorridendo tranquillo.
<<Ho visto, ho visto.
Il dolce e i pasticcini li ho lasciati su in sala, preparo il tè e salgo a servire.>> Lo informò e poi uscì dalla stanza con il vassoio in mano.
Seokjin iniziò nel frattempo a seguire lo schema mentale che si era creato per velocizzare la preparazione delle portate.

Ding, dong.

Verso le dieci di mattina sentì il campanello suonare al piano superiore e la porta aprirsi: Hyuna era di sopra e doveva aver aperto ai nuovi ospiti.
<<Signore chi sono le due persone in più quest'oggi?>> Domandò Solar incuriosita.
<<Sai che non lo so?>> Rispose perplesso Seokjin. <<Quando i miei genitori sono rincasati ieri pomeriggio, mio padre mi ha detto che si aggiungeva anche questo suo amico. Sarà con la moglie presumo.>> Spiegò quanto aveva intuito.
<<Ah ho capito signore. Basta che non sia un viscido come quel Lee.>> Precisò candidamente.
Il ragazzo si bloccò mentre tagliava l'insalata.
<<Che ti ha fatto il signor Lee?>> Chiese preoccupato, mentre la guardava in quei begli occhi castani.
<<Nulla di grave signore, ha fatto solo qualche commento su quanto è piacevole farsi servire da me.>> Disse, mentre continuava a girare il capriolo  in umido con le olive.
<<Dimmelo subito se accade di nuovo.>> Parlò con aria irritata, ma non a causa della cameriera: non sopportava gli atteggiamenti irrispettosi da parte di nessuno.

Un'oretta dopo avevano finito di preparare entrambi i secondi e iniziavano a cuocere i due primi.
Udirono dei passi per le scale e una voce femminile parlare: <<Oppa vieni su.>> Jennie si affacciò dalla porta scorrevole.
Si era già messa il vestito buono e acconciata i capelli: era uno splendore. L'abito era praticamente un tubino di raso color malva che le arrivava appena sotto il ginocchio, il particolare che lo rendeva bello erano le spalle a sbuffo in tulle dello stesso colore e un fine cinturino di Swarovski argentati legato in vita.
La splendida chioma era sistemata con una coda alta, legata in modo che l'elastico non si vedesse, ma fosse coperto dai suoi stessi capelli. Ai piedi portava un paio di scarpe nere a punta con un piccolo tacco a spillo.
<<Mamma e papà dicono che è il momento di salire.>> Gli si avvicinò e gli accarezzò un avambraccio. <<Puoi venire o avete ancora tanto da fare?>> Domandò, dando uno sguardo al piano cottura.
Solar precedette la domanda del padrone di casa: <<Vada pure, non si preoccupi: non c'è rimasto molto da fare, per cui posso sbrigarmela da sola.>> Lo guardò con aria grata e lui mimò un <<grazie>> con le labbra, mentre la sorella lo trascinava di sopra.
<<Jennie ferma. Sono vestito male, non posso passare in mezzo alla gente così.>> Intimò il maggiore e la ragazza si bloccò appena prima di aprire l'uscita dal seminterrato che dava sulla hall principale.
<<Apro e controllo che non ci sia nessuno, tanto dovrebbero essere tutti di là nel salotto buono.>>
<<Papà non ha ancora portato nessuno a vedere tutto il giardino?>> Chiese Jin.
<<Penso che aspetti te Oppa.>> Parlò, mentre apriva un poco la porta per spiare al di fuori.
<<Andiamo, ora non c'è nessuno.>> Gli sussurrò e la aprì tutta uscendo e facendo strada al fratello, che scappò velocemente su per le scale ed entrò in camera per mettersi dei vestiti adeguati.

Uscì circospetto dalla sua stanza. Adesso aveva i capelli scuri ordinati con un tocco di gel ed era vestito con un semplice completo azzurro, un gilet color panna abbottonato sotto la giacca e una camicia bianca.
Si era dato una rinfrescata in bagno per liberarsi dell'odore di cibo e adesso scendeva con calma le scale di marmo che portavano al piano terra. Qui guardò brevemente la porta del seminterrato alla sua destra, per poi girare a sinistra e superare il grande arco in muratura, decorato con tinte per le pareti, che segnava l'ingresso alla zona giorno.
Un largo corridoio portava a vari altri ambienti: la biblioteca stava dietro l'ultima porta in fondo al corridoio, mentre sulla parete destra c'era l'entrata ad arco senza porta della grande stanza del biliardo, anche detta "salotto buono", dove c'era una parte dei libri della biblioteca, e una vetrina antica con qualche alcolico, il caminetto a terra, un tavolo dove di solito mangiavano i due fratelli, un tavolino da fumo davanti il caminetto, due divani e tre poltrone intorno a questo tavolino e, appunto, un bellissimo tavolo da biliardo; sulla parte sinistra invece si trovava il bagno di servizio e uno studio con una porta-finestra che dava direttamente sul giardino.
Seokjin girò a destra e passò sotto l'arco rivestito in legno, trovandosi davanti a tutti i suoi ospiti seduti qua e là a bere liquori e parlottare fra loro.
Suo padre era seduto al tavolo e fece miseramente fallire il suo tentativo di sgattaiolare inosservato accanto alla sorella.
<<Seokjin! Brutto poltrone, che fine avevi fatto, eh?>> Domandò ad alta voce, spostando l'attenzione di tutti sul figlio.
<<Buongiorno a tutti.>> Salutò timidamente, mentre il padre si avvicinava per dagli un mezzo abbraccio, tenendo nell'altra mano un bicchiere vuoto. <<Lo sai dov'ero.>> Gli sussurrò nell'orecchio a denti stretti mentre sorrideva a coloro che lo guardavano.
<<Figliolo ti ho fatto chiamare perché volevo presentarti l'amico di cui ti parlavo ieri.>> Fece un cenno ad un omaccione mai visto, alto e scuro di pelle, di andare verso di lui. <<Questo è Kim Ung-Yong, un mio carissimo amico di università.>> Si voltò poi verso di lui. <<Mio figlio Seokjin.>>
I due si strinsero la mano guardandosi negli occhi dicendo entrambi un <<Piacere.>> formale l'uno all'altro.
<<È esattamente come me lo avevi descritto Hyung.>> Disse Ung-Yong, rivolgendosi al padre di Jin.
<<Spero le abbia anche detto che sono bello e intelligente.>> Aggiunse il ragazzo con un sorrisetto compiaciuto.
<<"Bello e vanitoso" sono state le sue esatte parole.>> Ridacchiò il più grande, per averlo colto in flagrante.
<<Ho un figlio che ha circa tua età, sai? È qui in giro da qualche parte, se vuoi una compagnia più giovane.>> Gli sorrise per poi allontanarsi a parlare con la signora Lee.
Effettivamente l'intrattenimento durante quelle occasioni era vetusto per lui, che alla soglia dei 27 anni, non aveva voglia di parlare di figli, pensioni e parenti deceduti. I suoi ospiti sforavano tutti la cinquantina e i signori Lee addirittura erano ultra-sessantenni, persino il cugino e la moglie erano troppo grandi per risultargli graditi.
Nella disattenzione generale, lasciò quella stanza per scendere di nuovo in cucina a cercare la sorella.
Nemmeno il tempo di mettere entrambi i piedi fuori da quella zona indisturbati che la madre lo sorprese, arrivandogli di fronte.
<<Jinnie dove vai? Hai salutato gli ospiti?>> Parlò con voce squillante, facendo sussultare i timpani del figlio.
Era vestita in modo tremendamente pacchiano, con un vestito tutto dorato con la gonna a sbuffo, gioielli a volontà e un'acconciatura cotonata degna di Brigitte Bardot, ma rossa anziché bionda. Gli stanchi occhi rotondi erano contornati da un celeste brillante e le labbra erano state colorate di rosso mattone, così come le gote non più piene come quelle di Jennie.
<<Sì eomma ho salutato tutti e stavo uscendo a cercare tua figlia, dato che non è dentro.>> La informò, mentendo.
<<Oh no non disturbare tua sorella, è in giardino con il figlio dell'amico di tuo padre.>> Abbassò di poco la voce e continuò. <<Glielo abbiamo fatto portare apposta, magari si piacciono e chissà.>> Ridacchiò sorniona.
Jin alzò gli occhi al cielo e una piccola scintilla di rabbia gli si accese nel petto.
<<Mamma basta con questi giochini per favore.>> Iniziò con tono gelido. <<Non li avrai comunque dei nipoti, lo sai questo vero?>> Parlò con la morte nel cuore.
<<Amore mio lo so perfettamente che i miei figli sono due beta, ma ho smesso di interessarmi ai nipoti tempo fa.>> Lo guardò con occhi dolcissimi, sapendo perfettamente quanto forte fosse il desiderio di maternità nell'altro. <<Voglio solo che voi due non dobbiate stare da soli piccolo mio.>> Concluse, abbracciando la vita stretta del figlio e appoggiando la testa rossiccia sul suo ampio petto.
<<Ti voglio bene eomma.>> Le sussurrò abbracciandola e appoggiando la guancia sulla sua testa.
<<Oh no no signorino, così mi rovini l'acconciatura. Sciò.>> Si scostò bonariamente e gli tirò un buffetto sulla spalla. <<Vai a controllare Solar, vai.>> Gli disse con un'occhiata furba.
<<No non hai capito... io...>>
<<Sì sì, non devi dire nulla a tua madre.>> Alzò il palmo della mano verso di lui per interromperlo. <<Ho già capito tutto.>> Disse e se ne andò.
Jin restò lì come un cretino, completamente rosso in volto e senza più tutta questa voglia di scendere di sotto.

Oppas call me NoonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora