25: honey

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La mattina Seokjin dovette alzarsi più presto del solito per sistemare adeguatamente se stesso e i fiori, in vista del funerale di Chanyeol nel primo pomeriggio.

*  *  *

Non sapeva nemmeno indicare precisamente l'ultima volta che si era recato in chiesa di sua spontanea volontà; probabilmente per la propria cresima, ipotizzò, mentre annusava l'odore acre dei candidi crisantemi poggiati sul legno lucido della cassa.
All'interno di quel salone buio si sentiva un perenne odore di incenso e legno. Il posto non era per nulla grande, ma non serviva affatto granché spaziosità in un paesino con così pochi abitanti.
La poca luce proveniva da piccole finestrelle in alto, aperte negli spessi muri lungo le due navate laterali e dal grande lampadario appeso al soffitto, proprio al centro della congiunzione fra la navata centrale e i due tronchetti laterali che si estendevano uno a destra e uno a sinistra dell'altare.
La scura bara chiusa si trovava proprio sotto al lampadario, davanti all'altare e sotto gli occhi di tutti i presenti.
La famiglia contava i pochi presenti che erano rimasti in vita: il padre, il fratello Jimin e la nonna materna, che per l'occasione era stata portata fuori dalla topaia che era la casa di riposo dove abitava. Si mostrava come una vecchina rachitica, dalla pelle cadente e scurita dall'età, vestiva un abito nero a fiori sgualcito e puzzava dell'urina che probabilmente non riusciva più a contenere se non in un pannolone. I suoi capelli canuti erano avvolti intorno ad una bacchetta di legno decorata e fu proprio mentre Seokjin osservava i dettagli di quel fermacapelli, che la signora si voltò e lo guardò con quegli occhioni che al ragazzo non erano ancora stati mostrati. Dentro ci vide null'altro che la confusione di chi non sa dove si trova né il perché.
Il contatto visivo fu breve e la nonnina si voltò quasi spaventata, tornando a fissare il vuoto che doveva essere la sua esistenza in quei lunghi momenti nei quali si incantava a osservare prima questo, poi quel candelabro, barcamenandosi a guardare gli stessi tre oggetti a rotazione, dei quali si sarebbe dimenticata dopo qualche momento.
Tra le mani ossute e piene di macchie stringeva un vecchio fazzolettino da donna ingiallito, che stringeva quasi con rabbia e torturava come fosse il suo peggior nemico.
A Seokjin non risultava chiaro il motivo per cui lo avesse portato con sé, dato che probabilmente non si ricordava nemmeno chi riposasse dentro quella cassa da morto, figurarsi se avesse mai potuto versare una lacrima per il nipote.

Dlin dlon

La campana dell'entrata laterale suonò, indicando che il sacerdote sava facendo il suo ingresso e tutti si alzarono.

°  °  °

<<Ci sono novità sulle indagini signor Park?>> Domandò delicatamente Seokjin.
La luce del sole diveniva man mano di una tonalità più calda, che verteva verso l'arancione, mentre l'aria si faceva più fresca e una brezzolina iniziava a insinuarsi sotto i vestimenti leggeri del beta, portando al suo olfatto odori di tutti i tipi provenienti da quel camposanto ingrigito.
La cerimonia funebre era finita e il corpo era stato inumato da poco, quando il ragazzo si ritrovò a fianco all'uomo.
<<Stanno indagando sulle sue conoscenze per scoprire se qualche amico sappia dei particolari... qualcuno di loro ha detto delle cose, ma non sono vere.>> Gli parlò con tono sicuro e speranzoso.
<<Quindi la polizia non li ritiene attendibili.>> Dedusse ad alta voce Seokjin.
<<Non so la polizia, ma per me raccontano fandonie. Alcuni di loro hanno parlato di lui come un violento e sadico. Non è vero.>> Asserì l'uomo, con la voce rotta.
<<No, sicuramente no.>> Gli rispose gentilmente Jin.
<<Insomma tu lo conoscevi, no? Anche secondo te non potrebbe mai aver fatto certe cose da malato.>> Lo guardò con occhi quasi spiritati, nella disperata ricerca di un consenso da parte sua.
<<Che vuol dire "cose da malato"?>> Chiese il beta, preoccupato per lui.
L'uomo sbuffò e lo squadrò con l'aria di chi la sapeva lunga.
<<Hanno parlato di giri di prostituzione. Dicono che a mio figlio piaccia un ragazzo che non lo vuole, ma che ha rapporti con lui a pagamento.>> Si guardò intorno spaurito. <<Tutte cattiverie: Chanyeol è fidanzato con una bellissima omega.>> Il suo tono si faceva man mano più acuto e Seokjin iniziava già a temere una sua esplosione di ira.
<<Appa andiamo per favore.>>
Jimin sbucò da dietro un muretto, intenzionato a riportare il genitore dove potesse sfogare la sua frustrazione lontano dagli occhi altrui.
Era visibilmente provato e pareva portare sulle spalle tutto il peso del lutto suo e del padre. Le belle labbra piene erano contratte in una smorfia, i suoi occhi apparivano più piccoli che mai sotto quelle palpebre rosse e gonfie e il suo nasino era tutto screpolato e irritato.
<<Andiamo a casa.>> Gli tese la manina, cercando di essere il suo sostegno in quel momento difficile, ma l'uomo fece una cosa che Seokjin non si sarebbe mai aspettato: lo colpì con uno schiaffo in pieno viso.
Quello schiocco fece tanto male a Jimin, quanto ne fece al cuore di Seokjin per la violenza e la cattiveria gratuita con il quale era stato tirato.
<<Smettila marmocchio.>> Bofonchiò il genitore. <<Quale consolazione vorresti darmi tu, mh? Un beta.>> La sua voce, se possibile, usciva dalla sua bocca ancora più affilata della lama con la quale avevano assassinato Chanyeol. <<Hanno ammazzato il mio unico alpha, l'unico a potermi dare una discendenza, lasciandomi te: buono a nulla.>> Ciò detto, si mise la giacca e uscì dal cimitero, lasciando Jimin a testa bassa a piangere da solo poco lontano alla tomba di suo fratello e un Seokjin attonito, momentaneamente incapace di reagire in alcun modo.
<<M-mi dispiace.>> Balbettò Jin, ferito anche lui da quelle parole.
<<Non importa.>> Gli rispose Jimin, tirando su con il naso. <<Lo fa sempre. Adesso non c'è nemmeno più mio fratello a difendermi.>> Continuò a piangere a capo chino, anche quando sentì due braccia calde avvolgerlo in silenzio e una spalla ampia accogliere la sua disperazione. Avvertì una debole fragranza di rosa a cullarlo e il suo dolore gli fu più lieve quando si rese conto che un altro beta era lì per lui.
<<Grazie.>> Sussurrò.

Oppas call me NoonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora