27. OUTRO: VISION

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La vita scorreva liscia per i due ragazzi.
La fine della settimana era arrivata presto per i due, Namjoon e Ungyong avevano trovato un'altra sistemazione nel centro del paese, ma i due compagni seguitavano a vedersi ogni giorno al negozio, del quale oramai Namjoon era divenuto ufficialmente un dipendente e spesse volte i loro incontri proseguivano fino a tarda sera e oltre.
Jennie aveva notato da tempo la particolare vicinanza dei due, quando dopo un paio di mesi decisero di metterla a parte della loro relazione.
Come Seokjin si era immaginato, non esternò altro che felicità per la notizia.
Verso la fine dell'estate decisero di comunicare la novella ai rispettivi genitori, prima a quelli del beta poi fu la volta di Ungyong. Nonostante i tre avessero intuito da un po' le dinamiche sentimentali che coivolgevano i figli, Namjung e Sunghee si sorpresero notevolmente che Seokjin si fosse aperto a loro così presto rispetto ai suoi standard.

* * *

24 dicembre

Il gelido pomeriggio di festa si stava rivelando promettente nell'addobbata casa Kim: era la vigilia di Natale e qualche ora più tardi i genitori di Seokjin e il padre di Namjoon sarebbero arrivati per la cena della vigilia e passare la prima festività tutti assieme come una famiglia dopo l'annuncio dei due ragazzi.
L'aria ricolma di gioia profumava del piccolo abete verde e della legna scoppiettante nel caminetto nella sala del biliardo. Eomuk e Odeng si divertivano a rincorrersi l'un l'altro tra quei rami vivi, dai quali pendevano palline di vetro rosse e sbirluccicanti fiocchi dorati. Scendevano giù lungo quello stretto fusto marrone e quando arrivavano alla terra del vaso in terracotta, schizzavano verso l'alto dell'alberello similmente ai nuotatori olimpici quando arrivano al fondo della piscina.
Seokjin e Hyuna si trovavano fra i fornelli della cucina già dalla mattina a cucinare il freschissimo capriolo che il beta era riuscito a procurarsi alla macelleria dei Min, ma erano circa le quattro, quando la sua attività fu interrotta dallo squillare del telefono.

<<Jinnie!>> Si sentì chiamare dal piano di sopra. <<Ti vogliono al telefono: è il figlio dei Park.>> Lo avvisò Namjoon.
<<Arrivo!>> Rispose lui ad alta voce, mentre si puliva le mani morbide sul grembiule bianco.
Salì velocemente gli stretti gradini del seminterrato, giungendo dall'alpha.
<<Che vuole?>> Domandò sottovoce a Namjoon, facendosi passare la cornetta.
<<Non lo so.>> Mimò il compagno con la bocca.
<<Pronto Jimin, auguri di buona Vigilia.>> Esordì Seokjin con giovialità.
<<Grazie Hyung, auguri anche a te. Senti avrei bisogno che tu venissi a casa mia tipo adesso.>> Disse brevemente con intonazione seriosa.
<<Come? Cosa è successo?>> Chiese molto preoccupato da quel tono.
La voce fine di Jimin tremò per un momento nel rispondere: <<P-porta anche il tuo compagno. Non so come spiegartelo per telefono.>>
Il cuore del beta perse un battito nell'immaginarsi cosa mai potesse essergli successo e, come accade ad una madre apprensiva, nella sua testa passarono tutte le possibili immagini e situazioni drammatiche che riusciva a figurarsi in quel momento.
<<Va bene... arriviamo.>> Concluse rapidamente.
Non parlava con il ragazzo da diverse settimane: l'ultima volta lo aveva visto nel suo negozio a comprare dei fiori da portare sulla tomba del fratello Chanyeol.

Arrivarono una mezz'ora più tardi a casa dei Park, dopo aver attraversato il freddo pungente dell'aria di dicembre, che tuttavia non dette loro fastidio fin quando non scesero dalle biciclette, arrestando il calore che era prodotto dai muscoli in attività.
Parcheggiarono le bici dentro il cancello e suonarono il campanello.

Dlin dlon

A quel suono i due udirono quelli che riconobbero come vagiti provenienti da dentro l'abitazione e si guardarono l'un l'altro con espressione confusa.
La porta si aprì rivelando un Jimin stanco con gli occhi rossi e gonfi e i bei capelli biondi tutti spettinati.
<<Ciao ragazzi, entrate pure.>> Li esortò.
<<Mi spieghi che succede?>> Chiese Seokjin ancora più preoccupato, nel varcare la soglia.
<<Seguitemi: vi faccio vedere.>> Parlò mentre faceva loro strada. <<Stamattina Kim Taehyung è venuto qui.>> Iniziò.
<<È l'omega che era sospettato dell'omicidio di Chanyeol?>> Incalzò Namjoon con aria pensierosa.
<<Sì lui... mi ha detto che pensava di farcela->> Prima di continuare, aprì la porta di una camera completamente vuota, tranne che per un letto e un comodino.
La sua voce divenne un sussurro.
<<Pensava di farcela a crescerla senza pensare a come era stata concepita->>
Si avvicinò cautamente al letto, sul quale un piccolo fagotto di coperte azzurre faceva su e giù regolarmente.
<<Adesso sta dormendo, venite di qua.>> Continuò a mormorare.
Li fece sistemare in modo che potessero vedere bene il viso di quella minuscola creaturina sognante.
<<Quindi è tua nipote?>> Domandò Seokjin, accovacciandosi di fianco al materasso per osservare meglio quel faccino paffutello.
<<Sì, ma... io non me la sento Hyung. Che devo fare?>> Domandò piano, mentre una piccola lacrima gli rigava la gota. <<Pensavo che tu... forse->> Jin guardò nelle pozze lucide che erano gli occhi del compagno e che immediatamente si spostarono verso il più giovane.
<<Tuo padre lo sa?>> Domandò Namjoon, quasi con foga.
<<No e non deve. Non sopporterebbe l'idea che il figlio preferito avesse fatto certe scelte di vita.>> Affermò risoluto il biondo. <<Io vorrei che la cresceste voi: avete una situazione economica e affettiva molto più stabile della mia. Senza contare che io di figli non ne ho mai voluti.>> Spiegò, asciugando la piccola goccia salata sul proprio volto.
Seokjin credette davvero che il cuore stesse per scoppiargli dalla contentezza.
Lo stomaco gli si chiuse e avvertì il petto riempirglisi di calore.
<<P-possiamo parlarne prima?>> Chiese l'alpha con tono indeciso. Le sue grandi mani tremavano e il suo sguardo d'improvviso stralunato guizzava dalla neonata a Jimin, evitando accuratamente quello del compagno.
<<Certo, certo. Fatemi solo sapere appena decidete.>> Sorrise il biondino dalla voce sottile, cercando di rendersi il più disponibile possibile.
<<Decideremo qua fuori.>> Affermò Seokjin timoroso, alzandosi e portando il compagno fuori dalla stanza.

Jimin sentì solo un borbottio sommesso all'esterno di quella porticina marrone, mentre poteva benissimo ascoltare il respiro regolare di quella fragile creaturina nella stanza, ignara del fatto che in quel momento si stesse decidendo per il suo intero futuro: orfanotrofio o adozione.

Rientrarono dopo una mezz'ora di bisbiglii. Namjoon aveva il volto rigato dalle lacrime e gli occhi rossi, ma entrambi sorridevano gioiosi mentre le loro mani e le loro voci tremavano.
<<Abbiamo fatto due conti.>> Esordì l'alpha.
<<Accettiamo.>> Concluse Seokjin.

Oppas call me NoonaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora