Capitolo 16

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CAPITOLO 16

Sono sulla soglia di casa,indecisa sul da farsi. Più che indecisa se entrare o meno ho paura. Non entro in questa casa da tempo ormai,è piena di troppi ricordi,è piena zeppa di ricordi,per lo più dolorosi.

Niall mi poggia una mano su un fianco per incitarmi ad entrare,faccio un gran respiro e poi giro la chiave ed apro la porta fuggendo quasi dalla presa di Niall,entro e sento subito quell'odore,l'odore di quella casa vecchia e malconcia ma non c'è più la puzza di fumo perchè in queste settimane nessuno ci è stato. Nella casa non c'è nessun trambusto solo un lieve vociare che arriva dal salotto,sono le cinque del pomeriggio,probabilmente la psicologa di Harry è già qui. Non ho la forza di andare in quella stanza e vedere Harry,non ce la faccio,il pensiero di lui in quell'ospedale mi ha devastata,ho paura persino a parlargli per paura di far riaffiorare quei ricordi che ha perso,l'ultimo ricordo è il giorno in cui abbiamo discusso per via del fatto che portava le ragazze in questa casa,nella sua stanza pur sapendo che mi dava fastidio ma soprattutto per il fatto che disse che probabilmente mia madre mi ha avuta in quel letto con quel lurido uomo,mio padre,per sbaglio,magari è anche vero ma mi ferì davvero in quel momento e pensare che forse lui quelle cose ancora le pensa e che magari ce l'ha ancora con me e potrebbe reagire male nel vedermi mi distrugge. Delle lacrime salate si fanno spazio per salire fino ai miei occhi ma le fermo e mi giro verso Niall che è dietro di me senza fiatare,ho bisogno di una spinta,un incoraggiamento,forse un abbraccio.

Niall si accorge che sono chiaramente preoccupata e mi sorride leggermente

-”Andrà tutto bene Ashley,vedrai” non mi abbraccia

Aspetto un minuto in silenzio davanti a lui aspettando un abbraccio,si ora lo voglio,ne ho bisogno,ho bisogno di un po' di conforto ma sta volta Niall nemmeno ci prova,ha smesso di avere un qualsiasi contatto al di fuori del semplice dialogo con me,si è stufato dei miei rifiuti. Sono leggermente delusa ma che mi aspettavo?

Mi volto e vado fino alla porta del salotto che è chiusa,sento la psicologa che chiede ad Harry “come ti senti al riguardo?” faccio un altro respiro,poi ancora un altro,poggio la mano sulla maniglia ma mi ricordo le buone maniere e busso esitante. Una voce dolce mi dà il permesso di entrare,sospiro,mi dico di calmarmi,abbasso la maniglia ed entro. I miei occhi vanno immediatamente a quelli di Harry,sono verdi,belli come li ricordavo,con la solita vivacità ma questa volta c'è qualcosa di diverso,non c'è più quella piccola scintilla,probabilmente si è spenta,è rimasta in coma e voglio che se la riprenda. Cerco di sorridere ma esce fuori solo una smorfia e una lacrima riga il mio viso.

-”Vi lascio soli?” domanda la psicologa

Nessuno dei due risponde così lascia la stanza credendo che sia la cosa giusta e si chiude la porta alle spalle. Siamo soli.

Ci guardiamo per minuti interminabili,Harry è seduto sulla poltrona e non si muove,io sono vicino alla porta immobile con le lacrime che scendono silenziose,non singhiozzo.

-”Ash” la sua voce roca è quasi impercettibile. Finalmente si alza e mi viene incontro

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