Capitolo 6:

1.2K 74 6
                                    

Carl uscì di casa alle dieci in punto, salì in auto e la mise in moto, azionò immediatamente il riscaldamento e vi portò davanti le dita infreddolite. Rimase nel parcheggio nel condominio per quasi dieci minuti, sul sedile del passeggero aveva buttato la tracolla e la camicia strappata, una volta giunto al pub ne avrebbe chiesta a Jesus una nuova.
Impiegò poco più di mezz'ora per raggiungere il suo posto di lavoro, portò l'auto sul retro e parcheggiò l'auto nei posti riservati al personale e scese dall'auto.
I piedi affondarono nella neve fresca, Carl si strinse nel cappotto marroncino ed entrò nel locale dalla porta sul retro. 
La musica era bassa ed il pub avrebbe aperto a breve, ma per il momento al suo interno non c'era nessuno se non Jesus.
L'uomo stava asciugando alcuni boccali di vetro con uno strofinaccio, che poi vennero accuratamente esposti su delle mensole nere e bianche. 
Il barman sorrise quando vide Carl, il ragazzo rispose allo stesse modo e gli si avvicinò con lentezza, si posizionò dalla parte opposta del bancone e portò le mani alla tracolla. 
"Allora, signorino" Iniziò Jesus con tono birichino e accusatorio, Carl arrossi e si portò una mano davanti al viso. Possibile che il suo amico avesse già capito tutto?
Ovvio, si trattava di Jesus.
"Che è successo ieri sera?" Domandò il barista riempiendo di birra due boccali. Carl sollevò un sopracciglio ed incrociò le braccia al petto. 
"Devo ricordarti che non ho ancora l'età per bere?" Gli domandò lui con fare ovvio.
Jesus buttò gli occhi al cielo e sostituì il boccale con un bicchiere contenente acqua e menta.
Carl lo prese fra le mani e ne prese un grosso sorso, poi lo posò sul bancone. 
"Ti racconterò tutto dopo, prima mi serve una nuova camicia" Jesus sollevò un sopracciglio, ma annuì nonostante non fosse troppo convinto.
Uscì da dietro al bancone ed insieme all'amico si diresse negli spogliatoi.
Carl si parò davanti al proprio armadietto e dopo averlo aperto posò al suo interno la tracolla, poi ne estrasse la camicia. 
Nel frattempo Jesus si era inginocchiato davanti ad un cassettone e stava ribaltando i diversi indumenti che stavano al suo interno, proferendo ogni tanto un: "Troppo larga, troppo stretta". Alla fine dell'ardua ricerca riuscì a trovare una camicia della giusta misura, si voltò e la porse a Carl, che nel mentre era rimasto completamente in silenzio, in attesa. 
"Grazie" Lo ringraziò il ragazzo, si tolse il cappotto, lo appese ad un'appendiabiti, poi fu il turno della maglietta, un brivido di freddo lo costrinse a stringersi le braccia contro il petto, piegò accuratamente la maglietta e la depositò nell'armadietto, poi indossò la camicia nuova.
"Adesso che ne dici di uscire e di raccontarmi cos'è successo ieri sera,uh?" Domandò Jesus lasciando gli spogliatoi.
Carl annuì e lo seguì a ruota, insieme si sedettero al bancone, Carl dalla parte del cliente e Jesus ovviamente dalla parte del barista.
"Ok, allora..." Iniziò Carl interrompendosi immediatamente.
Non poteva certo raccontare a Jesus la vera storia, per quanto i due ormai potessero considerarsi grandi amici a Carl non sembrò il caso di raccontargli che il suo ragazzo era un criminale, se non il più famoso fra i criminali e che si era intrufolato in casa sua scassinando la serratura come fosse stato un ladro.
"Ieri sera sono tornato a casa, sono andato a farmi una doccia come al solito e fin qui niente di strano" Iniziò Carl, sperando tanto che Jesus credesse alla sua piccola bugia.
L'uomo annuì e Carl continuò a raccontare.
"Poco dopo qualcuno ha suonato al campanello, ho pensato fosse la mia vicina, sai quell'anziana signora che è sempre così gentile, stavo pensando di invitarla a cena una volta, sai per sdebitarmi di-" Jesus interruppe il suo blaterare con uno sguardo secco.
Carl annuì.
"Hai ragione, scusa. In ogni caso non ho guardato dallo spioncino, ho aperto la porta e mi sono trovato davanti lui!" Esclamò Carl sgranando gli occhi.
Jesus sollevò le sopracciglia ed iniziò a gesticolare con le mani.
"Lui? Lui chi?" Domandò con tono leggermente scocciato.
Il ragazzo lo guardò con fare ovvio.
"Babbo Natale!" Esclamò Carl con tono ironico.
Jesus buttò gli occhi al cielo e scoppiò a ridere, ovviamente poco prima stava prendendo in giro l'amico.
"Dai sto scherzando. E cos'hai fatto?" Carl sospirò e pensò di poter iniziare a raccontare la verità.
Prese un sorso dal suo bicchiere e continuò a raccontare.
"Gli ho sbattuto la porta in faccia... l'ho lasciato fuori casa per delle ore, ma poi mi sono sentito in colpa" Jesus lo guardò senza capire.
In colpa di cosa?
Non era stato lui ad abbandonarlo, a lasciarlo senza più farsi sentire.
"Si, era fuori al freddo, così l'ho fatto entrare" Jesus si portò una mano alla fronte e sbuffò dal naso, certe volte il suo giovane amico era davvero ingenuo. 
"Carl, nel tuo condominio, come nel condominio di chiunque c'è una magica cosa chiamata riscaldamento" Lo sfotté Jesus con tono ironico.
Carl buttò gli occhi al cielo ed appoggiò il mento contro il bancone freddo.
"Lo so... fatto sta che l'ho fatto entrare, abbiamo parlato per un po' e lui mi ha chiesto scusa..." Jesus sorrise intenerito ma non del tutto convinto, insomma, non puoi sparire per tre anni e pretendere che qualcuno ti perdoni soltanto perché hai chiesto scusa, pensò il barista.
"E poi?" Domandò Jesus sempre più interessato.
Carl arrossì fino alla punta delle orecchie ed abbassò lo sguardo.
Il barman si abbassò fino ad appoggiare anche lui il mento sul bancone. 
"Abbiamo iniziato a baciarci... e poi... beh... lo sai" Concluse lui con tono evasivo.
Jesus ridacchiò e prese un sorso dal proprio boccale. 
"Oh si che lo so, quel gemito al telefono è stato autoesplicativo" Carl se possibile arrossì ancora di più e tirò un pugno contro il braccio dell'amico.
"E ora com'è la vostra situazione?" Il ragazzo sospirò ed appoggiò la testa contro il palmo della mano, poi sollevò le spalle. 
"Non lo so, ne dovremo parlare" Jesus annuì, poi sorrise ed appoggiò due dita sul collo del ragazzo.
"Il tuo ragazzo ti ha lasciato un bel ricordino" 

Poco dopo il pub iniziò a riempirsi di gente, tutti vennero educatamente serviti e riveriti dai diversi baristi, fra i quali era compreso anche Carl.
Il ragazzo correva da una parte all'altra del locale, portando cocktail e alcolici. Jesus lo richiamò al bancone.
"È appena entrato un uomo, va e chiedigli cosa vuole" Carl annuì e si allontanò dal barman, avvicinandosi di conseguenza al tavolino in penombra.
"Buona sera, cosa posso portarle?" Domandò il ragazzo con gentilezza senza però guardare in viso l'altro uomo, era troppo occupato ad osservare una coppietta dall'aria losca.
"Un bicchiere di whisky ghiacciato" Rispose l'uomo.
Carl sobbalzò quando riconobbe la voce, storse il naso ed abbassò lo sguardo.
Negan lo osservava con aria divertita.
Il cameriere incrociò le braccia contro il petto e sollevò le sopracciglia.
"Cosa fai qui? Mi hai seguito?" Domandò con tono scioccato.
Negan buttò gli occhi al cielo ed accavallò elegantemente le gambe.
"No Carl, ti ho messo un microchip sotto pelle mentre dormivi, ora conosco ogni tua posizione, mi basta un click per sapere dove ti trovi" Disse il Boss con aria divertita.
Carl sbuffò una risata e fece qualche passò verso l'uomo.
"Ah.Ah.Ah" Rise lui.
Negan gli passò una mano sul braccio, prese una mano fra le sue e gli lasciò un bacio sulle dita, Carl le sottrasse alle sua presa e se ne andò con passo svelto raggiungendo il bancone e di conseguenza Jesus.
"Un bicchiere di whisky ghiacciato" Ordinò il cameriere.
La bevanda venne servita in pochi istanti, Carl posò il bicchiere su un vassoio e tornò al tavolo dove era seduto Negan.
Con delicatezza appoggiò il bicchiere sul tavolo.
"Molti di quei ragazzi ti guardano, dovrei essere geloso?" Domandò Negan prendendo un sorso di whisky.
Carl si voltò e trovò due ragazzi intenti a parlottare fra loro e a lanciargli sguardi più che eloquenti.
"No visto cosa mi hai lasciato sul collo!" Esclamò Carl mostrandogli il segno violaceo che stava proprio a metà collo. Il Boss sorrise divertito e gli passò una mano sul collo, il ragazzo rabbrividì al contatto con la mano fredda, stata appena pochi istanti prima a contatto con il vetro ghiacciato del bicchiere.
"Ti da fastidio?" Gli domandò Negan fintamente dispiaciuto.
Carl annuì ed incrociò le braccia contro il petto.
"Certo!" Rispose il ragazzo imbronciandosi.
"In questo caso..." Sussurrò il Boss sfilandosi la sciarpa rossa che quella sera adornava il suo collo, la fece passare fra le dita e poi l'arrotolò attorno al collo di Carl.
Il ragazzo arrossì e venne immediatamente colpito dal profumo dell'uomo.
Fumo e Alcool.
"Avanti" Disse Negan strattonando un lembo della sciarpa, costringendo Carl a chinarsi in avanti. 
"Da un bacio al tuo uomo" Carl buttò gli occhi al cielo, ma non si fece pregare, avvicinò il viso a quello del Boss ed unì le loro labbra in un tenero bacio.
Negan sorrise quando si separarono e gli passò un braccio attorno alla vita.
"Quando mi avevi detto di avere un uniforme mi sarei aspettato qualcosa di molto più sexy" Gli fece notare l'uomo sorridendo birichino.
Carl resse il suo gioco e sorrise a propria volta.
"Ne vorresti un'altra?" Domandò lui.
Il Boss scosse il capo e lasciò cadere il braccio contro il proprio fianco.
"No, solo io devo godere della tua vista e ora vai, il barman ci guarda male da quando sei tornato qui" Carl si morse il labbro, pensando al discorsetto che si sarebbe sentito fare da Jesus.
Lasciò Negan e tornò al bancone, il barman lo aspettava con le braccia incrociate contro il petto, ma un grande sorriso gli illuminava il viso.
"È lui!?" Domandò con tono eccitato. Carl arrossì ed annuì sorridendo a propria volta.
Jesus rivolse un'occhiata al Boss e quello lo salutò con un cenno delle mano, l'altro uomo fece altrettanto.
"Cazzo Carl, è un figo, devi assolutamente raccontami dove lo hai incontrato" Carl si passò una mano fra i capelli e distolse lo sguardo.
"È un segreto" Jesus buttò gli occhi al cielo ma annuì anche se contro voglia.
"Non mi hai ancora detto come si chiama" Continuò l'uomo dai capelli lunghi, rivolgendo un'altra occhiata al Boss, l'uomo era troppo occupato a contemplare il ghiaccio che poco a poco si scioglieva nel suo bicchiere per rendersi conto di essere osservato.
"Jeffrey"

Guns and Roses IIIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora