Capitolo 23:

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Erano giunti al Santuario da poche ore. I Salvatori rimasti a guardia del quartiere generale li condussero in una grande sala dalle parete bianche la cui temperature per qualche morivo appariva molto bassa infatti, i nuovi arrivati furono costretti ad indossare pesanti giacconi. Carl si guardò attorno con fare indagatore. La sala era priva di finestre, v'era solo una piccola porta che conduceva al corridoio dalle quale erano arrivati. La stanza era ampia, molto più grande di qualsiasi sala che il giovane avesse mai visto. Tutto attorno a loro v'erano tavoli in acciaio leggero e sopra questi erano posti dei teli bianchi sotto i quali era celato qualcosa e dalla forma che le figure possedevano Cale fu più che sicuro di non voler sollevare i lenzuoli per dare un'occhiata. Tutto in quella stanza gridava morte, soprattutto la scia di piccole gocce di sangue che si apriva davanti a lui. Carl rabbrividì stringendosi nel cappotto senza però sapere dire se i brividi fossero dovuti dal freddo glaciale o da quella stanza inquietante e minacciosa. Rick gli poggiò gentilmente una mano sulla schiena, invitandolo a seguire le loro guide. Dwight era affiancato da due uomini robusti, pronti a sorreggerlo nel caso in cui si fosse sentito male. "Questa è la cella frigorifera" Spiegò l'uomo dai capelli biondi, zoppicando e tenendo una mano premuta sul fianco ferito ora avvolto da spesse bende bianche e morbide. Carl si morse le labbra e spostò nuovamente lo sguardo sui tavoli in acciaio. "E cosa c'è sotto quei teli?" Domandò il ragazzo, stringendosi contro il fianco del padre che, nel mentre aveva avvolto un braccio attorno alle sue spalle. Dwight sghignazzò.
"Non lo immagini?" Domandò con fare divertito, continuando a camminare con passo lento ed instabile, giunse alla fine per l'uomo il momento di arrendersi e lasciare che uno dei Salvatori che stava al suo fianco lo aiutasse a procedere. Carl rabbrividì e Rick storse il naso, non aveva affatto apprezzato che Dwight usasse quel tono per rivolgersi a suo figlio. Il ragazzo in quegli anni ne aveva viste di cotte e di crude eppure, agli occhi di Rick appariva ancora come il piccolo bambino che aveva portato a pesca ed aveva pescato una trota quasi più grande di lui. Quel ricordo lo fece sorridere.
"Eccoci arrivati" Commentò uno dei due salvatori, fermandosi innanzi ad uno dei tanti tavoli. Un uomo giaceva morto sopra di questo. Il suo corpo appariva totalmente normale, solo un fattore spezzava quella completa normalità. Una lugubre maschera da zombie. La plastica morbida gli avvolgeva perfettamente il viso, celandone i tratti somatici ma, a nessuno dei presenti sembrava importare quale fosse il vero aspetto del Sussurratore. 
"Questo è uno degli uomini che ci hanno aggrediti" Spiegò Dwight, passando una mano grande contro il viso dello sconosciuto, tastando la consistenza della maschera. Doveva essere un vero inferno indossare qui copricapi per l'intera giornata, l'aria doveva diventare irrespirabile e dopo poco doveva senza dubbio dare alla testa. Forse era l'aria corrotta il morivo per la violenza inaudita di quel temibile gruppo. 
"È un uomo di Beta?" Domandò Rick, ricevendo in risposta un'occhiata truce. Lo Sceriffo scosse il capo, domandandosi come avrebbe potuto lavorare al fianco di gente simile.
"Naturalmente lo sono" Rispose Dwight che, si era trovato ad essere leggermente più paziente e disposto ad ascoltare le domande dello Sceriffo, senza però risparmiarsi dal commentare quanto queste fossero ovvie.
"Perciò ora abbiamo la certezza che Daryl e Negan sono in mano sua" Commentò Carl, stringendosi com più forza nel giaccone. Dalle sue labbra fuoriuscì una nuvoletta di fumo bianco, condensa.
"Sappiamo dove trovarlo?" Domandò Rick. Il Santuario di Negan era in perfetta vista, presentato come semplice palazzo in realtà nascondeva un grande male eppure, chiunque avrebbe potuto arrivarci facilmente. Un semplice cancello separava i giardini interni dalla strada. Dwighr scosse il capo.
"Beta... o meglio, Alpha non era appariscente come il nostro Boss, il suo nascondiglio è ben nascosto e, sfortunatamente nessuno ha mai saputo dove si trovasse" Spiegò l'uomo dai capelli biondi, poggiando i palmi contro il tavolo in acciaio. I due Salvatori si portarono al suo fianco e gli passarono le braccia attorno alla vita, mentre il secondo in comando si limitava ad avvolgere le braccia attorno alle loro spalle, lasciando che gli energumeni lo sostenessero.
"Ma, qualcuno deve pur sapere dove si trovi questo nascondiglio" Commentò Carl, trovando con sua grande soddisfazione espressioni concordi. Dwight annuì ma, fu una nuova voce a rispondere.
"Fortunatamente non sarà necessario muovere alcune ricerca" Commentò Carson entrando nella cella frigorifera in tutta fretta. L'uomo dai capelli biondi lo salutò con un cenno della mano mentre Carl si limitò ad un sorriso.
"Cosa intendi Doc?" Domandò Dwight. Il medico sorrise al giovane Salvatore impertinente e mosse la richiesta di uscire da quella stanza gelata, portando i compagni in una stanza che era stata adibita a suo studio personale. 
"Ebbene?" Domandò Dwight con fare frettoloso. Carson annuì ed andò a sedersi alla scrivania, poggiando i palmi sul tavolo in legno scuro.
"Vedete, anni fa Negan mi confessò di non sentirsi al sicuro" Iniziò a raccontare l'anziano medico, raccontando come in precedenza il Boss gli avesse proposto una terapia che lo rendesse immune a qualsiasi tipo di veleno di pericolosità minima, Carl ricordava quelle parole, era stato lo stesso Carson a raccontagli quella storia tre anni prima. Dwight annuì muovendo la mano con fare seccato, invitando io medico a continuare. Carson sembrò non apprezzare la fretta del giovane ma, comprendendo la situazione di massima urgenza decise di accelerare i tempi.
"Negan si fece impiantare nel braccio microchip sottocutaneo. Il Boss sosteneva che, nel caso in cui fosse stati sequestrato per noi sarebbe stato semplice rintracciarlo e, come mio solito, devo ammettere che Negan è stato lungimirante" Commentò Carons, attirando su di sé gli sguardi dei presenti in sala. Carl si fece avanti in tutta fretta.
"E allora cosa stiamo aspettando? Rintracciamolo!" Esclamò il giovane, sfregando assieme le mani pallide. Il medico abbasso il capo e si morse le labbra.
"Sfortunatamente non è così semplice, ci occorre una password per attivare il microchip e, ahimé io non la conosco" Spiegò Carson. Rick si morse le labbra e con velocità disarmate si portò al computer del medico, iniziando a d armeggiare con la tastiera. In passato aveva già avuto a che fare con situazioni simili e fortunatamente rammentava ancora come comportarsi.
"Parole, nomi, aggettivi, qualsiasi cosa Negan avrebbe potuto scegliere come password" Disse lo Sceriffo. Immediatamente iniziò una sequela di nomi e parole senza fine. Naturalmente il primo fu Carl ma, sfortunatamente il nome del ragazzo non sbloccò nulla. In seguito vennero altre parole, nomi di birre, titoli di film e molto altro tutte cose a cui Negan teneva molto ma, nessuna sembrò funzionare improvvisamente però, Carl ebbe un'idea.
"La prima moglie di Negan" Commentò il giovane, attirando su di sé lo sguardo del padre. Dwight si batté una mano contro la fronte, come a voleri rimproverare per non averci pensato prima.
"Lucille" Il nome funzionò.

Guns and Roses IIIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora