Capitolo 14
Domenica.
Amata domenica.
Se lo ripeteva sempre Nami non appena la mattina, apriva gli occhi. Il sole, sbarazzino, entrava monello dalle feritoie conferendo all'arredamento quell'aria da "stanza felice" e augurandole un dolce risveglio.
Quella mattina invece, lo odiò.
Profondamente.
Afferrò sfinita e spossata la sveglia che segnava pigramente le sette e mezzo e imprecò.
Un imprecazione alta, forte e chiara.
Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, la testa che per conto proprio, cercava ancora di ragionare e di comprendere quello stupido contratto. Non pensava che salvaguardare il proprio posto di lavoro, fosse faticoso, non fin quando non si ritrovava anche lei, nella merda fino al collo.
Aveva pensato e ripensato alle parole, seppur confuse di Zoro, la notte prima e la parola "aiutante", le si materializzò più e più volte nella testa.
La paga era alta, ma sarebbe stata all'altezza? Avrebbe retto tutta quella pressione?
Come faceva lui ogni santo giorno? Assottigliò gli occhi e immediatamente, trovò la risposta.
Lei.
Lui, semplicemente, riusciva a reggere tutto quanto, svagandosi e torturando lei.
Afferrò infuriata le coperte e si alzò in piedi, pronta per una nuova vendetta.
Smise di muoversi non appena un altra illuminazione la colse, fino a farla barcollare.
Viscido, grosso e patetico bastardo!
Con velocità, si gettò nel corridoio, svoltando per la stanza del suo capo.
Ah, questa volta si che l'avrebbe pagata cara. Carissima!
Senza neanche stare a bussare, entrò dentro e lo trovò, come ben sospettava, immerso nei cuscini e nelle coperte a poltrire.
Bene. Lei lavorava per lui anche la notte e quello stronzo era così tranquillo e rilassato? Ringhiando come una furia, montò sul letto strattonandogli di dosso le coperte e trovandolo, come sempre, in boxer. Con le coperte in mano, si concesse un paio di minuti di osservazione del soggetto, prima di svegliarlo crudelmente.
Aveva un fisico aitante, scolpito, ben allenato e portentoso. Aveva visto quegli addominali solo a dei veri atleti e tutti, nessuno escluso, attraverso la tv. La profonda cicatrice in trasversale però, era un enorme mistero.
-Potrei chiamarla-Mormorò Zoro nel sonno facendola sussultare-Violazione della privacy...-
-Brutto idiota!-Abbandonò le coperte saltando, senza tante cerimonie, a cavallo dei suoi fianchi. -Ricordi quella foto che mi hai scattato?-Domandò furente portandosi le mani sulle anche. Il verde, al solo sentirla addosso, si costrinse immediatamente ad aprire gli occhi.
-Foto?-Domandò assonnato stropicciandosi gli occhi con una mano.
-Foto esatto!-Gli prese dal comodino il telefono e cercò la foto incriminata. Sussultò nel vederla da così vicino, ma ringraziando la penombra che le nascondeva il rossore, gliel'avvicinò-Questa! Del bacio!-
-Ah-Le prese di mano il telefono e se lo portò vicino al volto-Dunque?- Per poco Nami non si strappò i capelli.
-Tue parole: Ho un contratto di "matrimonio" con Tashigi. Se io la tradisco, mi prendo la sua compagnia, se lei mi tradisce, si prende la mia.-Sbuffò- Se la prende Tashigi è male, se prendi la sua, è male comunque!-Indicò la foto nervosa-Quella l'hai usata per ricattarmi!-
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Destiny
FanfictionNami, segretaria di una grande azienda, grazie ad un incidente d'auto, farà un fatale incontro con l'uomo che stravolgerà il suo futuro e che ha in pugno il suo destino.