CAPITOLO 1

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JOSH POV

7 anni e quattro mesi dopo...

Ho imparato due cose nell'arco della mia breve vita: niente è per sempre e che i vuoti non si possono colmare.
Ora andiamo per gradi:
Ho una vita soddisfacente, l'ho sempre avuta in realtà. Sono quel tipico ragazzo dall'anima festaiola e capace di mettere la pace quando in atto sta per accadere una guerra.
Quello che con la battuta piena di sarcasmo ed ironia è  capace, forse, con le buone intenzioni a strapparti una risata. Magari nella peggiore delle ipotesi, se una persona non accetta il mio modo di essere, mi arriva un pugno.
Ho uno stipendio che mi consente di arrivare a fine mese, non con le pezze al culo da non riuscire a permettermi quella pizza al fine settimana.
Insomma, se non fosse per quello stronzo del mio migliore amico Christian Adams e della sua futura moglie Emily Parker, io non sarei qui.
Ma i vuoti, le mancanze, lo stare bene con se stessi non si possono colmare con uno schiocco di dita o peggio ancora con la pizzata a fine settimana.

Ed è così che mi ritrovo ad essere sette anni dopo.
La perdita di una persona cara non colmerà mai il vuoto e non cambierà la nostra vita per sempre, per questa motivazione dobbiamo solo imparare a conviverci, andare avanti e sperare che il tutto vada come deve andare.
Sono qui per dire che la morte lascia un segno.
E non un segno qualunque.
La morte lascia un immenso dolore, specie se quel dolore è provocato dalla perdita di un figlio.
Non c'è niente di peggiore di vedere un genitore straziato, rotto, ferito.
E anche se speri che quella ferita si chiuderà con dei punti, la cicatrice resta.
Le cicatrici sono segni che rimangono impressi.
La morte è un segno che rimane dentro di te, e purtroppo, chi non ha mai perso nessuno di speciale, non sa cosa vuol dire.
La morte lascia un dolore immenso, incolmabile.
Un dolore che nessuno può cambiare, ma l'amore? L'amore lascia ricordi che nessuno può immaginare.
E anche se quella che doveva essere mia figlia non c'è più, mi aggrappo al ricordo di quei momenti in cui, insieme a Camille, riuscivo a sentire mentre scalciava sulla pancia della mamma.
Mi aggrappo al ricordo di quella volta in cui ho chiesto alla dottoressa di poterla stringerla a me nonostante non ci fosse più nulla da fare.
Mi aggrappo al ricordo di aver sentito il suo cuore battere quando accompagnavo Camille a fare le visite.
Mi aggrappo al ricordo di una vita che è esistita, ma per poco tempo.
E vorrei dire al mondo intero, urlarlo con un megafono come ero solito fare, che anche se la mia piccola è lassù io continuerò ad amarla, perché mi ha reso padre.
Forse in un età prematura, ma io oggi sono un padre.
E non c'è sensazione più bella.

Per quanto riguarda la mia storia con Ines nemmeno quella è andata.
Fino all'ultimo ho sperato che fossimo fatti l'uno per l'altra, ma a volte la vita ti mette davanti a decisioni e non hai il tempo di pensare.
Quando ho scoperto che la bambina non c'era più mi sono racchiuso in me stesso, in una sorta di limbo, e ho fatto una fatica immane ad accettare tutto quello che stava accadendo attorno a me.
Ho voluto allontanarmi da ogni persona e credo che Ines senza troppi 'se' oppure 'ma' se lo sia fatto andare bene comunque.
Ed è proprio in quel momento che io avevo bisogno di aiuto ma nessuno se n'è mai accorto se non Christian che in un modo o nell'altro mi ha aiutato con un nuovo lavoro.
Ines si è comportata da stronza e appena ha potuto ha levato le tende persino dalla città e se n'è andata a studiare altrove.
Se ci sono rimasto male? Si!
Ci sono rimasto così male che non me lo sarei mai aspettato da lei.
Come ha potuto mollarmi in un momento così delicato della mia vita?
Quindi doppia batosta per me, perché in quel momento ero solo a leccarmi le ferite.
E non dico che Ines non doveva farsi la sua vita, ma sapeva la situazione circostante, sapeva quanto stessi male per quella faccenda lì, e se n'è fregata lo stesso, quindi stronza alla seconda.
Purtroppo in questa situazione nessuno si è messo in mezzo, e nessuno ha preso posizione.
Meglio così.
Non potevo andare da Chris e dirgli che cosa ne pensava a tal proposito, soprattutto perché non mi sarei mai permesso di metterlo davanti ad un bivio e scegliere tra me e la sorella.

Ora sono a lavoro. Sono sempre stato molto bravo con la matematica e la contabilità, quindi, dato che il signor Christian Adams ha deciso di prendere in mano l'azienda di famiglia aveva proprio bisogno di un contabile esperto.
E chi meglio di Josh Turner fa al caso suo?
Infatti sono qui che sto cercando di mettere in ordine delle scartoffie e di fare calcoli su calcoli ma non torna niente.
La porta si apre improvvisamente e davanti a me compare il mio migliore amico in tutta la sua stazza, è diventato più muscoloso e più gentile.
La vita da padre e di futuro marito credo gli faccia bene.
Tra l'altro è proprio un bravo papà e mentre Emily si cimenta ad essere una madre per le righe e abbastanza rigida nelle regole in modo tale che i figli imparino l'educazione, Chris gliene fa passare di tutti i colori ai piccolii. In questo caso solo ad Alex che è un birbante nonostante abbia quasi quattro anni. Gli altri due gemellini hanno qualche mese di vita, ma sono abbastanza tranquilli.

"Ho due notizie" spara subito quel coglione schifoso di Chris.
"Dimmi tutto"
"Cosa devi fare oggi pomeriggio?"
"Devo vedermi con una persona." Ammicco.
Ed è vero. Ho venticinque anni, e negli ultimi anni non ho fatto altro che comportarmi come un liceale che si prende le donne e le abbandona la sera stessa.
Queste cose non fanno più al caso mio, non sono più un ragazzino, ho deciso che devo ricominciare a vivere e farmi una seconda vita.
Da quando Ines non c'è più ho pensato solo ed esclusivamente a comportarmi in questo modo, forse per paura di affezionarmi ancora e ricevere un'altra mazzata.
Ma questa volta sento che con Kayla possa funzionare.
L'ho conosciuta una sera in un bar, così le ho lasciato il mio numero, siamo usciti un paio di volte da soli, questa pomeriggio andremo insieme ad un aperitivo.
"Con chi?" Domanda Chris.
"Kayla." Ribatto sorridendo.

"Ti ha proprio fottuto il cervello" dice sorridendo anche lui.
Se sono felice io, lo è anche Chris, questa è l'unica certezza che ho nella vita.
"Avevi bisogno di qualcosa?"
"Se mi tenevi Alex per qualche ora, dobbiamo portare gli altri due a fare delle visite di controllo, nulla di che"
"Ma i genitori di Emily non ci sono?"
"Cazzo, non ci avevo pensato, hai ragione" fa per alzarsi ma lo blocco nuovamente.
"L'altra notizia qual è?" Alzo un sopracciglio.
Chris si agita, si snoda la cravatta e prende aria, perché sento che qualcosa stia andando storto.
"Okay non ti arrabbiare" mette le mani avanti.
"Già che dici così è perché qualcosa di grave sta per accadere"
"Tra una settimana torna in città" dice tutto d'un fiato.
E capisco già di chi si tratta.
Ma sinceramente non mi frega nulla.
Al contrario non mi arrabbio, ma sorrido. Chris non capisce questo mio atteggiamento, sa quanto ci sia rimasto male della decisione di quella stronza, ma ormai è acqua passata, non porto rancore, solo che non vorrei vederla.
"E quindi?" Dico cautamente.
"Tutto qui?" Domanda Chris un po' scettico.
"Ti aspetti che mi metta a fare una scenata? Tua sorella torna in città e verrà per te e per i suoi nipoti mica per me. Buon per lei" faccio un gesto a caso con la mano.
"Pensavo ti arrabbiassi"
"Dovrei?" Guardo i fogli davanti a me.

"Giuro che non ti capisco"
So che Chris odia questi tipi comportamenti, ma non vado più al liceo dove facevo di tutto per provocarlo con la mia ironia fino a portalo all'esasperazione. Ho venticinque anni e come tale devo comportarmi da adulto.
"Fino a pochi mesi fa ti dava fastidio se parlavo di lei"
"Appunto, mesi fa. Senti Chris..." Sospiro.
"È tua sorella e hai tutte le ragioni per parlarmi di lei e di quello che fa, anche se francamente non mi frega nulla sia chiaro. Ma in questa vicenda non ho io colpe, è stata lei a lasciarmi. L'ho superata con sette anni di ritardo, un po' troppi a parere mio, ne sono consapevole, ma ora sto frequentando un'altra donna che al momento si è rivelata tutt'altro che una superficiale del cazzo. È la vita, si va avanti. Cosa pensi che tua sorella si piangeva addosso mentre era lontana da casa?"
"No" sospira anche lui.
"E allora perché devo farlo io? Mi sono incolpato per anni perché in quel periodo ho lasciato tutti stare, mi sono racchiuso in me stesso... Ma sai che c'è? Sono l'ultima persona ad avere colpa in tutto ciò. Ne avevo tutto il sacro santo diritto di comportarmi come ho fatto. In quel caso e in quel contesto quello che aveva bisogno di aiuto ero io e sai chi c'era lì ad aiutarmi? Solo tu. Non sprecherò più il mio tempo dietro a tua sorella quando l'unica cosa che ha saputo fare è stata voltarmi le spalle e andarsene nel momento peggiore della mia vita. Detto ciò devo sloggiare, Kayla mi sta aspettando." Mi alzo dalla mia postazione e raggiungo l'uscita superando del tutto il mio migliore amico.

SPAZIO AUTRICE:
ECCO QUI IL PRIMO CAPITOLO DEL SEQUEL DI OPPOSED.
SPERO SIA DI VOSTRO GRADIMENTO.
CI VEDIAMO LA PROSSIMA SETTIMANA CON IL PROSSIMO.
VI RICORDO DI SEGUIRE LA PAGINA: OPPOSED.WATTPAD SU INSTAGRAM.
BUONANOTTE
G❤️

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