"Ciascuno ha un padre e una madre, ma niente è più difficile da trovare che un fratello"-Allora Evans...- le sorrise James passandosi una mano fra i capelli.
-Ma non ce la fai a stare zitto?- scattò subito Lily, le braccia incrociate sotto il seno.
Il ragazzo fece una faccia disgustata.
-E privarti della mia voce soave? Giammai! Non potrei mai fare un torto ad una dolce fanciulla come te-
E fece un inchino d'altri tempi.
La ragazza si limitò a sbuffare, alzando gli occhi al cielo.
E si ritrovò a pensare a chi diavolo avesse dato ad un malandrino - se lui e la sua banda di amici si chiamavano "malandrini" doveva esserci un motivo no? - come James Potter l'incarico di caposcuola.
Molto probabilmente Albus Silente doveva aver bevuto qualche bicchiere di whisky incendiario di troppo.
Prese a camminare spedita verso la parte finale del treno.
-Come stavo dicendo...- riprese James mettendosi di nuovo al suo fianco -allora Evans, come hai passato le vacanze?-
La rossa si voltò a guardarlo con un sopracciglio inarcato.
-Davvero Potter?- disse.
Lui annuì convinto e la ragazza sospirò.
-Ho contato i fili d'erba nel giardino di casa mia-
-Ah ha, molto divertente Evans-
-Potter tu sei il primo a non stare per più di due minuti senza fare una battuta e pretendi che io rimanga seria? Non sono così perfetta-
James le avrebbe voluto dire che secondo lui lo era.
Eppure le parole non gli vennero.
Era come se tutti i complimenti che le riservava da anni non gli venissero più così naturali, come se ciò che provava per la ragazza fosse diventato improvvisamente reale e non dava più lo stesso peso a ciò che le diceva.
Forse era davvero maturato nel corso dell'estate.
Razza di emerito idiota patentato, non dire scemenze!, la sua coscienza aveva un'incredibile somiglianza con la voce di Sirius. -Come mai tu non mi dici cosa hai fatto durante le vacanze?- lo riprese Lily.
James sorrise, dimentico immediatamente dei pensieri di poco prima.
-Non hai letto le mie innumerevoli lettere?-
-Secondo te?-
-Io ci riprovo ogni anno Evans-
-E di questo te ne do atto-
Lui le sorrise ammiccante e poi il sguardo ambrato si illuminò.
Con ciò che stava per dire l'avrebbe conquistata di sicuro.
-Comunque- sviò l'argomento -quest'estate ho letto un libro molto interessante, Il signore delle mosche, si chiama-
La ragazza di schiarì la voce tentando di soffocare in anticipo le risate che - ne era sicura - si sarebbe fatta.
-Oh Potter, io adoro quel libro! Specialmente per il modo in cui caratterizza i personaggi. Prendi Piggy per esempio, è stupendo il fatto che Golding prenda un personaggio bullizzato e denigrato dai suoi compagni a causa del suo aspetto fisico, e lo renda l'eroe della storia. Ed è bellissima la parte nella quale grazie a lui tutti si salvano, non è vero?-
James gonfiò il petto.
-Concordo pienamente Evans. Io personalmente adoro la parte in cui Piggy poi sale sull'aereo che li riporterà tutti a casa e sorride contento ai suoi compagni, fiero di averli salvati-
Lily non si trattenne più cominciando a tenersi la pancia per le risate.
Poi diede un paio di pacche sulla schiena del ragazzo e riprese a camminare.
-Dai ci hai provato almeno- gli disse.
James fece un mezzo sorriso senza in realtà capire di cosa stesse parlando la ragazza.
Era quella la trama del libro, vero?
-Potter- gli disse infine -apprezzo il tentativo, ma ti stavo prendendo in giro. Piggy... beh, non arriva a fine libro-
E fece un sorriso di scuse.
A James cade la mascella.
Grandioso, si era appena fatto scoprire!
Lui, il re incontrastato di scherzi e truffe!
-No ma io l'ho letto il libro!- provò a rimediare seguendola oltre il corridoio -Ho solo poca memoria per i personaggi!-
-Si Potter, sicuro- disse Lily stancamente -e poi guarda che...-
La sua voce si spense come se qualcuno avesse schiacciato l'interruttore con l'opzione off.
James andò dietro alla ragazza che improvvisamente era impallidita.
Un ghigno si dipinse istintivo sul suo volto.
Altro che libri... ora arrivava il divertimento.
-Mocciosus!- esclamò con falsa allegria -Da quanto tempo che non ci vediamo! Ti sono mancato? Però ora non dirmi che durante le vacanze ti sei lavato i capelli, altrimenti mi offendo!-
Severus Piton non lo degnò di uno sguardo.
I suoi occhi scuri erano puntati su Lily che se ne stava immobile, come paralizzata.
A stento respirava.
-Ciao Lily- disse.
Ciao Lily.
Quelle due parole rimbombavano nella mente della ragazza come rintocchi di una campana di cui non ricordava quasi più il suono.
Ciao Lily.
Come quando qualcuno se ne va per sempre e tu, piano piano, con il passare del tempo e nonostante cerchi di impedirlo, dimentichi il suono della sua risata e della sua voce.
Ciao Lily.
Era da quando l'aveva chiamata mezzosangue che non le rivolgeva direttamente la parola. Ciao Lily.
Per un anno aveva cercato di parlargli, di farsi spiegare il perché di quel gesto.
Perché l'aveva chiamata così?
Non era forse suo migliore amico?
Ciao Lily.
Non era lei quella che avrebbe dovuto evitarlo?
Non doveva essere il contrario?
Eppure era Lily a voler cercare disperatamente una soluzione per riparare la loro amicizia spezzata, perché nonostante tutto gli voleva ancora bene.
Perché nonostante tutto lei non voleva ancora perderlo.
Eppure Severus Piton non l'aveva mai assecondata.
-Ciao Lily?!- la voce della ragazza vibrava di sarcasmo e rabbia, sentimenti repressi così a lungo.
Come un vaso che trabocca a causa di una minuscola ed insignificante goccia d'acqua.
Ma ciao e Lily furono due atomi che si unirono a formare la stessa molecola.
-Dopo tutto ciò che mi hai fatto passare?! Dopo tutto quello che mi hai costretto a fare il nome della nostro amicizia, tu hai la faccia tosta di presentarti qui a dire "ciao Lily"?!- gridò
-Quindi ora accetti il mio nome? Ora non preferisci l'epiteto "stupida piccola mezzosangue"?-
Severus Piton sbattè le palpebre allibito.
Forse non si aspettava una reazione del genere, pensò Lily, d'altronde lei non era mai stata arrabbiata con lui.
-Non dici niente?!-
Il serpeverde era sempre stato abbastanza alto, nella media, e comunque più alto di Lily.
Eppure lei in quel momento, nonostante la bassa statura, sembrava ergersi su una colonna fatta di risentimento.
-Sei ancora la mia migliore amica- biascicò, sentendosi l'acqua alla gola.
Cosa poteva dire?
Lily scattò.
Si avventò su Severus, che quasi perse l'equilibrio, e prese a tirare pugni sul petto magro.
James le corse dietro cercando di prenderla per le spalle.
-Ehi Evans calmati!- le disse -Basta così!-
Ma la ragazza non stava ad ascoltare nessuno.
-Lily per favore!- fece Severus cercando di allontanarsi.
James riuscì con uno sforzo a staccarla dell'altro.
Lily ringhiò e in men che non si dica tirò fuori la bacchetta, puntandola contro il serpeverde.
-Expelliarmus!- esclamò ottenendo la bacchetta dell'avversario.
I suoi occhi sembravano smeraldi affilati come spade.
-Lily ti prego- Severus alzò le mani -se mi vuoi ancora un briciolo di bene...-
-Zitto!- gridò lei, la voce incrinata.
-Evans- sussurrò James cautamente, avvicinandosi -abbassa la bacchetta-
-Taci Potter, non voglio farti nulla-
-E io sono d'accordo con te sul lanciare qualche maledizione su Mocciosus ma questo non è il modo giusto- obiettò Ramoso -tu non sei questa. Tu sei migliore di lui!-
-E questo chi te lo dice? Se ero sua amica forse è perché sono come lui!-
-No che non lo sei, tu sei superiore. E sai come puoi dimostrarlo? Lasciandolo andare-
Lily si voltò a guardare James che ormai aveva posato delicatamente una mano sul braccio destro di lei.
La ragazza non si era nemmeno accorta del contatto, prima di quel momento.
La bacchetta cadde a terra come a rallentatore.
Il rumore si mischiò con i passi concitati di Severus che scappava.
Lily prese a tremare visibilmente, come in preda a profondi brividi.
-Che cosa ho fatto?- sussurrò senza nemmeno pensarci.
James l'attirò a sé e incredibilmente lei si lasciò abbracciare.
-Non hai fatto niente... non hai fatto niente- mormorò lui.
La ragazza prese a singhiozzare incontrollabilmente.
-Urla e ti sentirai meglio- le consigliò James preoccupato -dico sul serio! Non tenerti tutto dentro o esploderai!-
Lily lanciò un unico e terribile grido che fece rizzare i capelli in testa a Severus Piton dalla parte opposta del treno, chiuso in bagno e le mani premute sul freddo lavabo.
-Era il mio migliore amico, io mi fidavo di lui! Credevo fosse diverso...- mormorò infine la ragazza, spossata dalla violenza del grido che nemmeno lei stessa si aspettava -pensavo gli importasse di me-
James la strinse soffocando i singhiozzi nella sua uniforma di grifondoro.
-A volte a tradirci sono proprio coloro a cui un tempo volevamo bene, perché è con loro che siamo più vulnerabili.
Perché loro conoscono le nostre debolezze e le sfruttano a loro vantaggio-*****
-Perché sei qua Sirius?- chiese Juliet fingendosi disinteressata.
Aprì Romeo e Giulietta e se lo rimise in grembo, per mascherare la tensione.
Il ragazzo la guardò con tanto d'occhi.
-Perché?- chiese di rimando.
-Sì, perché. Come mai non sei nella cabina con i malandrini?-
Sirius alzò le spalle mettendosi più comodo sul sedile.
-Sapevo che saresti stata da sola perché la Evans è caposcuola e volevo essere un gentiluomo-
Juliet rise
-Oh beh allora grazie mille, mio salvatore!-
L'altro le fece l'occhiolino.
La ragazza si voltò verso il panorama che scorreva veloce fuori dal finestrino del treno.
Stavano attraversando il confine tra Inghilterra e Scozia, tra pianure verdi e rigogliose.
Juliet sentì un velo di nostalgia.
-Queste distese...- sussurrò quasi a se stessa
-mi ricordano casa mia, mi ricordano il Galles-
Si voltò verso Sirius e vide che stava squadrando un libro che aveva in mano.
Il libro della ragazza.
-Sirius Black, ridammi immediatamente il libro!- esclamò, le braccia incrociate sotto il seno.
Sirius alzò immediatamente lo sguardo che prima era posato poco sopra le braccia della ragazza.
-Quali sono le paroline magiche?- la sfidò ghignando.
Juliet scattò e si ritrovò accanto a Sirius, per prendere il libro che però lui prontamente portò più in alto.
-Prova a prenderlo- sussurrò ad un palmo dal viso della bionda.
-Sarebbe tutto più facile se tu me lo dessi subito-
Sirius sorrise.
-E dove sarebbe il divertimento?- La ragazza provò a prendere il libro ma lo mancò.
-Sapevi che la musica è l'unico piacere sensuale senza vizi?- domandò Juliet.
Sirius rise.
Quella risata che faceva sembrare che lui trovasse tutto buffo ma non ridesse mai veramente.
-Oh, io però preferisco un altro tipo di piacere- commentò lui ammiccando e continuando ad allontanare il libro -e comunque il tuo patetico tentativo di distrarmi non darà i suoi frutti-
Lei sbuffò esasperata, nascondendo un sorriso.
-Per favore- si costrinse a dire.
-Oh Juliet come sei educata, ma la risposta rimane sempre no. Te lo devi guadagnare, il libro-
La porta dello scompartimento si aprì e il libro cadde a terra dalle mani di Sirius, che impallidì all'improvviso.
Il moro serrò la mascella mentre Juliet spostò lo sguardo verso l'entrata della cabina.
Un ragazzo poco più piccolo di loro se ne stava sulla soglia, la spilla di prefetto sulla divisa verde-argento.
Aveva gli stessi capelli neri di Sirius e anche la forma della bocca era la stessa.
Gli occhi no però.
Gli occhi del ragazzo erano grigi, come l'animo che contenevano.
-Cosa ci fai tu qui?- sibilò Sirius, la voce tagliente come ghiaccio.
Regulus Black alzò il mento e Juliet notò che aveva un aria incredibilmente altera, rispetto a quella spensierata del fratello.
-Perché te ne sei andato?- domandò come se fosse un suo diritto saperlo.
È vero, pensò la bionda, Sirius viveva dai Potter da qualche tempo.
-Me ne sono andato un anno fa- disse l'altro -e penso che la motivazione fosse chiara tutti-
-A nostra madre manchi-
La risata di Sirius fu come un latrato.
-Penso che Valburga Black non abbia un cuore, quindi non vedo come possa provare sentimenti-
Juliet alternava lo sguardo tra i due fratelli che avevano chiaramente un passato burrascoso alle spalle.
Si avvicinò di più a Felpato come per fargli capire che avrebbe potuto contare su di lei.
Il ragazzo sembrò apprezzare.
-A me manchi però- mormorò Regulus -mi manca mio fratello-
Sembrava che l'aria da ragazzo grande avesse abbandonato il serpeverde.
Sirius sbattè le palpebre e la ragazza giurò di sentirlo tremare leggermente.
-Avresti potuto fermarmi- gli rispose con un filo di voce, come se la gola gli si fosse seccata. Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso, ma aveva una voglia matta di alzarsi e abbracciare il fratello come quando da piccoli e in casa Black sentivano urla provenire dai piani bassi.
-Potresti tornare a casa- sussurrò Regulus infine, con lo sguardo basso.
Gli occhi di Juliet saettarono verso l'altro.
Sirius si limitò a serrare la mandibola.
Ora voleva solo che suo fratello se ne andasse.
-Ma quella non è più casa mia- la voce come una spada che sferzava l'aria.
L'altro ragazzo trattenne il fiato.
-Ma noi siamo la tua famiglia- ribatté.
Felpato scosse la testa.
-La famiglia è formata da coloro che ti vogliono bene e i Black hanno smesso di volermene da quando il cappello parlante ha decretato la sua scelta, sette anni fa-
-Ma per me non è stato così!-
Regulus fece un passo avanti.
-Tu sei ancora mio fratello- gridò.
Sirius si accasciò sul sedile.
Juliet si fece coraggio e lentamente prese la sua mano.
E la strinse.
Il ragazzo chiuse gli occhi rispondendo alla stretta.
-E allora perché non mi hai fermato?- sussurrò.
Ma fu troppo tardi.
Regulus Black era già scappato.
Nemmeno la ragazza se ne era accorta, troppo attenta ad osservare le leggere mezzalune rosse sul palmo di Sirius, laddove il ragazzo aveva stretto i pugni per tutta la durata della conversazione con il fratello.
Come le cicatrici che ognuno di noi possiede come monito di ciò che abbiamo passato.Traduzione del titolo: "Coloro che ci amano"
CupidaGranger
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Promise
FanfictionJames Potter aveva un solo obiettivo - che si era imposto dal secondo anno: conquistarla. Perché lei era solo una scommessa ed era fermamente convinto non sarebbe diventata niente di più. La scommessa di una vita. Lily Evans era sempre stata felice...