XVII. Ab imo pectore

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"C'era una stella che danzava e sotto quella sono nato"
-Robert Frost

Remus si tirò su il colletto della giacca e si sistemò meglio il cappotto che lo avvolgeva.
Respirò e una nuvoletta di fiato bianco gli uscì dalle narici.
Si infilò le mani in tasca e proseguì verso la sua meta, il capo chino.
Non voleva farsi vedere.
Temeva di sembrare un ricercato che si nasconde, magari fuggito da Azkaban.
Scosse la testa: nessuno sarebbe mai riuscito a fuggire da quel posto.
Fece una mezza risata, attutita dalla sciarpa tirata fino a sotto il naso, immaginando Sirius che si trasformava nella sua forma animagus, un grosso cane nero, e sfuggiva al controllo dei Dissennatori attraverso le sbarre delle celle.
Ripensò a quando lui e Juliet, una settimana prima, avevano reso pubblico il loro fidanzamento.
All'inizio c'era stato un silenzio generale.
James, che si stava portando una cioccorana alla bocca, si era fermato a metà strada, fissandoli confuso.
Peter aveva tenuto lo sguardo basso.
Lily, che si stava tirando su i capelli per legarli in una coda, li aveva lasciati cadere liberi sulle spalle in morbide ciocche fulve e aveva sorriso, strizzando poi un occhio verde in direzione di Juliet.
Sirius, invece, stava leggendo tranquillamente la Gazzetta del Profeta.
Sorprendentemente, era stato il primo ad alzarsi e fare loro le congratulazioni.
-Sono contento per te, amico mio- aveva detto, sorridendo.
Poi aveva guardato Juliet ed era parso che un maschera calasse sul suo viso.
-E anche per te, Juliet- aveva aggiunto.
Remus, ora, sorrise tra sè.
Era bello non dover tenere più nascosta la cosa.
Poter essere pubblicamente felice, insieme a Juliet.
Il ragazzo entrò nella Foresta Proibita, la sua meta, e girò verso ovest.
Lui e i malandirni non erano mai andati in quella parte della foresta, che veniva considerata la più pericolosa.
Erano alcuni mesi che alcunti studenti del castello dicevano di sentire strani versi, come ululati, provenire da quelle parti e Remus ne era incuriosito.
Forse c'era qualcuno come lui.
Con una mano spostò dei rami che gli impedivano il passaggio e si fermò in tempo.
Si nascose, svelto come solo i lupi mannari sanno essere, dietro un cespuglio e osservò la scena.
C'erano una serie di tende e in mezzo ad esse i rimasugli di quello che doveva essere stato un falò.
Era un accampamento in tutto e per tutto.
Remus non era da solo nella foresta.
Seduti intorno alle braci c'erano delle persone, poggiate su dei tronchi cavi.
-Passami quel pezzo lì, Ralph- disse un uomo ad un altro.
Ralph gli passò un pezzo di quella che doveva essere carne.
Ditemi che non è umana, vi prego, pensò Remus mentre veniva assalito dai conati di vomito.
-Ci sono stati movimenti strani al castello?- chiese il primo uomo.
Fenrir Grayback, che Remus aveva riconosciuto a causa dei manifesti segnaletici che si trovavano sparsi per tutta Londra e dintorni, scosse la testa.
-Niente- rispose -nessuno ha visto il barbuto e quindi nessuno ha potuto fare nulla-
-Il nostro signore ha detto qualcosa? Ordini particolari?-
-Non possiamo mordere nessuno studente, altrimenti attireremmo l'attenzione-
-E quindi non potremmo più portargli informazioni- commentò irritato un terzo uomo.
-A volte mi chiedo se non siamo la ruota di scorta- aggiunse Ralph -visto che ha informatori dentro il castello-
-Intendi Lucius Malfoy e i suoi amici?- lo punzecchiò Fenrir -Non penso li ritenga troppo affidabili-
-Sono lo stesso più vicini al nostro signore di quanto lo siamo noi- disse Woolsey, colui che sembrava il più piccolo in quel gruppo di lupi mannari.
-Stronzate- rispose secco Fenrir.
Poi prese ad annusare l'aria, senza un reale motivo.
-Senti qualcosa?- volle sapere Ralph, guardandosi intorno.
Remus si abbassò ancora di più.
Lo avrebbero scoperto, ne era sicuro.
Cosa avrebbe fatto?
Come sarebbe riuscito a scappare?
-No, niente. Odore di lupo mannaro- rispose
-deve essere Jack che sta tornando dal suo turno di guardia-
Remus buttò fuori il fiato che non sapeva di star trattenendo.
Tentando di fare meno rumore possibile, si allontanò prima piano e poi cominciando a correre.
Doveva dire tutto a Silente.

******

Qualcosa sfiorò il volto di Lily.
La ragazza mugugnò qualcosa e si girò dall'altra parte.
Non ne voleva sapere di alzarsi.
Quel qualcosa la toccò di nuovo.
-Mh...- borbottò.
Sentì dei passi e poi un tonfo.
Forse l'avrebbero lasciata dormire in pace.
Neanche per sbaglio.
Una melodia che Lily riconobbe essere quella che viene suonata ai compleanni si levò nell'aria, proprio vicino alle sue orecchie.
Guarda caso, dove si trovava il pianoforte di Juliet.
Si alzò di scatto, tappandosi le orecchie.
-Juliet!- gridò, guardando male l'amica.
-Buon compleanno amica mia!- esclamò quella, per nulla toccata dalle occhiate furenti.
Lily sorrise, scuotendo al testa.
-Mi sarei svegliata, prima o poi-  borbottò.
-Si certo- l'altra alzò gli occhi al cielo -una volta diventata plurimaggiorenne-
La rossa rise.
-Ti rendi conto che ora sei maggiorenne pure tra i babbani?- fece Juliet -Puoi prendere la patente! E portarmi a fare shopping!-
-Frena frena, non diventerò una tassista. E poi tu hai sempre tuo fratello che ha la macchina-
-Vero, ma temo proprio che Will mi ripudierà prima o poi-
Lily si ributtò tra i cuscini del suo letto a baldacchino.
-Cosa facciamo oggi?-
La luce malandrina che illuminò per un istante gli occhi azzurri di Juliet non piacque affatto alla rossa.
-E' una sorpresa-
-Oh Merlino. Julie sai che odio le sorprese-
-Purtroppo lo so, ma questa non è stata un'idea mia. Diciamo, non tutta-
Una mezza idea stava prendendo forma nella mente di Lily che però sperava davvero di sbagliarsi.
Juliet si alzò dal pianoforte e frugò nell'armadio, in cerca di qualcosa da mettersi.
Tirò fuori una busta.
-Per te- disse all'amica, con un sorriso.
Lily ricambiò il sorriso, abbracciando di slancio l'altra.
Poi, impaziente come lo sono i bambini durante la mattina di Natale, scartò il pacchetto che c'era all'interno della busta.
Tirò fuori un braccialetto, decorato con delle pietre verdi.
Erano dello stesso colore dei suoi occhi.
-Non so come ringraziarti- le disse sincera
-davvero-
Si mise il gioiello al polso sinistro e lo osservò, mentre i pallidi raggi del sole invernale colpivano gli smeraldi che pendevano da esso.
-E' bellissimo-
-Puoi ringraziarmi venendo con me e qualcun altro ad Hogsmeade- propose Juliet.
-Con "qualcun altro" intendi Potter?- chiese, scrutando attentamente il volto della bionda.
La ragazza si voltò dall'altra parte.
-No- bofonchiò.
Lily le tirò addosso un cuscino.
-Io ti uccido!-

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