XIII. Ave atque vale

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"Questo paese sconosciuto da cui nessun viaggiatore è tornato"
-William Shakespeare

Sirius svoltò l'ennesimo corridoio e si assicurò che non ci fosse nessuno.
Guardò il suo orologio da polso e tirò un sospiro di sollievo.
Mancava ancora un po' all'inizio della festa per la vittoria dei grifondoro.
Ovviamente lui era stato messo un punizione e quindi non poteva parteciparvi.
Sbuffò.
Si mise una mano nella tasca dei pantaloni della divisa e ne tirò fuori un pezzo di vetro.
Per lo meno, da un occhio esterno, poteva sembrare tale.
In realtà era uno specchio, dai bordi scheggiati.
Sirius ci guardò dentro e vide il riflesso dei suoi occhi chiari.
-James- sussurrò -ehi James!-
Gli occhi divennero ambrati.
-Felpato!- esclamò l'amico, allegro -Come va?-
Sirius sbuffò.
-Sto andando alla punizione- rispose -felicità!-
-Questo lo immaginavo-
Gia, che risposta stupida, pensò il moro.
Sentì dei rumori e alzò lo sguardo.
Per fortuna non era nulla.
-Emozionato per sta sera?- chiese quindi.
Ramoso sorrise.
-Finalmente bacerò la Evans! Cosa posso volere di più dalla vita?-
Ci fu qualche minuto di silenzio, con solo i passi di Sirius che si dirigeva verso l'ala del castello dove si trovava la sala dei trofei.
-Vorrei che fossi al mio fianco- aggiunse James.
Era raro esprimessero il loro affetto ad alta voce.
Sapevano quanto l'uno volesse bene all'altro - a dirla tutta, nessuno nel castello ne era ignorante - ma era raro lo esprimessero a parole.
Era una cosa che sapevano esserci, senza bisogno che venisse esplicitata.
-Lo vorrei anch'io- gli rispose.
James inarcò un sopracciglio.
-A proposito- cominciò -ma come ci sei finito in punzione? Remus mi ha raccontato stralci della storia ma non ho ben capito-
-E'...- riflettè -complicato-
Temeva che Juliet sospettasse qualcosa.
Era palese il fatto che Sirius si fosse preso la punizione per proteggerla.
E se fosse stato indiscreto?
Lei non poteva sapere ciò che lui provava.
Ne andava della sua sicurezza.
Era troppo importante.
-Devo andare Ramoso- gl sorrise amaramente Sirius -divertiti anche per me-
Il contatto dei loro sguardi si interruppe.
E il moro rivide la sua immagine riflessa normalmente nello specchio.
Spinse la porta della sala dei trofei e vi entrò.
Juliet era già arrivata, e si stava guardando intorno ammirata.
Era bellissimo lì dentro.
La ragazza pensò che, per lo meno, avrebbe trovato qualcosa di interessante mentre lucidava quella marea di trofei.
-Ciao- disse Sirius, piatto.
Lei si voltò e il volto le si rabbuiò comparendo visibilmente a disagio.
Lui non aspettò una risposta e, dopo aver preso uno straccio, prese a lucidare un trofeo a caso.
Juliet lo imitò.
Le capitò sotto mano un trofeo con un nome che le era familiare.
Minerva McGranitt.
Lo lucidò con cura, data anche la stima che nutriva per la professoressa, e nel mentre prese a lanciare occhiate di sottecchi a Sirius.
Cosa poteva fare?
Avrebbe dovuto ringraziarlo?
Dopotutto, aveva tentato di proteggerla.
Lui sbuffò.
-Juliet- disse, voltandosi per sorriderle malizoso -vuoi per caso un ritratto? C'è una ragazza con cui sono stato che mi aveva proposto di posare per lei. Nudo-
Lei alzò subito una mano, per frenarlo, scandalizzata.
-Non lo voglio sapere- disse.
Lui rise.
-Comunque...- iniziò , facendo un profondo respiro -volevo ringraziarti, per oggi pomeriggio. Mi dispiace sia finito anche tu in punizione, solo per aiutare me-
Sirius fece scoccare la lingua.
La guardò con gli occhi chiari scuriti.
-Sei stata una stupida, se me lo permetti- disse.
Lei ammutolì.
-Io ti offro la possibilità di salvarti il sedere e tu no! Devi per forza dire la verità!-
Juliet fece qualche passo avanti, gli occhi due fessure.
-Come scusa? Oh beh, mi dispiace se sono abbastanza grande da volermi prendere le mie responsabilità!- replicò, punta sul vivo -E se non voglio che qualcuno si prenda colpe di cose che non ha fatto!-
-A volte potresti anche solo accettare l'aiuto che ti viene dato-
-E tu potresti smetterla di offrire aiuto che non è gradito!-
Sirius alzò le braccia al cielo.
Poi con ampie falcate le si avvicinò.
Le prese il volto tra le mani e la fissò intensamente negli occhi.
-E ora cosa vuoi fare?- sussurrò Juliet, non riuscendo a stare zitta -Baciarmi e poi scappare? Oppure baciarmi e poi insultarmi? In entrambo i casi, ti ripeteresti-
Sirius sbattè le palpebre, però non si mosse.
-Chiedimi qualsiasi cosa- mormorò -e ti risponderò sinceramente-
-Perchè ti comporti così? Perchè non riesco mai a capirti del tutto?-
Lui si allontanò.
Fece di tutto per non guardarla negli occhi.
Prese in un mano un trofeo e lo strinse, fino a farsi sbiancare le nocche.
-Io voglio solo proteggerti-
Sembrò che qualcuno gli avesse strappato le parole a forza, come se avesse avuto un uncino piantato nel cuore che qualcuno aveva estratto.
-E da cosa?-
Juliet buttò fuori il fiato che non si era accorta di star trattenendo.
Sirius la guardò impotente e lei riuscì a percepire quanto stesse soffrendo in quel momento.
Ma come poteva fare in modo che non soffrisse più, se lei non sapeva per cosa stesse soffrendo?
-Mi dispiace davvero tanto, Jules- disse infine lui.
Lei distolse lo sguardo.
-Forse è il caso che non mi chiami più Jules- rispose, la voce meno fredda di quanto avrebbe voluto.
Lui fece per dire qualcos'altro, ma poi rimase in silenzio.
E la serata si concluse.

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