VI. Amissio atque spes

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"Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci"
-William Shakespeare

Lily chiuse le dita intorno al boccino d'oro e se lo portò al petto.
Sospirò, accasciandosi di nuovo sulla panca.
Si passò una mano in volto, chiedendosi cosa fare.
Si guardò intorno: ormai erano andati via quasi tutti e il campo da Quidditch si ergeva di fronte a lei.
Non le era mai piaciuto volare.
Era una persona terribilmente razionale, lei.
Una di quelle ragazze che pensano sempre più e più volte prima di agire, a differenza di Juliet che era più impulsiva.
E volare rasentava l'irrazionalità.
Era buffo, pensato da una ragazza che possedeva una bacchetta magica e parlava quotidianamente con il fantasma di un uomo a cui avevamo sbagliato la decapitazione.
Fin da piccola aveva sempre creduto che la sua anima gemella sarebbe stata qualcuno con le sue stesse caratteristiche.
Eppure, con il tempo, aveva capito che il mondo è bello perchè vario e di conseguenza forse la persona destinata a lei era qualcuno di completamente diverso.
Alla fine, gli opposti si attraggono.
A volte di notte, quando non riusciva a prendere sonno, si alzava e si sedeva sul davanzale della sua camera.
Da quel punto della torre di grifondoro si riusciva sempre a scorgere la luna.
E Lily a volte le parlava.
Potrebbe sembrare stupido, ma l'aiutava.
L'aiutava davvero.
Fissare l'enorme stella mentre i suoi brillanti raggi le carezzavano la pelle rosea era sinonimo di tranquillità per Lily.
La ragazza guardò il disco dorato che stringeva tra le mani e sospirò.
Cosa doveva fare?
Non poteva darla vinta a James, non poteva proprio.
Un'altra sua caratteristica era l'orgoglio.
Se lei non avesse fatto nulla, il ragazzo si sarebbe montato la testa - più di quanto non lo facesse già, pensò Lily - e avrebbe creduto di avere possibilità con la rossa.
E non ne aveva assolutamente.
La ragazza si alzò, decisa a mettere fine a quella storia.
Sarebbe andata negli spogliatoi e avrebbe parlato con James, giusto per chiarire le cose.
Dopotutto, pensò, saranno già andati via tutti mentre Potter è sempre l'ultimo.
Di sicuro, se Lily avesse saputo cosa l'avrebbe aspettata una volta arrivata nello spogliatoio, non ci sarebbe mai andata.
Ma purtroppo la ragazza non aveva il dono della divinazione come i Centauri
- trovava anzi la materia anche piuttosto stupida e infondata - e quindi proseguì spedita verso gli spogliatoi.
Non pensò nemmeno di bussare, troppa la foga di lasciarsi quell'imbarazzante situazione alle spalle.
Una volta dentro, sbattè le palpebre un paio di volte.
Perchè non c'era nessuno?
Si guardò intorno e vide che dei borsoni con lo stemma di grifondoro ce n'era solo uno, che sembrava fosse stato lanciato senza troppa preoccupazione di dove andasse a finire.
La rossa inarcò un sopracciglio ramato, inclinando la testa.
Poi, ad un tratto, le porte che nascondevano a chi si trovava fuori le docce, si aprirono, e ne uscì una figura.
Capelli neri spettinati e occhi ambrati.
James Potter.
Nudo.
La mano destra di Lily scattò, lasciando cadere il boccino d'oro, sugli occhi verdi di lei che si serrarono.
-Dio Potter, quanto tempo ci impieghi per fare una dannata doccia?!- sbottò -La partita è finita da mezz'ora!-
James, senza il minimo turbamento, si appoggiò con nonchalance alle travi che sormontavano le panche sotto le quali c'era il suo borsone.
-Evans, ti mancavo?- chiese, con voce maliziosa.
Lente goccioline d'acqua gli bagnavano il viso e le linee nette dei pettorali che delineavano il perfetto fisico scolpito.
La ragazza, ignara del fatto che lui fosse ancora nudo, spostò di poco le dita.
-Perchè non ti sei ancora vestito?!- strillò dunque, voltandosi dall'altro lato non tanto per non vedere, ma per evitare che lui vedesse il rossore che le aveva tinto le guance.
-Cosa fai Evans, sbirci?-
James si chinò e frugò nel suo borsone.
Ne tirò fuori un asciugamano che si legò in vita, dopo aver tamponato i capelli neri come il carbone.
-A proposito- disse con voce melliflua, chinadosi vcino a Lily -ti è caduto questo-
Questa volta, con molta più cautela, la ragazza si voltò e poi osò aprire gli occhi.
Non era vestito, ma per lo meno le sue intimità erano coperte.
Sospirò di sollievo.
Non si accorse nemmeno che il suo sguardo smeraldo stava esamminado il petto perfetto del ragazzo, non riuscendo a trovare nemmeno un difetto, suo malgrado.
La sua mente venne riportata alla realtà da un finto colpo di tosse da parte di James, che la stava guardando con gli occhi ambrati brillanti.
Lily buttò fuori il fiato che non si era accorta di star trattenendo.
Poi si sforzò di alzare il mento, come se l'essere stata colta ad osservarlo non l'avesse minimamente toccata.
-Quindi Evans, come mai qui a rallegrare le mie giornate?- fece James, poi si rispose da solo -Per congratularti della mia bravura e pregarmi di prendere tutti i boccini nelle prossime partite in tuo onore? Prometto di fare il possibile-
-No!- disse lei, forse con troppa veemenza.
Sperò che le sue guance fossero tornate del colore abituale, ma ne dubitava altamente.
-Certo, come no-
Il ragazzo sorrise malizioso e fece per restituirle il boccino d'oro, ma Lily lo bloccò.
-Non lo voglio-
James sembrò sorpreso per davvero, perchè non trovò nulla di sarcastico o malizioso da ribattere.
Probabilmente non era assolutamente la risposta che si aspettava.
-Evans, l'ho vinto per te-
Lily sfoderò un sorriso tronfio.
-Ma io non ti ho mai chiesto di vincere per me-
Raccolse la sua borsa e a grandi passi se ne andò.
Si chiuse quindi la porta alle spalle, respirando affanosamente, e sentendosi le guance ancora in fiamme.
Piano piano si lasciò cadere e finì seduta per terra, incurante del fango che le sporcava la divisa scolastica e appoggiò la schiena alla porta.
-Che figura di merda- decretò, mentre si prendeva il volto fra le mani e non riusciva ad impedirsi di ridere.

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