XVI. Beatitudinis consectatio

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"Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri"
-Charles Bukowski.

Sirius diede l'ennesimo calcio all'ennesimo sasso che c'era in quel piccolo giardino.
Sospirò frustrato.
Non riusciva a capire perchè si trovasse lì.
In quel posto che gli aveva causato solo ricordi così infelici.
Si voltò, smettendo per un attimo di guardare il giardino all'inglese dove si trovava, per rivolgere lo sguardo verso la schiera di appartamenti babbani che si ergeva a pochi metri da lui.
Se solo fossero stati semplici appartamenti babbani.
Se solo, in mezzo, non fosse stata nascosta l'ancestrale casa della famiglia Black.
La sua casa d'infanzia.
Tirò un altro calcio ad un sasso.
-Sirius!- una voce divertita lo chiamò.
Lui si voltò di scatto.
Chi era?
Gli era parso si trattasse di... no, non era possibile.
Non poteva essere lì.
Non avrebbe dovuto.
-Sirius!-
Lente e piccole gocce di pioggia avevano cominciato a scendere dal cielo che si stava scurendo.
Una cadde sul volto di Sirius.
Questa volta il ragazzo ebbe la prova che il suo pirmo pensiero era giusto.
Vide Juliet, oltre la strada che attraversava il numero dodici di Grimmauld Place che gli sorrideva.
Era vestita con un abito lungo, di quelli dell'epoca vittoriana, che si allargava oltre la vita.
Si guardò lui stesso, rendendosi conto di trovarsi in camicia e pantaloni neri.
-Jules?- le chiese, titubante.
Perchè era lì?
-Andiamo, prendimi se ci riesci!-
Juliet sorrise e poi, con uno scatto che Sirius trovò molto agile nonostante il vestito che doveva essere un bell'impedimento, si buttò a capofitto nel boschetto che aveva alle spalle.
Lui la seguì.
La pioggia era diventata più consistente, man mano che i due si rincorrevano.
Juliet era veloce ma Sirius di più.
La prese per la vita e la fece appoggiare ad un albero.
La ragazza non smetteva di ridere.
-Ti ho presa- sussurrò Sirius.
Lei dischiuse la bocca, smettendo di ridere.
Per qualche istante - o forse erano passati anni? - i due si guardarono negli occhi.
Azzurro scuro contro azzurro chiaro.
Il cielo dell'inferno attraversato da un pezzo di vetro.
Sirius aveva gli occhi neri dal desiderio, era evidente.
Ma non poteva fare nulla, era per il bene di Juliet.
Lui doveva proteggerla, se lo era ripromesso.
A costo di essere lui quelo che avrebbe sofferto.
Eppure...
Le labbra di lei erano calde e invitanti, solo a pochi centimetri di distanza.
Può un bacio essere una dannazione eterna?
Sirius si chinò sempre di più.
E quando ormai le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza, Juliet parlò, facendo percepire il suo fiato incredibilemente freddo sulla pelle di lui.
-Perchè non mi hai presa quando eri ancora in tempo?-
Sirius si alzò si scatto, guardandosi intorno disorientato.
Aveva la pelle imperlata di sudore e i capelli neri attaccati al collo.
Si guardò intorno, intontito, come se avesse preso una botta in testa.
Era nella sua camera, ad Hogwarts.
-Felpato- disse James -ho davvero bisogno di parlarti-
Sirius si stropicciò gli occhi.
-Che ore sono?- domandò, con un mezzo sbadiglio.
-Quasi le nove-
Il ragazzo sospirò.
James lo guardò.
Raramente Sirius lo aveva visto così: il volto aperto, completamente sincero e vulnerabile.
-Ramoso- iniziò -tutto bene?-
Si alzò e lo raggiunse sul davanzale della finestra.
-Fra una settimana è il compleanno di Lily- disse il ragazzo dagli occhi ambrati, come se quella semplice frase avrebbe potuto spiegare tutto.
Normalemente, Sirius avrebbe alzato gli occhi al cielo.
James ripeteva ogni anno, puntualmente una settimana prima, che al compleanno di Lily lui l'avrebbe conquistata.
Ma questa volta era diverso.
Lui l'aveva sempre chiamata Evans.
Mai Lily.
-E vuoi ripetere che anche quest'anno la conquisterai?- smorzò l'atmosfera, sperando di farlo ridere.
Ma l'amico non sembrava averlo sentito.
Sirius stava cominciando a preoccuparsi.
Gli poggiò una mano sulla spalla.
-Ehi, io sono qui se vuoi dirmi ciò che senti- si offrì.
Ramoso lo guardò finalmente negli occhi.
Erano spenti, la luce malandrina che di solito li animava era come scomparsa.
Poi poggiò la mano su quella dell'amico.
-Vale lo stesso per te, Sirius- gli rispose.
-Non cambiare argomento, James-
L'altro sospirò.
-E' solo che parlare di me, per quanto possa sembrare strano, ora non è il mio argomento preferito-
Sirius soffocò una risata.
-Non pensavo che queste parole sarebbero mai potute uscire dalla tua bocca- commentò, un piccolo sorriso sulle labbra.
-Le cose cambiano-
Ci furono attimi di silenzio, in cui i due amici rimasero semlicemente a guardarsi.
A volte intrattenevano una serie di lunghe conversazioni senza dire una sola parola capendosi lo stesso alla perfezione.
-Tu sei innamorato di Juliet, non è vero?- chiese ad un certo punto James.
Sirius lo guardò attonito.
Era così evidente?
Era stato così attento, così preciso nel non mostrare la minima emozione.
Cosa poteva averlo tradito?
-Non stare a scervellarti sul perchè lo sappia e non stare nemmeno a negare ciò che provi- gli disse tranquillamente Ramoso -semplicemente me ne sono accorto, perchè ti conosco come se fossi me-
Sirius sospirò.
-Vedo come la guardi- continuò James -puoi mascherare i tuoi sentimenti con le parole o i gesti, ma non puoi nasconderli con gli occhi. I tuoi occhi ti tradiscono-
-Io la amo- confessò alla fine il ragazzo dai capelli dello stesso colore dell'ebano -anche se non posso, per il suo bene-
-E non vuoi che lo sappia?-
Non ci fu risposta.
-Avevo quasi dimenticato cosa significasse sentire la mancanza di qualcuno- mormorò Sirius, dopo un po'.
-Sentire un vuoto dove ha posto il cuore e non capire perchè- disse James guardando l'amico.
Fu il turno di Felpato di non guardare l'altro, poichè aveva lo sguardo fisso verso il Lago Nero.
-E lo si prova di solito quando si è innamorati- osservò Ramoso, piano.
Temeva che Sirius potesse scattare come un cane rabbioso.
-Tu sei innamorato della Evans, non è vero?- chiese allora il moro voltandosi.
Aveva gli occhi che scintillavano.
-Io...- James non sapeva cosa dire -credo di si-
-E allora perchè continui a stuzzicarla?-
-Forse perchè è divertente?-
Ma, in realtà, nemmeno lui ne era più tanto sicuro.
Forse era perchè non voleva ammettere i suoi sentimenti.
-Se provi davvero qualcosa per lei- continuò Sirius -devi trovare il modo di dimostraglielo-
-E come? Diventando maturo? Difficile sai-
-Non è vero. Tu lo sei già-
James lo guardò sbigottito.
-Ti devo forse ricordare che il primo settembre mi hai detto tutto il contrario?- chiese ironico.
-E che tu ne eri fermamente convinto a differenza di ora?- chiese a sua volta l'altro.
Si guardarono per qualche istante, in silenzio.
-I pensieri cambiano- disse infine Felpato.
-O forse sono le persone che ci circondano a farceli cambiare- replicò invece Ramoso.

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