XII. Hospites

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"Love of my life, you've hurt me
You've broken my heart and now you leave me
Love of my life, can't you see?
Bring it back, bring it back
Don't take it away from me, because you don't know
What it means to me"
-Queen, Love of my life.

James osservò i suoi compagni di squadra e sorrise.
Era entrato nella squadra di Quidditch di grifondoro al secondo anno e nel corso dei suoi anni ad Hogwarts aveva ottenuto un sacco di premi e riconoscimenti.
Ma il migliore era stato l'onore di diventare capitano, al suo quinto anno.
Il Quidditch era l'unica cosa in cui lui non si sentiva superiore a nessuno.
Era uno sport di squadra, nel quale James sapeva quanto ognuno dei componenti di essa fosse importante.
Il cercatore - il suo ruolo - era ovviamente un ruolo importante che portava alla vittoria della partita, ma non quello fondamentale.
Il cercatore aveva bisogno della protezione dei battitori che impedivano venisse colpito dai bolidi, i cacciatori servivano a fare goal mentre il portiere a parare i goal avversari.
Se fosse stato da solo in squadra, James non avrebbe vinto nemmeno una partita.
-Ragazzi!- li richiamò all'ordine.
I grifondoro vincevano perchè erano uniti.
-Per molti di noi, questo è l'ultimo anno- James guardò Frank Paciock che gli fece un sorriso amichevole -e i serpeverde sono i nostri eterni rivali da quando Hogwarts è stata fondata. Questa partita è importante, ragazzi. E' il mio ulimo anno qui, e la coppa deve essere dei grifondoro-
Guardò uno per uno i componenti della squadra.
Dalla piccola Jennifer, del quarto anno, al mastodontico portiere Chuck, del sesto.
-Ma la cosa fondamentale è che dovete divertirvi- continuò James -giocate come se fosse un allenamento: tentate, rischiate. Perchè solo i coraggiosi vengono ricompensati-
-Qual'è la tattica di oggi, James?- domandò Frank, stringendosi i guanti da cacciatore -Che strategia utilizzeremo?-
Il capitando dei grifondoro sorrise.
Se vincerai tu, potrai baciare la Evans.
-Velocità- rispose -serpeverde non deve segnare-

******

-Perchè ho accettato la scommessa?- si disperò Lily -Perchè?-
-Perchè sei troppo orgogliosa- la rimbeccò Juliet.
La rossa sospirò.
-Forse avresti dovuto pensare prima di accettare la scommessa- commentò Remus, sorridendole con un sorriso di scuse.
La ragazza si passò una mano sugli occhi, stanca.
Juliet posò una mano sulla spalla del ragazzo.
-Non rincuorarla- disse -se lo merita. Se solo pensasse prima di parlare!-
Lily fece una mezza risata.
-Ma se sono la persona più razionale di questo mondo- osservò, con gli occhi verdi di nuovo luminosi.
Sirius rise, una risata che parve un latrato.
-Quel tipo di persona è il nostro caro Lunastorta- disse.
Juliet non lo degnò di uno sguardo, mentre si rivolgeva all'amica.
-Tu sei impulsiva, amica mia- le disse, con affetto -specialmente quando si parla del tuo orgoglio-
Lily arrossì.
-Guarda il lato positivo Evans- aggiunse Peter con la sua vocina, mentre masticava uno zuccotto -potresti anche vincere-
-Ah ne dubito, Potter è bravo-
Fece ancora qualche passo, seguendo la strada che portava al campo di Quidditch, e poi si fermò di botto: le mani premute sulla bocca.
Si voltò molto lentamnete, quasi come se avesse paura di cosa avrbbe trovato una volta girata.
I suoi occhi erano sgranati.
-L'ho detto davvero?- sussurrò -Che un fulmine mi colpisca!-
Peter si guardò intorno preoccupato.
Juliet rise e cominciò a camminare all'indietro.
-Però è ancora tutto da vedere- e le puntò un dito contro -James deve prendere il boccino prima che serpeverde segni e i serpeverde sono forti. Ci metteranno poco a...-
Ammutolì.
Era andata a sbattere contro qualcuno, e le loro schiene avevano prodotto un rumore soffocato a causa dei cappoti che le avvolgevano.
Lily, Remus, Sirius e Peter impallidirono.
Oh no, pensò Juliet, sono finita.
Se i suoi amici avevano quell'espressione, poteva voler dire solo una cosa.
Si girò lentamente, facendo un respiro profondo, e venne tirata indietro da qualcuno.
-Mi scusi professore- sentì la voce di Sirius dietro di lei -non l'avevo proprio vista-
-Black- la voce del professore di Difesa contro le Arti Oscure era tombale.
Il professor Harris era tutto ciò che i ragazzi del primo e secondo anno temevano di più al mondo.
Un uomo sulla cinquantina, alto e con due enormi baffoni che gli coprivano quasi completamente la bocca.
-Non mentire- disse -non sei stato tu-
I suoi occhi neri come quelli degli squali si posarono su Juliet.
-Ma lei- rispose -tu non sei così leggero, Black-
La bionda deglutì.
-Mi dispiace tanto, professore- rispose quindi
-Sirius voleva solo essere gentile, è colpa mia-
Sirius la fulminò con lo sguardo.
-Non è vero- disse -è il contrario-
-No-
-Si-
-No-
-Si-
-N...-
-Okay basta! Smettetela, siete ridicoli!- tuonò Harris -In punizione entrambi. Ora-
I due si voltarono di scatto.
-Cosa?!- esclamò Sirius -Ma io sono il cronista! E sono anche in ritardo!-
-Pensi sia un problema mio?-
Il ragazzo lo squadrò, stringendo i pugni, gli occhi azzurri impotenti.
-No, ovviamente no- sibilò a denti serrati.
Juliet si sentì in colpa, anche se a conti fatti la colpa non era sua.
Sirius aveva scelto di prendersi la colpa, proteggendola.
Perchè lo aveva fatto?
Perchè un giorno la baciava e il giorno dopo le urlava contro?
Perchè faceva un passo avanti e dieci indietro?
Perchè doveva essere tutto così dannatamente complicato?
Forse era lei ad essere complicata.
Forse avrebbe semplicemente dovuto spegnere il cervello e farsi guidare dall'istinto, senza ragionare.
Ma che genere di amore è un amore senza libero arbitrio?
Amore.
Un concetto così grande da fare quasi paura.
Forse paura la faceva davvero.
Quindi cosa diavolo provava per Sirius?
Non poteva essere amore.
Non era possibile.
E perchè quando pensava alla parola amore, in mente non le comparivano solo un paio di occhi azzurri ma anche un paio nocciola?
Perchè se pensava a Sirius si ritrovava a pensare anche a Remus?
Erano così diversi.
Così... lontani, come i poli opposti di una stessa calamita.
Come le due facce di una stessa medaglia.
Se ne guardavi una, l'altra sembrava chiamarti dalla parte posteriore.
Non potevi tenerne in mano una senza tenere in mano anche l'altra.
E così erano Sirius e Remus per lei.
Sospirò.
Certo che a volte la vita era proprio strana.

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