XXVIII. Promissum

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"Ogni promessa è debito"
-Proverbio.

Cara Petunia,
è la prima volta che ti scrivo da quando abbiamo litigato.
La prima volta che ti scrivo da quando sono arrivata ad Hogwarts al primo anno.
E' strano iniziare una lettera scrivendo il tuo nome.
Ma che altro nome dovrei scrivere altrimenti?
Sei l'unica persona che mi rimane, Tunia.
So che non sei sola - e non credere che io lo sia, perchè sono tutto fuorchè non amata - ma sai che non intendevo sola in quel senso.
Tu sei l'unica persona che mi rimane con il mio stesso sangue.
Mi sarebbe piaciuto esserci, al loro funerale.
Al funerale di mamma e papà.
C'erano tante persone?
Il parroco ha fatto un bel discorso?
Gli ha ricordati nella maniera giusta?
In realtà non so nemmeno se risponderai a questa lettera.
Però io te la scrivo lo stesso, perchè ho anche qualcosa da chiederti.
Come va con Vernon?
Mamma mi aveva raccontato che vi siete sposati, a novembre.
Mi è dispiaciuto sapere che non mi hai invitato.
Mi sarebbe piaciuto farti le congratulazioni.
Però non importa, ormai è successo.
Non ha senso piangere sul latte versato, no?
Invece io ti inviterò al mio matrimonio, Tunia.
Mi farebbe piacere se fossi la mia seconda damigella d'onore.
Lui si chiama James ed è... non c'è una parola per descriverlo.
Diciamo che quest'anno ne sono successe di tutti i colori e il nostro amore è stata una cosa inaspettata ma lo stesso bellissima.
Oddio, sto diventando smielata...
Va bene, è arrivato il momento di salutarci.
Prenditi cura di te, Petunia.
Lily.

Lily adagiò la piuma sulla scrivania, sentendosi il cuore più leggero.
Era stata una lettera liberatoria.
Era decisa.
Le cose tra lei e sua sorella si sarebbero sistemate, avrebbe fatto di tutto per far si che si sistemassero.
Il matrimonio tra lei e James si sarebbe svolto a dicembre, perchè nonostante i costanti pericoli che li accerchiavano, lei era stata ferma sulle sue decisioni.
Voleva un matrimonio perfetto e questo richiedeva tempo.
Mise la lettera, accuratamente ripiegata, in una busta con l'intenzione di consegnarla in giornata alla Guferia.
Lily si guardò nello specchio che aveva davanti alla scrivania.
Osservò il suo piccolo volto pallido, dominato dagli occhi verdi che avevano perso la loro caratteristica luce.
Come poteva evitarlo?
Quella mattina Remus le aveva riferito del suo piano: sarebbe andato con i lupi mannari e avrebbe fatto da spia.
Era così in pensiero per lui...
Non osava immagnare come si sentisse James.
Vide che aveva dei cerchi scuri sotto gli occhi, dovuti alla settimana di prigionia a villa Black.
Sospirò, mentre prendeva un po' di correttore.
Non era una ragazza che amava truccarsi, anzi, sarebbe potuta benissimo essere la classica ragazza "acqua e sapone".
Però... oggi non sarebbe dovuta sembrare stanca, per Remus.
Aveva anche i segni delle lacrime sulle guance scavate.
Sembrava che anche i suoi capelli capissero ciò che stava succedendo nel mondo magico, da un anno a quella parte, perchè sembravano spenti.
Come se il loro solito rosso acceso fosse stato sostituito con qualcosa di più sbiadito.
Sentì qualcuno bussare alla finestra del dormitorio.
Lily si voltò, incuriosita.
La torre dei grifonforo era una delle torri più alte del castello, quindi chi mai poteva essere?
James era lì, oltre il vetro della finestra, seduto sulla sua scopa.
Il vento gli muoveva i capelli neri e sembrava più bello che mai.
Lei si alzò e si avvicinò a lui.
Aprì la finestra e lo osservò, con un sopracciglio alzato.
-Tu sei completamente pazzo- disse, non riuscendo però a nascondere un sorriso.
James alzò le spalle.
-Può essere- ammise -ma com'è il detto? Tutti i migliori sono pazzi-
-Più che un detto, è una citazione, James- rise Lily -di "Alice nel paese delle meraviglie"-
-Stessa cosa-
Si guardarono per qualche istante.
-Allora mia promessa sposa- le sorrise James
-vuoi farmi aspettare tutto il giorno oppure salti su?-
-Dubito che Renzo avrebbe mai chiesto una cosa del genere a Lucia- commentò lei.
-Chi?-
La ragazza fece un gesto con la mano come per scacciare una mosca.
-Sono i protagonisti di un romanzo italiano dell'ottocento-
-Certamente-
Lily osservò poi non troppo convinta la scopa e la notevole altezza che la separava da terra.
Deglutì.
-Magari...- balbettò -magari un'altra volta, mh?-
James fischiò piano.
-Come dici? Lily Evans ha paura?-
-Certo che no- rimbeccò subito lei -ho sale in zucca a differenza tua!-
-Queste sono le esatte parole che direbbe qualcuno che ha paura-
-Io non ho paura!-
Per tutta risposta, Lily scavalcò agilmente la finestra e si aggrappò a James, sedendosi sul manico dlela scopa dietro di lui.
-Se ci schiantiamo al suolo- lo minacciò, mentre lo abbracciava per tenersi -giuro che ti uccido-
La risata di lui fu cristallina.
-La prendo come una promessa, Lily- le disse.
Si allontanarono dalla torre di grifondoro e cominciarono a volare alti nel cielo azzurro.
Avrebbe voluto chiedergli come stava, ma Lily sapeva che non era una buona idea.
James era fatto così.
Non bisognava forzarlo: se ne avesse avuto voglia, avrebbe tirato fuori lui l'argomento Remus.
-Mi credi ancora pazzo?- le chiese James.
-Forse un po' meno, ma pazzo lo rimani comunque- replicò lei.
Rimasero in silenzio per un  po'.
-Solo...- sussurrò alla fine Lily, stringendosi un po' di più a lui -non farmi cadere, va bene?-
James le carezzò la mano che gli stringeva la vita.
-Non lo farei mai-

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