Higher, Brian Fresco ft. Chance the Rapper.
Un anno prima...
Era una giornata come le altre nel Queens.
Mi stavo preparando per andare al college, mentre sentivo le urla della zia Amélie contro la TV, o meglio contro il telegiornale, perché non faceva altro che riportare notizie sui crimini.Colpa dei giornalisti, zia?, le domandavo sempre in modo retorico. È colpa dei delinquenti statunitensi che continuano a uccidersi, rubare o fare corse pazze in automobile nelle strade principali di New York, non di certo dei poveri giornalisti malcapitati che devono leggere il loro copione e che stanno facendo il loro mestiere.
Scesi al piano di sotto e sorrisi alla vista di zia Amélie che, con la scopa in mano, inveiva contro il televisore, che trasmetteva immagini di una parte del Queens nei pressi della scuola, con annessa intervista al preside del college che frequentavo io.
"Zia, che succede?" domandai, riferendomi al servizio giornalistico.
"Ah, non sono altro che tre o quattro delinquenti che stavano per picchiare un povero ragazzo. La rissa è stata fermata da un tizio alato vestito di rosso." spiegò con la sua precisione impeccabile.
Zia Amélie è una donna sulla cinquantina, rimasta vedova da circa vent'anni, e in realtà non è propriamente mia zia, ma la zia di mia mamma.
Vivo con lei dall'età di tre anni, da quando i miei genitori sono misteriosamente scomparsi dopo che sono usciti di casa in macchina.
Alcune forze dell'ordine li hanno dati per dispersi, altri hanno ritenuto che fossero morti, e dopo così tanto tempo mi sono convinta anche io che sia così, ma le indagini procedono ancora ininterrotte, e sembra che dietro alla loro scomparsa ci sia qualcosa di ben più grosso, che nessuno sa o che nessuno vuole dire."Spider-man, zia, è Spider-man. E non è alato. Si muove lanciando ragnatele." spiegai alla donna.
Da sempre si parlava dell'Uomo Ragno, che già più di una volta ha sventato rapine, salvato vite e evitato incidenti spiacevoli in tutto il Queens, ma zia Amélie ancora non aveva capito come si chiamasse.
"Ho sentito il nome Spider-man. Che cos'altro ha fatto di strepitoso?"
La voce squillante di Kevin mi arrivò alle orecchie. Mi voltai proprio mentre si stava infilando la maglietta, scendendo di corsa le scale per vedere la parte rimanente del servizio sull'Uomo Ragno.
Kevin Davies aveva la mia stessa età, ed era mio cugino. Mia madre era sorella di sua madre, che è via per lavoro insieme a suo padre, mi pare siano in Europa da molti anni.
Anche lui perciò è cresciuto qui a casa di zia Amélie, insieme a me, e frequenta il mio stesso college.
"Ha salvato un ragazzino da tre bulletti che volevano pestarlo, suppongo." risposi io.
"Figo, è davvero la nostra salvezza quel tipo!" esclamò.
"Su, basta cincischiare, andate a scuola o farete tardi." intervenne zia Amélie spegnendo la TV.
Annuii e presi il cellulare dal tavolo.
"Ci vediamo oggi, zia!"Con questo uscii di casa, con Kevin al mio fianco, e percorremmo la strada insieme, chiacchierando del più e del meno e dei vari corsi che ognuno avrebbe avuto quella stessa mattina, come di consueto.
Arrivammo al college, la 'Midtown School of Science and Technology', scuola più frequentata di tutto il Queens.
Mi diressi verso il mio armadietto continuando a parlare con Kevin, attraversando il corridoio affollatissimo.
"Ehi Grace." mi salutò una voce. Era Theo Barnes, il mio migliore amico, che arrivò verso di me con un paio di libri sottobraccio.
"Ti lascio allora." mi sussurrò Kevin dandomi una pacca sulla spalla e allontanandosi, presumo verso i suoi compagni di classe.
"Ciao Theo. Ti vedo allegro, che c'è?" risi aprendo l'armadietto per prendere il libro di chimica.
"C'è che ho chiesto alla Collins di uscire, e indovina un po'? Ha accettato!" esclamò sorridendo sornione.
Theo era cotto di Annie Collins da una vita, e finalmente era riuscito a sconfiggere la timidezza e la paura di ricevere un pugno in faccia e aveva chiesto alla ragazza di uscire.
Lei era una delle ragazze più popolari della scuola con la scusa che faceva parte della squadra di atletica. Anche Theo era un po' popolare, faceva parte della squadra di football.Io invece ero piuttosto riservata, anche se molti mi conoscevano, anche di altri corsi, perchè ero amica di Theo.
Ed è stata proprio questa la mia rovina, l'essere la sua migliore amica, perchè un compagno di squadra di Theo, Brian Cooper, in assoluto il ragazzo più popolare della scuola, mi aveva adocchiato da tempo e ci provava spudoratamente con me.
Era il classico figo per cui tutte le ragazze sarebbero impazzite e sinceramente ho perso il conto delle ragazze a cui è stato insieme.E non capivo il motivo per cui volesse provarci con me.
A me non piaceva, era troppo spaccone ed egocentrico, mi veniva voglia di tirargli un calcio lì dove non batte il sole ogni volta che lo vedevo."Sono felice per te, Theo, davvero." dissi.
"Anche io sono felice per me!" esclamò non riuscendo a smettere di sorridere.
Chiusi l'armadietto e lo guardai sorridendo.
"Avanti dai, andiamo a lezione."Non era ancora suonata la campanella, ma non intendevo incontrare Cooper già di primo mattino.
"Eccola qui la signorina Edwards, ti aspettavo piccola."
La voce odiosa del ragazzo, a differenza di quel che speravo, mi si infranse contro in un batter d'occhio.
Sorrideva, insieme a due suoi amici, e mi guardava in modo avido, facendomi sentire tremendamente a disagio.La mia incazzatura interiore degenerò, sia per il suo soprannome 'piccola', sia per la sua presenza in sé, che mi urtava non poco.
"Non chiamarmi mai più piccola, insulso moscerino." mormorai a denti stretti, dandogli un pugno in faccia, come mi ero immaginata di fare da tempo.
Sentii l'impatto delle mie nocche contro il suo naso, e il rimbombo della sua testa vuota, e provai un immenso piacere nel vedere la sua faccia stupita una volta che tolsi la mano dal suo volto.
Anche Theo mi guardava senza parole, ma io, dopo avergli lanciato uno sguardo d'ammonimento, me ne andai, con il mio migliore amico al seguito.
"Ma tu... sei... pazza! Si sarà rotto il naso! Non vinceremo più una partita senza di lui!" esclamò.
Sempre quel solito football del cazzo, pensai.
"Almeno non mi importunerà più." sussurrai, entrando nell'aula.
E, per la prima volta nella mia vita, avevo fatto capire a Cooper con chi avesse a che fare.
Soprattutto, iniziai a sentire una sensazione dentro di me, come se un potere nascosto si fosse improvvisamente liberato.
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𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐓𝐡𝐞 𝐔𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚𝐭𝐮𝐦
Fanfiction• Tempo di ambientazione: Post Civil War; Infinity War Grace Edwards ha una vita pressoché normale, ma è diversa dalle altre ragazze: ha dei poteri soprannaturali. Nick Fury non esita a rintracciarla, invitandola ad unirsi allo S.H.I.E.L.D. e a que...