Fast car, Jonas Blue ft. Dakota.
"Esigo una spiegazione però." mi ordinò Theo dall'altro capo del telefono.
"Non te lo dirò mai."
Quella sera mi aveva chiamato, dopo un pomeriggio noioso, e voleva sapere se avevo parlato con Kevin o zia Amélie.
Alla mia risposta negativa, aveva iniziato a brontolare e voleva sapere il motivo per cui non avevo mai detto niente a nessuno.
"Perchè?"
"Avrei messo in pericolo tutti. Ci sono delle persone che potrebbero aiutarmi. - dissi sdraiata nel letto, mentre sgranocchiavo delle patatine trovate nella dispensa - Ma non so se andare."
"Faresti bene ad andarci, o ti ci porto io. - mi minacciò, ma poi rise - Davvero, sai che non voglio che ti succeda niente."
"Ci penso in questo fine settimana. Ci vediamo domani."
Riattaccai e mi girai nel letto, cercando di addormentarmi seppur fosse ancora un po' presto.
Annoiata alla follia, mi recai nella stanza accanto da Kevin.
"Tutto bene?" mi domandò.
Annuii e mi sedetti sul letto accanto a lui.
"Certo. Volevo solo... stare un po' di tempo con te. Kevin... è da un po' che non stiamo insieme come dei cugini veri. Dovremmo... tornare ad essere come quando eravamo bambini."
Lui mi guardò intensamente negli occhi.
"Che intendi dire? Dobbiamo rimpicciolirci?" chiese, con un sorrisino.
"No, scemo, ingenui. Ingenui e spensierati. Senza pensare ai problemi."
Lui annuì e mi strinse un braccio attorno alle spalle, avvicinandomi a lui.
"Sai, hai così ragione. I tuoi pensieri così profondi sono veritieri ma... non siamo più bambini e dobbiamo essere realisti. Me ne rammarico a pensare così, in effetti."
Sbadigliai, poggiando la testa sulla sua spalla.
"Ehi cugi, che ne dici di andare a letto? Mi sembri parecchio stanca." osservò.
Mi alzai e mi recai alla porta. La aprii, lo salutai e, prima di richiudere l'uscio, dissi:
"È tutta colpa della chimica."Entrai in camera mia e mi misi il pigiama, poi mi infilai nel letto. Proprio quando stavo per addormentarmi, mi squillò il telefono.
Era un numero sconosciuto non salvato in rubrica, ma risposi.
"Pronto?"
"Ehi Grace, s-sono P-Peter... Parker." balbettò dall'altra parte del telefono.
"Parker? Come hai il mio numero?" chiesi perplessa.
"Come? M-me lo hai dato tu, quando... quando ti ho a-aiutato c-con chimica... N-non sono uno stalker!" esclamò.
Immaginando il suo volto rosso pomodoro, mi venne spontanea una risata, ma riuscii a trattenermi all'ultimo.
"Scusa, me n'ero scordata. Sono parecchio stressata in questo periodo..." spiegai.
"Ho notato. - rispose, sciogliendosi dal fascio di nervi che immaginavo fosse - Che ti è preso stamattina?"
Scossi il capo, poi realizzai che eravamo al telefono e non poteva vedermi.
"Non lo so. Ma... perché mi hai chiamato?" chiesi.
"Be', perché volevo sapere che ti è capitato, ho visto un sacco di impiccioni e poi qualcuno si è spostato, quindi ho notato che qualcosa non andava, eri coperta di fiamme!"
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𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐓𝐡𝐞 𝐔𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚𝐭𝐮𝐦
Fanfiction• Tempo di ambientazione: Post Civil War; Infinity War Grace Edwards ha una vita pressoché normale, ma è diversa dalle altre ragazze: ha dei poteri soprannaturali. Nick Fury non esita a rintracciarla, invitandola ad unirsi allo S.H.I.E.L.D. e a que...