Chapter 33

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Lost without you, Freya Ridings.

"Pete?" chiamai, allontanandomi da Tony e superando un paio di cespugli.

Lo vidi, ancora nella sua tuta rossa ma senza la maschera sul volto: lo Spider-man di quartiere, il mio Spider-man di quartiere.

Realizzai solo dopo quello che avevo pensato.
Scossi il capo, cercando di scacciare quel pensiero - anche se decisamente bello - dalla mente, ma soprattutto per cercare di autoconvincermi che Peter non era davvero in quelle condizioni.

Osservandolo, era pallido in viso ed era appoggiato con la schiena al tronco di un albero, con un'espressione terrorizzata in volto.

"Pete!" esclamai correndo da lui e guardandolo allarmata.

I suoi occhi nocciola incontrarono con i miei, e dentro vi lessi sentimenti contrastanti ma, più di tutto, paura.

"Ehi... va tutto bene?" domandai preoccupata posando una mano sulla sua spalla.

Lui scosse il capo.
"Grace... I-Il s-signor Stark..." farfugliò.

Perchè gli serviva il signor Stark in quel preciso momento? Credeva che non avrei potuto ascoltare quel che aveva da dire?
Aveva paura che scoprissi che stava succedendo qualcosa di brutto?

Non ero stupida, avevo capito benissimo cosa probabilmente stava per succedere, e nonostante in quel momento Peter fosse tremendamente spaventato da meritarsi solo un abbraccio tranquillizzante, io avevo una voglia innata di mollargli un ceffone.

Non per qualcosa di veramente serio, ma solo perchè sembrava non si fidasse di me, che volesse cacciarmi via e impedirmi di fare l'unica cosa che più desideravo in quel momento: stargli accanto.

Ma, nonostante avessi tutto questo in testa, nonostante non approvassi il chiamare Tony, feci comunque quel che aveva chiesto Peter.

Mi voltai e urlai:
"Signor Stark! È urgente!"

Non ebbi il tempo di tornare a guardare Peter che le gambe gli cedettero.
Prontamente lo sostenni e mi sedetti a terra, con la schiena contro l'albero e il ragazzo tra le braccia.

Era impossibile essere incazzati con lui, o anche solo dargli un pugno dritto in faccia: Peter era un ragazzo d'oro, non c'erano altre storie.

"Ehi... Pete, va tutto bene... è tutto ok..." lo tranquillizzai dolcemente.

Il pallore del suo viso lo rendeva tremendamente simile ad un fantasma.

"Grace... N-non mi sento m-molto bene..." disse battendo i denti.

Stava tremando?
Certo, ma per la paura o per la febbre? Nonostante il pallore, in effetti, sembrava febbricitante.

"Pete? Hai freddo? Posso fare qualcosa per te? Vuoi..."

"Non puoi fare più niente, Grace. - sussurrò flebile - Io... non voglio morire, ti prego..."

"Tu non morirai." ribattei fermamente.

Ma sapevo che lui, con il suo sesto senso sviluppato per la puntura del ragno geneticamente modoficato, prevedeva le brutte cose prima che accadessero.
Ma la morte... no, Peter non stava morendo.
Non doveva morire.
Non poteva morire.

Peter spalancò gli occhi osservando in basso davanti a sè. Seguii il suo sguardo: i suoi piedi stavano iniziando a svanire.

Scossi il capo. Il battito del mio cuore accelerò tutto d'un tratto.
"Pete..."

"Grace a-ascoltami... G-Grace, mi piaci u-un sacco... vorrei c-che potessi d-dimostrartelo..." mormorò con gli occhi lucidi e sinceri.

Non sapevo se stesse balbettando per l'imbarazzo o per il terrore e le lacrime che riusciva a malapena a trattenere.

𝐀𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄𝐑𝐒: 𝐓𝐡𝐞 𝐔𝐥𝐭𝐢𝐦𝐚𝐭𝐮𝐦 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora