𝐯𝐢𝐠𝐢𝐥𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐛𝐲 𝐜𝐡𝐚𝐧𝐜𝐞

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Dopo scuola entro in casa, e mia madre come al solito sta facendo turni extra in ospedale.
Arrivo in camera mia e cerco in fondo all'armadio un borsone nero, che ancora non avevo disfatto dal trasloco.

A Hell's Kitchen, dopo la morte di mio padre, mi sono ritrovata in una compagnia non molto affidabile.
Ero abbastanza intelligente da decidere di smettere di uscirci, ma quando di notte mi proponevano di uscire e fare dei graffiti o murales per la città, non ho mai detto di no.

Frugo tra le varie bombolette di vernice e infondo alla borsa trovo una tuta intera grigia a collo alto che avevo cucito nell'unico anno in cui avevo fatto un corso pomeridiano di moda. Lo ispeziono e, oltre alle varie macchie di vernice, mi rendo conto che ha bisogno di una bella sistemata.
Con ago e filo sistemo i punti in cui è bucata, per poi lanciarlo in lavatrice per dargli una bella lavata.
La sorta di passamontagna dello stesso colore della tuta mi tocca lavarlo a mano, data copertura trasparente solo per gli occhi che avevo preso da una visiera di protezione in metallo trovata in discarica, con cui poi ho sostituito il vetro con una pellicola satinata, in modo da non permettere a nessuno di vedere i miei occhi, ma una apparente visiera nera.

Questa tuta era perfetta per quei pochi casi in cui i poliziotti ci beccavano a disegnare su proprietà private, a loro dire.
Mentre aspetto che il countdown della lavatrice diventi zero, guardo fuori dalla finestra e non riesco a fare altro se non rimanere imbambolata a guardare il tramonto.
Talmente tanto che non mi rendo neanche conto di indossare la tuta e la maschera appena tutto è asciutto ed esco dalla finestra, riuscendo facilmente ad arrivare al tetto grazie alla scala antincendio.

Appena il sole sparisce dietro i grattacieli della Grande Mela, è come se tornassi indietro nel tempo e mi lascio trasportare da quelle sensazioni di quando scappavo dai poliziotti di ronda notturna facendo parkour. Camminando o correndo tra un tetto e l'altro, l'adrenalina si fa sentire, corro e non mi sento stanca, salto da un palazzo all'altro con altezze diverse a una velocità che una ragazza che non ha subito una mutazione genetica potrebbe fare; perché dopo tutto è di questo che si trattava. Dopo l'incidente, i miei geni erano diversi, erano cambiati, mutati.

Quando torno sul palazzo affianco al mio, ormai è quasi mezzanotte, e ormai la mia corsa si è trasformata in una semplicissima camminata.
Nonostante mi faccia male qualunque parte del corpo, e tutti i muscoli tirano, riesco comunque a sorridere involontariamente.
Guardo la strada sotto di me e, notandola praticamente vuota, salto giù sulla scala antincendio e con piccoli e grandi salti, mi ritrovo sulla strada principale in un paio di minuti, con i piedi per terra.
Voltò la testa verso destra e intravedo un negozio di alimentari non ancora chiuso nonostante l'ora.
Il commesso mi guarda storto quando mi vede entrare, all'inizio pensavo fosse solo per l'orario, poi però mi poggio una mano sulla faccia e mi rendo conto di indossare ancora quella sottospecie di maschera.

Decido di prendermi un trancio di pizza per spegnere quel brontolio di stomaco che ormai mi tormenta da circa un'ora; a metà azione però, mi rendo conto di non avere soldi, allora a malincuore, decido di mollare la mia fetta di pizza calda.
O almeno, quelli erano i piani, prima che lo stesso che mi aveva guardato male per la maschera ripartirò la mia attenzione
"sei della zona?"
"si... (?)" Rispondi titubante, è comunque un estraneo, potevo dirlo?
"tieni, mi darai quando puoi" esclama mostrandomi un sincero sorriso, io un po' titubante prendo quel fatidico trancio di pizza che mi stava porgendo in mano, e senza insistere troppo, ringrazio e faccio per uscire da quel negozio.
Poi però il mio super udito capta un rumore molto simile a quello di una bomba, e quindi mi volto di scatto; in realtà era solo un palloncino scoppiato all'improvviso, e in seguito una scatola caduta dalla cassa; quando il proprietario si accascia a terra per raccoglierla, vedo l'uomo che era entrato dopo di me nel negozio aprire la cassa, prendere quanto può in una mano e richiudere il cassetto come se nulla fosse. Mi passa di fianco e scontrandosi fonvme sulla porta d'uscita mi lascia in mano qualcosa.
Quando realizzo che sono i tre dollari Che avrei dovuto dare per il mio spuntino notturni, capisco che voleva comprare il mio silenzio per quella piccola rapina.
Scuoto la testa e mentre vedo il propietario gridare al ladro, io mi giro e lo inseguo fuori dal locale e lo blocco con una mossa di arti marziali. E io che le avevo abbandonate perché credevo che non mi sarebbero mai servite

"ha della corda o qualcosa?" Chiedo con il fiatone mentre mi giro verso il proprietario che a sua volta mi aveva seguito, per poi osservare come il piccolo ladro cercasse di nascondere la sua sorpresa nel capire che una ragazza più giovane di lui riuscisse a tenerlo bloccato a terra con tanta forza.

Una volta che ho legato le braccia dell'uomo e aspettato l'arrivo dei poliziotti, riprendo quella mia meritata fetta di pizza tra le mani e torno a guardare il proprietario, che mi stava già osservando.
"Sei una vigilante, ma sei alleata con Spider-Man, o sei una sua rivale?"
Lo guardo interdetta, e socchiudo gli occhi sotto quella maschera, e decido di restare al gioco: "credo... si, io credo che sia troppo presto per dirlo.
E comunque glieli riporto davvero i soldi" dico per poi fare un salto e allontanarmi un po' da lì.

Mi ero solo dimenticata di togliere quello che in realtà era un semplice passa montagna bianco, eppure quelle ultime parole continuavano a frullarmi in testa, anche se al momento ci avevo scherzato su.
Bastava così poco per sembrare una vigilante agli occhi della gente?

𝑴𝑶𝑶𝑵𝑳𝑰𝑮𝑯𝑻 ₁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora