Capitolo 7

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*nota: l'immagine del capitolo è solo d'aiuto per descrivere la scena. I personaggi non sono fatti così*

NIC's POV
Entro in casa con un tipico "permesso" sussurrato. Lei ride -"non c'è nessuno in casa, tranquillo"-dice.
"Davvero? Nessun fantasma che riposa nell'armadio?"-dico sorridendo.
"No, solo qualche scheletro"-risponde ironica.
"Ciao scheletri che devono sopportare questa matta"-sorrido ancora.
"Matta a chi?"-si toglie le scarpe.
Mi guardo intorno, è arredato davvero bene, è originale, si vede un tocco artistico.
Va verso la cucina e mette in forno una pizza.
"Hai fame?"-chiede aprendo una bottiglia di vino. Non vorrei fare cose di cui poi me ne pentirei in caso si ubriacasse.
"No"-accarezzo un quadro molto simile alla notte stellata di van Gogh.
"Io sì, tantissima"-butta giù un bicchiere di vino.
"In cosa ti sei laureata?"-alza un sopracciglio mentre ha una mano sul piano della cucina.
"Matematica"-non credo alle mie orecchie, una persona così artistica laureata in una materia così razionale.
"Le materia in cui andavo peggio a scuola"-rido.
"Il problema è il modo in cui si insegna a scuola secondo me"-continua -
"Solo con la musica ho iniziato ad apprezzarla e studiarla"-un altro sorso di vino.
"Beh, sei tu l'esperta"
"È affascinante, te l'assicuro. Se vuoi un giorno te la insegnerò come Dio comanda"-ride.
"Fai pure ma sono un caso disperato"-rido a mia volta.

Io decido di prendere l'altro bicchiere appoggiato sul balcone.
Lei si toglie il cappotto e la osservo continuamente. Per un momento inizio a pensare quanto impossibile sia averla. Lei è acculturata, intelligente, perspicace, bella. Non si accontenterà di stare con un disastro come me...

Ma nel momento in cui faccio queste paranoie lei fa partire il giradischi. È una canzone jazz misto blues, molto tranquilla. Si gira verso di me e mi prende il bicchiere dalle mani.
"Sai ballare?"-chiede mentre si muove a ritmo di musica. No, non so ballare ma non mi tiro indietro di certo.
"Roberto Bolle in persona, non so se l'avevi notato"-dico mentre le porgo la mano per invitarla ad avvicinarsi a me.
"Ah sì?"-ride per l'ennesima volta.
Iniziamo a ballare prima tenendoci a distanza con le mani e lei sorride continuamente. Potessi restarei qui per sempre ad osservarla...
Poi ci avviciniamo di più e io la prendo come fossi un tanghero. Facciamo qualche passo di danza, poi la faccio girare su stessa e quando torna tra le mie braccia è quasi vicina alle mie labbra. Dovrei stare calmo ma mi sta inebriando i sensi ed è da giorni che bramo le sue labbra.

Allora la faccio girare ulteriormente e questa volta è quasi un centimetro dal mio viso. La fermo, non balliamo più, le mie pupille scorrono dalle sue labbra ai suoi occhi ininterrottamente e i battiti del cuore sono così forti che quasi non sento la musica di sottofondo.

Lei sembra non indietreggiare, le guace leggermente rosse e sembra fragile come una stella. La ragazza sicura e forte di sé non c'è più.

E mentre mi avvicino per assaporare le sue labbra il telefono squilla.

Impreco mentalmente.

C'è una forza divina che mi odia probabilmente.

Per questo sono ateo.

Lei si scansa dalla mia presa in un nanosecondo per andare a rispondere.
"Sì pronto?"-"ah okay arrivo, arrivo subito"-dice e i miei occhi si riempiono di dubbi e illusioni.
"Niccolò, io devo proprio andare. Ci vediamo domani a lavoro"- è di nuovo seria e acida. Non è la bambina di pochi minuti fa.
"Sì quindi devo sparire"-mi affretto a rispondere.
"Esatto, fila!"-risponde secca.
"Molto cordiale sempre miraccomando"-battibecco.
Lei non risponde, prende le chiavi, si mette cappotto e le scarpe, apre la porta. "che fai? Ti si sono paralizzate le gambe? Torna a casa!"-mi urla addosso.
Resto incredulo ai suoi modi di fare e posso scommettere che fa così solo con me.
Sussurro un "stronza!" e trattengo le lacrime, troppe emozioni si sono mescolate in questa serata. Velocemente scendo le scale sbattendo il portone con forza senza voltarmi indietro.

Accendo l'auto e accelero senza esitazione verso casa. Inizio a chiamare un po' di persone. Ho bisogno di ubriacarmi e dimenticarla.

Scarlett's pov
Mi dispiace di essere stata così brusca con lui ma era l'unico modo per evitare che mi facesse domande.
Dopo aver ascoltato i consigli di Adriano, e preso l'indirizzo del bar dove stava bevendo sono andata da lui. Volevo conoscerlo e capirlo meglio.
Questa serata poi mi ha fatto sentire leggera e allegra come un vero amico.
Ma nel momento in cui stavamo per baciarci non posso escludere il fatto che sentivo le farfalle dentro me ma l'avrei spinto via comunque anche se il telefono non avesse interrotto il momento.
Io non sono pronta e potrei solo spezzargli il cuore.
L'ultima relazione è finita male, con continui attacchi di gelosia, odio. Passai in seguito un periodo in cui cambiavo ragazzo come le mutande. Poi per fortuna mi sono calmata e decisi di stare sola per la mia salute sia mentale che fisica. La palestra e la boxe mi hanno aiutata molto in questo.
Quindi non sono pronta per lui e devo stare attenta a non illuderlo. È un bravo ragazzo, non voglio che si innamori di me. Adriano mi ha raccontato come stia cercando di dialogare e non ci riesce perché innamorato.
Ma Niccolò, io non sono nulla di speciale penso tra me e me...e se poi scopre la mia situazione famigliare di certo non vorrà neanche starmi accanto.
Chiudo la porta a chiave e accendo la mia Fiat 500. Speriamo che Astrid, il mio detective abbia trovato qualcosa...

*Spazio autrice*
Ciao a tutti! I capitoli sono corti lo so ma più avanti quando avrò finito la maturità li farò diventare lunghi. Per adesso li voglio aggiornare così. Io sto modificando alcune cose dei capitoli precedenti perché è in continua fase di elaborazione nella mia testa ^^.
Non siate lettori silenziosi per favore.
Un bacio,
Lucia~

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