Capitolo 30

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Scar's pov

Sono altri tre giorni che io e Niccolò non ci parliamo. Almeno ho il lavoro che riesce a distrarmi e lui ha finito il tour quindi non deve tornare all'Honiro.
Ma come un chiodo fisso riesce a tornare sempre nella mia mente.
Io certo che andrò in Mali, non mi tiro indietro. Aiutare poi delle persone bisognose..non posso non accettare.
Ma Niccolò me l'ha detto così, senza preavviso, anche se c'aveva provato da giorni ma mi ha fatto un po' male.
<Senti ho recuperato la tua macchina>-dice allegro mio fratello. Lo vedo ogni giorno sempre più di buon umore.
<Grazie>-sorrido, non lo faccio da un po'.
Mi lancia le chiavi che afferro subito.
<Non vengo a pranzo ciao>-
<Neanch'io>-
<Come mai?>-
<Appuntamento di lavoro>-
Annuisco e vado allo studio, a poco a poco si stanno rimettendo insieme i pezzi.

Mentre monto dei suoni al computer sento delle risate in corridoio.
È Niccolò che parla con un'altra ragazza.
Mi avvicino alla porta che ho lasciato socchiusa per vedere chi sia.
È una ragazza alta vestita in tailleur bianco e nero e bionda ossigenata.
L'esatto contrario di me.
La vedo atteggiarsi  e mettere ogni tanto una mano sulla spalla di Niccolò e lui sorridere come non mai.
<E con Federica?>- chiede a un certo punto con voce da oca.
<Ci siamo lasciati da un po'>-dice imbarazzato.
<Quindi sei libero adesso eh?>-gli tira una finta gomitata.
<Eh sì>-
Non posso più ascoltare una parola, sbatto la porta facendoli sussultare e inizio a suonare forte come non ci fosse un domani.

Verso ora di cena decido di andare in palestra per sfogarmi un po'.
Saluto il coach, il mio vecchio personal trainer e indosso i soliti leggins con il top per fare la mia sessione.
Metto le cuffiette all'orecchie e cerco la musica adatta. "Why don't you get a job" degli Offspring, la carica perfetta per sfogarmi.
Appena mi apposto sul tapis roulant faccio l'errore di alzare per un attimo lo sguardo e dallo specchio vedo che è dietro di me che corre.
Mi fermo per un instante per poi ricominciare senza sosta senza degnarlo  di un saluto.
Chiudo gli occhi come prima e l'adrenalina sale nel mio corpo.
Li riapro e lo vedo lì davanti a me con le braccia tese sul monitor del tapis roulant.
Il suo sguardo brucia su di me, non so ancora per quanto riuscirò a sopportarlo.
Continua a guardarmi mentre sudo con lo stesso sguardo di quando mi vide per la prima volta alla metro.
Non lo ha mai cambiato.
Decido di decellerare, averlo qui davanti non mi fa lavorare bene.
<Che vuoi?>-sputo acida.
<Bisogna fare delle pause Scar ad ogni sessione, sono regole>-
<Ah..tu che parli di regole ma perfavore!>-sorseggio un po' di acqua dalla bottiglia.
<La smetti di fare la incazzata per tutto!>-sbotta
<Senti Niccolò se ti sto tanto sul cazzo torna dalla tua biondina siccome non stiamo insieme!>-dico con tono sarcastico. Nel frattempo mi sciolgo i capelli per rifarmi la coda guardandomi allo specchio senza degnarlo di uno sguardo.
Lui si mette le mani nei capelli e nell'avvicinarsi a me inciampa su un peso cadendo come un sacco.
<Aiaaa cazzo>-dice strofinandosi la caviglia e i fianchi.
Senza pensarci due volte mi accascio  a terra per aiutarlo a mettersi seduto.
<Oddio aspetta qui vado a prendere del disinfettante>- corro  a cercarlo.
La palestra sta per chiudere e lo si capisce dal fatto che hanno spento la musica ma il proprietario mi conosce e mi lascierebbe anche tutta la notte qui dentro.
Dopo avergli spiegato la situazione infatti mi ha affidato le chiavi.
Nel silenzio e sotto gli occhi attenti di Niccolò inizio a disinfettante e fasciare la caviglia.
<Hai le mani gelide>-dice con voce roca.
<Le ho sempre>-chiudo la fasciatura delicatamente.
<Ti fa male da qualche altra parte?>-alzo lo sguardo e una sua mano mi accarezza i capelli per metterli dietro l'orecchio.
Restiamo per minuti a fissarci, si sentono i rumori del traffico ovattato e il cielo è arancione-blu.
<No>-
<Bene>- faccio per allontanarmi dalla sua mano e sistemare il kit di pronto soccorso.
Appena rialzo la nuca ritrovo le sue labbra a due centimetri dalle mie.
<Niccolò...>-sussurro.
<Sei stupenda quando fai l'infermierina>-
<Tu stavi flirtando con un'altra oggi>-dico con tono basso.
<Era lei che flirtava con me>-
<Tu lei hai detto che non stiamo insieme>-
<Era per vederti gelosa>-sussurra.
<sei una testa di cazzo lo sai?>-sussurro sulle sue labbra ormai troppo vicine, ormai troppo pesanti per respingersi ancora.
Mi bacia con passione stringendo ancora più i miei capelli e sento quanto le sono mancata in questi giorni.
Mi spinge fino allo specchio per baciarmi con più foga e automaticamente metto anch'io le mie mani nei suoi capelli.
<Ma tu non l'hai ancora capito?>-dice in un attimo di pausa mentre abbiamo le labbra gonfie.
<Che ti amo cazzo>-questa volta sono io a baciarlo e mi risponde come non mai ad ogni colpo, seguendo i miei movimenti.

Lo faccio montare in auto zoppicante, metto in moto e lo porto a casa sua aiutandolo a mettersi il pigiama.
Mi fa segno di venire sotto le coperte.
<Vado a mettermi il pigiama prima>- dico cercando una sua maglietta nell'armadio.
Appena torno lo vedo senza maglietta.
<Ho caldo, che hai da guardare?>-
Roteò gli occhi al soffitto e mi faccio accogliere dal suo respiro e le sue braccia.
<Chi era quella Niccolò?>-chiedo calma mentre mi accarezza una guancia.
<Tu ti sei messa a ridere con Adriano e io ho fatto lo stesso>-dice fiero.
<Adriano è un conto, lei un altro>-
<Comunque era una vecchia segretaria dell'Honiro>-mi dà un bacio a stampo.
Abbasso lo sguardo.

<Comunque anch'io ho lavorato in passato per un'associazione come l'UNICEF , ai chiamava Fao>-dico senza pensarci.
<Sei andata in Africa?>-
<Sì e ho adottato un bambino>-
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