Capitolo 33

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Due settimane dopo

<e quando il mondo ti schiaccia,
Provaci anche tu
Tira fuori il bimbo che hai dentro
Non nasconderlo più
[...]>-. Canta nic con una chitarra scordata ai bambini radunati attorno a lui.
È pomeriggio inoltrato, c'è caldo e tranquillità. Abbiamo finito di pranzare e i lavori giornalieri prima del solito quindi Nic ne ha approfittato per cantare le sue canzoni. Tutti lo guardano meravigliato.
Anche io più lontano da tutti resto ad osservarlo per un po' mentre vive il suo mondo.
Ho il suo capello e occhiali addosso che mi consentono di non dare tanto nell'occhio.
Perché per ascoltare la sua musica bisogna starsene in disparte, dove nessuno può interferire.

Tutto però mi ricorda quando ho salvato Shaul.
A venti anni non si è mai pronti per essere madre, di lì a poco avrei dovuto iniziare l'università ma io sentivo che lui era mio figlio, io mi sentivo fin da subito legata a lui.
E come ogni cicatrice , ho nascosto il problema, ho mostrato a tutti che non era successo nulla, che ero una persona normale come tutti con la casa, lo studio, un lavoro, parlando spesso di cose futili con gente futile. Parlando di tutto coi miei amici di una vita, che non hanno mai saputo realmente tutto ciò che nascondo.
Senza che nessuno sospettasse che cosa ho vissuto realmente.
Ho imparato a fingere molto bene, lo faccio da una vita intera forse. Tutti tranne con Niccolò Moriconi.
A lui non posso nascondere nulla, lui è il mio specchio, lui mi svuota di ogni corazza e paura per fare risplendere le mie fragilità e soprattutto le mie cicatrici di cui non ne ho mai parlato a nessuno.

In questo fiume di pensieri mi allontano in cucina per prendere un bicchiere di acqua.
<È il tuo fidanzato Niccolò?>- mi chiede Marco, un volontario dell'Unicef dietro di me. Non mi accorgo mai di chi c'è nella stanza quando entro.
È un ragazzo coi capelli neri corvini, la faccia sempre sorridente, è una persona estroversa e piacevole.
<Sì>- dico girandomi e sorridendo per l'imbarazzo. Noto una certa serietà, sembra quasi un'altra persona. È cupo e ha spento il suo solito sorriso.
<È davvero un bravo cantante>- dice sovrappensiero.
Non gli rispondo e resto ad osservarlo aspettando che mi rivolga dinuovo lo sguardo. Non mi convincono le sue parole. Non capisco dove voglia arrivare.
<Tu che lavoro fai?>- chiedo rompendo il silenzio.
<Mi sto laureando in matematica>-
<Ma dai anch'io mi sono laureata da poco!>- mi si illumina il sorriso.
<In matematica?>-
<Sì, a Bologna>-
<Io li vicino, a Modena>-
Sorride dinuovo e ritorniamo in silenzio.
Bevo un altro sorso di acqua e mi giro mettendo il bicchiere nel lavandino.
<Sei davvero stupenda lo sai?>- mi metto una ciocca dietro l'orecchio lentamente prima di alzare lo sguardo.
Sta scuotendo la testa e mi guarda fessurando gli occhi, brillano e sono carichi di passione.
<Marco...>- sorrido imbarazzata.
Sento Nic ridere coi bambini nel cortile.
<Il tuo fidanzato te lo dice?>- si avvicina pericolosamente a me.
<Dimmi>- dice con voce profonda.
<Te lo dice?>- sta per mettere le mani vicino ai miei fianchi ma gli volto le spalle e allargo le distanze.
<Non sono affari tuoi>- incrocio le braccia.
<Lo prendo come un no>-
<Scar..>-
<Lui non fa per te>- continua il suo discorso da persuasore.
<Chi non farebbe per lei?>- dice Niccolò alle mie spalle e per quanto sia brava a gestire queste situazioni con lui mi senti più al sicuro.
Mi mette una mano sul fianco stringendolo forte.
Marco non risponde. Sembra scocciato, Niccolò gli ha interrotto il momento.
<Vedi di non parlare più così alla mia ragazza>- aggiunge Nic serio. Fa quasi paura da quanto serio è. Sento come scarichi tutta la sua rabbia stringendomi il fianco.
Marco se ne va, incazzato.

<Chi cazzo voleva quello?>- sputa acido.
<Nic calmati, non mi ha fatto nulla>- gli afferro i polsi.
<No, ascoltami tu! >-
<Ci stava provando con te, io lo sapevo! Lo sapevo! C'ho sempre un sesto senso per ste cose!>- dice alzando le mani in aria.
<Se solo ti sfiora, non torna a casa vivo>-
Continua il suo monologo.
<Porca puttana non sai quante bot...>-
<NICCOLÒ!!>- urlo.
<Che c'è ??>- dice sempre incazzato. Che odio quando fa così.
<Non è successo nulla, okay??>- urlo per l'ennesima volta.
Ci guardiamo.
Silenzio.
Silenzio.
Le sue labbra leggermente socchiuse.
Gli occhiali che nascondo quelle pozze marroni che ormai conosco da tempo.
<Nulla>- ripeto calma avvicinandomi alle sue labbra.
<Vaffanculo Scar!>- sussurra e se ne va.
Ma cos'ha?
Senza pensarci due volte mi allontano anch'io.
Crede di trattarmi così per il resto del viaggio? Bene!
Io mi divertiró, non mi farò rovinare un minuto.
Chiedo se posso fare anche da insegnate e inizio subito col dare lezioni di matematica ai bambini di ogni età.
Per tutto il pomeriggio mi diverto con loro e mi distraggo. Dopo un po' nell'aula di presenta anche Marco e insieme facciamo la lezione. È davvero simpatico se non fosse per le sue strane dichiarazioni.
<No Chris!>-
<Tre più tre fa sei>- dico scandendo bene le parole.
<Ma Marco ha detto che fa nove!>-
<Chris ho detto tre per tre>- dice accarezzandogli i capelli.
<Non farmi fare brutte figure con la maestra>- aggiunge facendomi l'occhiolino.
<Marco è innamorato della maestra!>- urla Chris. Io divento un po' rossa per l'imbarazzo mentre tutti ridono.
<Ragazzi calmatevi!>-
<Io sto con Niccolò!>- faccio chiarezza.

La sera dopo aver cenato e non aver rivolto alcuna parola a Niccolò nonostante fossimo vicini, i posti sono sempre assegnati mi ritiro nella nostra stanza.
Lui non è ancora arrivato e ne approfitto quindi per cambiarmi e farmi una doccia.
Appena esco, eccolo lì sullo stipite della porta. Mi rinchiudo in bagno per vestirmi.
Riapro la porta.
Silenzio.
E lui è ancora lì fermo sullo stipite. Unica differenza: si è tolto gli occhiali.
Prendo un libro dalla valigia, mi metto comoda nel letto e inizio a leggere sistemando il cuscino.
Mi sono messa una canottiera col le spalline strette col pizzo in fondo e un paio di pantaloncini apposta per provocarlo perché sì, perché faccio così quando sono incazzata.
<Ho sentito che hai passato tutto il pomeriggio con Marco>- dice accendendosi una sigaretta e senza spostarsi dalla porta.
<Forse>- non alzo lo sguardo dal libro, rileggendo la frase che ha interrotto.
<Qualcuno ci prova con te e tu cosa fai? Ci passi il pomeriggio intero ridendo e scherzando con lui!>-
<Niccolò è venuto lui, cosa dovevo fare cacciarlo davanti a tutti i bambini??>- mi alzo dal letto.
<Sì CAZZO, SÌ!>- volteggia le mani in aria.
<Niccolò santo iddio, come posso farti capire che non me ne frega nulla di lui e voglio te!>- mi avvicino a lui.
Siamo ormai a un palmo di distanza e i suoi occhi sono così tristi, come non li ho mai visti.
Espira il fumo davanti alla mia faccia.
<Coglione!>-tossisco.
<Come posso fidarmi?>- dice con voce roca.
<Vieni qui, nel nostro letto e abbracciami. Io voglio te>- gli sussurro.
<Non mi basta>- dice a un centimetro dalle mie labbra.
<Che vuoi dire?>-
<Forse non sono abbastanza>- aggiunge mettendomi una ciocca dietro l'orecchio.
In pochissimi secondi mi chiude la porta in faccia lasciandomi impietrita e sola.
La riapro per capire dove stia andando ma di lui non c'è traccia.

Fa' freddo quindi rientro non riuscendo a dormire tutta la notte. Ripenso e ripenso alle sue parole.
E se invece fossi io quella sbagliata?
Forse è stato un errore metterci insieme.

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