Capitolo 34

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La mattina seguente mi presento al tavolo della colazione con due borse al posto degl'ocvhi fregandomene totalmente di essere in pigiama e con la felpa di Nic.

Lui non c'è e inizio a preoccuparmi.
So siede Marco accanto a me, al posto di Nic. E già questo mi dà un gran fastidio.
<Buongiorno, dormito bene?>- mi chiede sorridente.
<Hai visto Niccolo?>- chiedo seria.
<No, perché?>-
<Beh intanto non dovresti essere al suo posto>- puntualizzo.
<È palesemente in ritardo e poi non ti lascio mangiare da sola>-
Ma davvero crede di conquistarmi in questo modo?
Mi alzo sbuffando e lasciando Marco di pietra vado a chiedere ad altri dello staff dove possa essere finito Niccolò.
"Non lo so", "non l'abbiamo visto", sono le risposte sentite da ogni volontario con cui ho parlato, tutti tranne una. Rebecca.
Prendo un bel respiro e la vado a cercare.
Eccola lì che si sta facendo una spremuta d'arancia.
<Rebecca>- dico calma.
<Ooh ciao>- dice con la sua solita voce con un'ottava sopra.
<Hai visto Niccolò?>-
<Certo che sì>- le si illumina il viso e cerco di mantenere la calma. È ovvio che vuole provocarmi.
<Ieri sera è venuto da me>- continua soddisfatta il suo monologo.
<Oooh poverina avete litigato>- dice con la sua spremuta in mano.
<Adesso dov'è?>- non mi abbasserò mai ai suoi livelli.
<Aaaah non lo so, dove sta meglio, si sa>-
<Se scopro che avete scopato non ti renderò la vita facile Rebecca>- le rispondo calma.
Lei ride come un'oca.
<Io non riderei, le persone come te di solito sono venute alla mia porta a chiedermi scusa>-

Me ne vado e un po' incazzata perché non sono riuscita a trattenermi.
Torno nel posto dove ci siamo baciati la priva volta, sul pendio in riva al mare.
Non c'è.
Lo cerco in qualche capanna.
Non l'abbiamo visto, stai tranquilla che tornerà, sono le solite frasi che sento ripetere come un disco rotto.
Come fa la gente a non essere preoccupata? Qui lo conoscono tutti.
All'improvviso sento da dietro un angolo della casa un suono, una musica tipica con ritmi africani e indiani.
Mi avvicino piano piano e capisco che proviene da una piccola capannina fatta di foglie di bambù.
Sembra quasi una latrina indiana ma in Africa se pur precario il bagno esiste.
<C'è qualcuno?>- chiedo timidamente.
Nessuno risponde.
Non ho tempo da perdere quindi lentamente scosto la tenda ed eccolo lì.
Niccolò fuma narghilè e gioca a carte con tre sconosciuti.
Ride e sembra che si atteggi come se non gli fosse successo nulla.
Tutto sciallo e tranquillo parla, beve, muove il corpo a ritmo di musica, dà pacche sulla spalla al ragazzo di fianco con una collana di denti al collo.
È rivolto di spalle. I suoi "amici" si accorgono finalmente che qualcuno ha aperto la tenda e mi guardano come se sapessero già tutto, come se Niccolò avesse raccontato tutto.
E inizio a pensare che tutto il villaggio mi abbia mentito. Probabilmente lo stavano nascondendo perché non lo scoprissi.
<Che vuoi?>- dice serio alzandosi dalla sedia con in mano un cocktail con più ghiaccio che liquido.
<Puoi uscire o sei troppo impegnato?>-
Con una lentezza infinita esce appoggiando prima il cocktail sul tavolo.
<Sei stato qui tutta la notte?>- incrocio le braccia.
<Forse>-le incrocia anche lui fissandomi con la stessa espressione triste negl'occhi di ieri sera.
<Ho parlato con Rebecca>-
<Quindi?>- oggi vuole litigare.
<Niccolò guardarmi e dimmi che non è successo ciò che non doveva succedere>-
Lo fisso e sembra restare di pietra.
<Non è successo nulla>- dice scandendo bene le parole.
<Scopa bene il tuo amico?>- aggiunge.
Non me l'aspettavo.
<Mi stai dando della troia su fatti infondati per caso?>-mi vuole far incazzare. Reggerò fino all'ultimo.
Adesso sento che il ragazzo calmo diventerà tempesta.
<Beh dammi una ragione per cui dovrei fidarmi, è da quando stiamo insieme che il mondo maschile ti ronza intorno>-
Perchè mi parli così?
E perché adesso?
Chi sei veramente?
<Niccolò che stai dicendo??>-
<Vuoi che ti faccia l'elenco signorina?>- fessura le orbite degl'occhi.
<Ma quale elenco?!>-
<Beh di tutti coloro che ci provano con te e tu ti compiaci>-
<Non mi compiaccio affatto>- dico fredda ma gli occhi mi si fanno leggermente lucidi.
<Beh non ti riesco a scopare per forza cerchi altro>-dice serio.
Non ci credo.
Il sangue mi si raggela leggermente nelle vene.
<Wuao!>- alzo gli occhi al cielo.
<Sì continua così! Avanti continua! Di tutto quello che pensi in realtà di me, quando dovevo scoprirlo? Eh? Quando me lo volevi dire? Io mi apro con te e tu che fai? Ci sputi sopra! Ti ricordo che sono venuta fino in Africa per te!>-
Faccio per girarmi, non posso sentire altro.
Decisamente ho bisogno di allontanarmi da lui.
Come da copione mi prende il polso e mi gira facendomi aderire la schiena sulle pareti della capanna.
Io cerco di divincolarmi il più possibile.
<Scar Scar ascolta ascolta io mi fido di te. Sei una persona fantastica, sei ossigeno e panorama per i miei occhi ma quello ti ronza intorno e non mi fa ragionare. Scar ti prego adesso non fare cazzate>-
<Niccolò ti rendi conto di quello che mi dici?>-

<Che sei stupenda>-
Gli tiro uno schiaffo. Invontariamente. Non volevo. Automaticamente metto una alla bocca mentre lui si massaggia la mandibola senza emettere gemiti di dolore.
Avvicina una mano per accarezzarmi ma la fermo.
Lui avvicina l'altra. Fermo anche quella.
Ci guardiamo, io forse impaurita e ferita. Sì, tanto ferita. E in poco tempo la mia corazza si costruisce attorno a me per proteggermi dalle sue parole.
<Scar sono un'idiota>- pronuncia a un centimetro dalle mie labbra.
<Niccolò non farlo>-
<Fare cosa?>- sussurra cercando di avvicinarsi mentre gli stringo i polsi.
<Lo sai. Non farlo. Non ti rendi conto di quello che mi hai detto>-
<Lo vuoi. Lo voglio. Lo vogliamo>-
<No.>- abbasso la nuca. È troppo vicino.
All'improvviso si siede sulla sabbia in ginocchio e mi abbraccia la vita appoggiando la testa sul mio ventre.
Paralizzata dal suo gesto resto incapace di muovermi.
Dopo poco lo sento piangere.
Poi inizia a singhiozzare e la mia maglietta si bagna a poco a poco.
Mi stringe come non ha mai fatto.
<Scar...>- dice tra un singhiozzo e l'altro.
Senza pensarci due volte gli accarezzo i capelli.
<Io non mi sento abbastanza scusami>- nasconde il volto nella mia maglietta.
Mi abbasso alla sua altezza prendendogli il viso tra le mani, rosso e laceimante. Un bambino fragile.
<Non sono alla tua altezza, e ti ferisco sempre>-
<Heyy>- gli asciugo una lacrima.
<Niccolò guardarmi>- gli asciugo un'altra lacrima ma di guardarmi non lo vuole fare.
Senza pensarci lo bacio.
Il tempo si ferma e il suo respiro si calma.
Tutti i nostri problemi e le parole si sciolgono in un dolcissimo bacio che non sembra finire mai.
Appena prendiamo fiato, labbre gonfie, mi scosto e corro via.
Lasciandolo lì, in ginocchio sulla sabbia.

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