Capitolo 10

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Al risveglio mi sentivo stanca; quella notte non era stata delle migliori, mi ero girata e rigirata nel letto aspettando di prendere sonno e quando mi ero addormentata avevo fatto un incubo: io e Chris eravamo all'altare che stavamo per sposarci e nel momento del fatidico ''SI'', le porte della chiesa si spalancarono e apparve Loris, con l'intento di rovinare tutto. 

Il pensiero di dover parlare con lui e di doverlo affrontare mi turbava; non sapevo cosa dirgli, magari ''ehi, ti ho solo preso in giro'' oppure ''ehi, non mi sei mai piaciuto, ti ho solo usato per far ingelosire Chris''; ero stata un po' cattiva e ne ero consapevole, ma per un attimo avevo davvero pensato a Loris come un ipotetico fidanzato, semmai Chris non mi avrebbe voluta; ora però mi ritrovavo nei casini per il mio egoismo, per il non voler stare ancora da sola, senza un ragazzo al mio fianco.

Ero stata felice per più di un paio di giorni, il che era insolito, quindi sapevo che sarebbe arrivato ben presto il momento in cui quell'arcobaleno si sarebbe messo da parte per dar nuovamente spazio alla pioggia. 

Guardandomi allo specchio mi accorsi che non solo mi sentivo io stanca, ma mi si leggeva addirittura in faccia; il mio viso pallido e le mie occhiaie violacee ne erano la prova, per non parlare del trucco della sera prima, che si era sciolto e mi faceva sembrare un vero e proprio zombie. 

Feci colazione e raccontai a mia madre di come avevo passato la serata, tralasciando alcuni particolari, poi chiamai Ilaria e subito dopo Silvia per raccontarlo anche a loro; erano contente per me, mia madre più di tutte; provava una profonda simpatia nel confronti di Chris, ma come darle torto? 

Durante la chiamata con le mie amiche scoprì un paio di cose: Silvia si era fidanzata con quel ragazzo della festa di cui non conoscevo il nome e Ilaria l'aveva già data ad Edoardo, che dopo quel giorno non l'aveva più cercata. 

Passai il pomeriggio stesa sul letto ad ascoltare ripetutamente ''Vorrei'' del nuovo cd di GionnyScandal e ''Soli (assieme)'' di Emis Killa, sperando di non sentir suonare quel campanello, ma le mie preghiere non furono esaudite, dato che alle 18.30 un ''dlin dlon'' distrusse le mie speranze. 

''Aliii, c'è un ragazzo alla porta che chiede di te'' mi chiamò mia madre. 

Scesi le scale lentamente e con il cuore in gola ed eccolo lì, che aspettava sull'uscio della porta con un sorrisetto sulle labbra e gli occhi che sembravano brillare, quasi a cuoricino come nei cartoni animati. 

''Ciao Loris, che piacere vederti'' dissi sforzandomi di sorridere. 

''Andiamo a fare un giro?'' mi chiese subito.

''Vado a prendere una giacca e arrivo'' presi la prima giacca che mi capitò fra le mani e mi affrettai a tornare da lui, con un solo pensiero in testa: volevo togliermi quest'enorme peso di dosso. 

Il suo motorino era parcheggiato proprio sotto il portone di casa mia, ma visto che ad un solo isolato era presente un piccolo bar, andammo lì a piedi; il silenzio tra di noi era insopportabile ed imbarazzante, ma dopo essere arrivati ed esserci accomodati a quei tavolini, lui cominciò a parlare. 

''Alice, non sai da quanto aspettavo questo momento; non vedevo l'ora di vederti ed ho un nodo alla gola, ho bisogno di parlarti'' disse.

''Dimmi Loris, son qui per te con le orecchie aperte'' cercai di tranquillizzarlo, sembrava agitato; Ok, io lo ero il doppio di lui, ma almeno cercavo di non darlo a vedere. 

''Beh sai.. da quando ti ho incontrata per la prima volta, qualcosa dentro di me è cambiato. Quando ti ho parlato, quando mi hai baciato, quando ti scrivevo gli sms e tu mi rispondevi; erano dei piccoli gesti, è vero, ma a me coloravano le giornate'' cercai di parlare, ma lui mi bloccò e continuò ''tutti i giorni ho un dannato bisogno di vederti, stringerti, baciarti e sentirti mia, per questo mi chiedevo se ti va di stare con me e tranquilla non devi rispondermi subito'' finì, appoggiando una mano sulla mia, ansioso della mia risposta. 

Ecco, brava Alice, adesso sei davvero nei pasticci; forse gli avevo dato troppe false speranze e sapevo che non se lo meritava, era un ragazzo d'oro e non mi andava di farlo stare male a causa mia. 'Se fai del bene, avrai del bene' mi ripetevo, ma in questo caso non potevo. Il mio cuore batteva forte e avevo paura che anche lui lo sentisse; mi sentivo in difficoltà e non sapevo cosa dire, però non volevo mentire o fingere ancora; ma perchè non potevo essere come la donna invisibile?

''Loris, sono davvero lusingata, ma... non era mia intenzione illuderti. E' vero, mi piaci un po', ma il mio cuore appartiene già ad un'altra persona. Non voglio che stai male a causa mia, possiamo rimanere amici se ti va'' la cazzata del secolo; chiunque si è sentito dire almeno una volta quella frase e si sa che è una grande presa per i fondelli, ma io lo pensavo per davvero. 

''Si, amici. Ora però vado, ho da fare'' disse amareggiato e senza nemmeno salutarmi, si allontanò a passo veloce. 

Mi sentivo un verme e ci stavo davvero male, ero rimasta lì da sola, ma speravo di non pentirmi della mia decisione. L'avevo fatto per il suo bene, lui meritava di meglio, ma nonostante pensavo questo, mi si riempirono gli occhi di lacrime. Un pezzo del mio cuore si era staccato, avevo perso un buon amico e ciò mi infastidiva.

Questo mi sarebbe servito da lezione per una prossima volta e mentre tornavo a casa, gli scrissi un sms <Spero che un giorno riuscirai a perdonarmi> ma non ricevetti una risposta. 

Era domenica e siccome avevo bisogno di conforto, avevo chiesto alle mie due migliori amiche di uscire un po', anche solo per fare una passeggiata e di rimanere a casa mia a dormire; arrivarono in un lampo con i loro borsoni e dopo aver sistemato tutto, chiesi a mia madre di portarci al parco e gli spiegai dov'era. 

''Grazie mille mà, dopo ti chiamo'' dissi salutandola.

''Questo parco è favoloso, ti ha portata qui ieri sera?'' chiese Silvia incantata.

''Siii'' risposi entusiasta e ricominciai a pensare alla bella serata che avevo passato con lui, ritornando a sorridere; passeggiammo un po', finche.. 

''Ehi, ma quello non è Chris?'' chiese Ilaria.

Su una panchina ad una decina di metri da noi, c'era il gruppo di ragazzi della sera prima e stavolta anche Chris era con loro, ma non era solo; sulle sue gambe era seduta una ragazza bionda, con una minigonna di pelle ed un top leopardato, che lo abbracciava continuamente. 

Ero immobile, non riuscivo a muovermi e gli occhi cominciavano a bruciarmi; Chris girò il capo verso di noi e vedendomi lì, cercò di alzarsi per venire.

Mi sentivo le gambe molli, ma nonostante questo cominciai a correre, mentre le lacrime cominciavano a scendere.

Dopo essere arrivata vicino ad un angolo buio, dove non passava la gente, mi accasciai a terra; le lacrime mi rigavano il viso sempre più velocemente e non riuscivo a smettere. 

Mi sentivo come se qualcuno avesse preso il mio cuore e lo avesse accartocciato e buttato via, proprio come si fa con la carta. 

Amore a prima vistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora