POV CHRISTOPHER
Ero accanto a mio padre da circa un’ora ormai e più passavano i minuti, più il mio cuore si lacerava. Vederlo immobile su quel letto d’ospedale, pieno di fili attaccati ovunque, faceva male; l’unica cosa che risuonava nella stanza, era il ritmo dei battiti del suo cuore, monitorati dalla macchinetta di fronte a me.
Strinsi ancora di più la sua mano e mi appoggiai con la fronte sul materasso, accanto al suo corpo; dopo pochi minuti qualcosa mi fece sobbalzare.
La mano di mio padre aveva stretto forte la mia, per pochi secondi, ma quando mi alzai per controllare, era tutto dannatamente normale. Guardai per l’ennesima volta lo schermo della macchinetta e di colpo l’unica cosa che lo occupava, era una linea sottile e bianca, accompagnata da un rumore assordante.
La mia mente ci mise un po’ a elaborare ciò che era successo, finché una massa di medici arrivò nella stanza, chiedendomi di uscire.
No.
Non era possibile.
Non poteva essere vero.
Cominciai a camminare avanti e indietro nella sala d’aspetto; tremavo come una foglia e mi sentivo uno schifo. Non mi ero mai sentito così vulnerabile, mi veniva da piangere e sembravo una femminuccia, ma in questo caso non m’importava. Stavo per perdere uno dei pezzi del mio cuore e della mia esistenza, uno dei pezzi più importanti della mia vita. Un medico uscì dalla stanza e mi raggiunse nella sala.
‘’Lei è un parente del signor Smith?’’ chiese cordialmente.
‘’S-sì, sono il figlio’’ fortunatamente riuscii a balbettare una risposta.
‘’Mi è toccata la parte più difficile del mio lavoro. Purtroppo suo padre ha avuto un arresto cardiaco e non abbiamo potuto far niente. Mi dispiace, ma il tumore al fegato era troppo grande per poterlo curare o comunque intervenire in qualche modo’’ mi comunicò in modo professionale, ciò che era successo, dandomi una pacca sulla spalla per confortarmi. Una pacca sulla spalla non sarebbe mai riuscita a confortarmi. Cominciai a correre forte, raggiunsi la mia moto e salii in sella. L’unica cosa che volevo fare era scappare e accelerare, accelerare e accelerare ancora.
Ben presto arrivai al mio rifugio; fin da piccolo ero solito rifugiarmi qui, quando qualcosa mi andava storto. Era una piccola grotta che si affacciava sul mare. L’avevo scoperta insieme a mio cugino.
Mi accovacciai e respirai l’aria pulita che circolava. Le lacrime erano pronte a uscire e i pensieri che ormai mi affollavano la testa, non mi aiutavano per niente.
Un rimorso mi logorava dentro; Avevo visto spesso nei suoi occhi la stanchezza di una lunga giornata di lavoro, avevo percepito spesso la sua tristezza, ma non avevo mai dato molto peso a tutto questo. Solo ora riuscivo a capire che era stato un buon padre, che la sua vita era stata sempre dura, piena di sacrifici per la famiglia, solo ora la mia mente si rendeva conto che lui non c’era più. Una domanda mi martellava la testa: perché? Perché lui? Perché proprio adesso? Non è giusto. Vengono strappati sempre i fiori più belli. Adesso che senso ha tutto questo? Che senso ha la mia vita? Una cosa è certa: la morte non è nulla in confronto all’amore che si può provare per una persona che se n’è andata via, perché può strapparci la presenza fisica della persona a cui teniamo, ma non potrà strapparci mai il ricordo che abbiamo di essa. Mio padre vivrà per sempre nel mio cuore, ne sono certo.
‘’SCUSA SE NON TI HO DETTO ABBASTANZA VOLTE CHE TI VOGLIO BENE!’’ gridai in preda alle lacrime, guardando il cielo.
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POV ALICE
Dire a mia madre che aspettavo dei gemelli, era stato davvero faticoso. Secondo lei, a maggior ragione, dovevo cominciare a farmi una vita, a sposarmi e a vivere con Christopher.
Erano già le nove di sera e di Christopher ancora nessuna traccia; dopo tante ore di assenza, cominciavo a chiedermi che fine avesse fatto. Era appena pomeriggio quando era andato da suo padre e da lì, non era ancora tornato.
’Risponde la segreteria telefonica del numero ……….’ Provavo a chiamarlo da dieci minuti, ma la sola voce che riuscivo a sentire era quella della segreteria. L’ansia cominciò a invadermi il corpo, così decisi di chiamare sua madre.
‘’Ciao signora Tanisha, mi chiedevo se Christopher fosse da lei. Io non lo vedo da parecchie ore’’ cominciai a parlare appena percepii che aveva aperto, senza aspettare il suo ‘Pronto?’.
‘’I-io non lo so’’ singhiozzava.
‘’Tanisha, è successo qualcosa? Sto iniziando a preoccuparmi’’ l’ansia aveva cominciato a torturarmi lo stomaco.
‘’Walter…Walter…è m-m-morto’’ si sentiva la disperazione nella sua voce.
‘’Oddio, ora dove sei?’’ mi veniva da piangere, anche se conoscevo poco mio suocero, era stato sempre cordiale con me e aveva sempre cercato di farmi sentire a mio agio in qualunque situazione.
‘’Sono a casa, quelli dell’agenzia funebre stanno sistemando tutto per la notte a casa. Ma tu sta’ tranquilla, sei incinta, non fare sforzi’’ singhiozzava ed io avevo un disperato bisogno di correre ad abbracciarla e di passare la notte lì, insieme a tutti i parenti.
‘’Arrivo’’ detto questo, riagganciai.
Il fatto di non sapere dove fosse Christopher mi preoccupava, così gli lasciai un messaggio in segreteria: ‘’Chris, amore, vado da tua madre. Ho saputo tutto. Ti prego chiamami, sto morendo di paura’’.
#ANGOLOAUTRICE
Allora per prima cosa vorrei chiedervi scusa se ho tardato qualche giorno più del solito; per seconda cosa vorrei scusarmi se il capitolo è corto e forse un po’ triste.
Resta il fatto che spero che vi sia piaciuto, commentate per dirmi cosa nei pensate. ❤️
PS. Ahimè, sono impallata alla PS4 con GTA5. Se c’è qualcuna di voi che ci gioca online, datemi il nickname che vi aggiungo, almeno ci divertiamo insieme. ❤️
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Per il trailer, cercate il canale Natalia Maruccio oppure copiate il seguente URL: https://www.youtube.com/watch?v=4qXE-wPFk18

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Amore a prima vista
RomanceAlice, un nome non tanto comune. Frequenta il quinto del liceo linguistico ed è alle prese con la vita: scuola, ragazzi, social network, disturbi causati da quel cazzo di ciclo, genitori assillanti, un fratellino impiccione e rompipalle. Cosa si pot...