Capitolo 22

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QUESTO NON E’ L’EPILOGO. Nonostante i  20  ‘sequel sì’ (se non ho sbagliato a contare), ho deciso di non fare il sequel, ma di continuare la storia per un altro po’. Ho molte idee per la testa e altrettanti ‘colpi di scena’ e ringrazio Libro_mante per avermi scritto in privato consigliandomi un sacco di cose, per questo le dedico il capitolo.

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Per tutta la serata Christopher non fece altro che chiedermi se mi sentivo bene e mandarmi messaggini premurosi e pieni d’amore; mi sentivo sollevata dal fatto che avevo lui e le mie amiche al mio fianco ed ero sicura che il mio ragazzo non mi avrebbe mai abbandonata.

Il passo successivo sarebbe stato uno dei più difficili: dire a mia madre come stavano le cose. Va bene che avevo diciotto anni e va bene anche il fatto che mia madre era una persona brava, comprensiva e sempre calma, ma sapevo anche che se si arrabbiava diventava l’opposto e nonostante l’avessi vista in quello stato solo una volta in tutta la mia vita (naturalmente a causa di quello stronzo di mio padre), avevo timore della sua reazione.

Quella domenica mattina mi sentivo strana ed ero davvero senza energie, dato che avevo passato la notte in bianco; dei brividi di freddo scuotevano il mio corpo e avevo un leggero dolore alla pancia.

Mi sedetti sul letto, infilai le mie babbucce con i porcellini e mi alzai di malavoglia; scesi di sotto e mia madre aveva già preparato la tavola con la colazione. Mio fratello era impegnato a mangiare, mentre mia madre mi aspettava. Diedi un bacio a mia mamma e poi a Gabriele e mi sedetti a tavola, con il piatto pieno di croissant davanti alla faccia e la tazza con il latte accanto. L’odore s’intrufolò subito tra le mie narici e il mio stomaco fu scosso immediatamente da un senso di nausea fortissima. Mi alzai dalla sedia e corsi verso il bagno del piano di sopra con la mano sulla bocca. Arrivata a destinazione, mi avvicinai al water provando a vomitare, ma dalla mia bocca non uscì quasi nulla. Mia madre arrivò subito nel bagno e mi mise una mano sulla fronte, reggendomi la testa.

‘’Alice, la tua fronte brucia. Forse hai la febbre’’ mi disse preoccupata. Forse era arrivato il momento di dirle la verità. Quella notte mi ero informata su internet di un mucchio di cose sulla gravidanza, tra cui anche il fatto di non prendere medicinali, senza la prescrizione del medico ‘’Vai a letto, ora ti porto il termometro’’.

Andai a coricarmi e mi misurai la febbre. La temperatura era alta, avevo quasi trentanove. Bene.

‘’Vado a prenderti una bustina’’ disse mia madre. Ecco, lo sapevo.

‘’Mamma, devo parlarti’’ la testa aveva cominciato a farmi davvero male.

‘’Aspetta, ci metto due minuti’’

‘’No, mamma. Siediti qui, devo parlarti ora’’ avevo il cuore in gola ed era evidente che tremavo.

‘’Sei incinta?’’ intelligente, come sempre. Non sapevo se era un bene o un male che l’avesse chiesto prima lei.

‘’Per favore, non arrabbiarti! E’ per questo che non voglio la bustina’’ risposi con la voce rotta; mi veniva da piangere.

‘’Ma non puoi crescerlo, cosa penseranno le altre persone? E poi con quali soldi? E Christopher?’’ era preoccupata.

‘’Non importa come lo crescerò, un modo lo troverò e non m’importa della gente. Non abortirò mai. Io sono contro quelle cose! Perché dovrei uccidere una vita innocente? Quindi non provare a farmi capire che quella è la strada giusta, mamma’’

‘’Come vuoi, sei grande e vaccinata. Ora devo ancora metabolizzare la notizia’’ detto questo si alzò dal letto e andò via.

Chiamai Christopher e gli raccontai tutto, incluso il fatto che avessi la febbre; si precipitò subito a casa a farmi compagnia. Ovviamente mia madre, ancora lo adorava. Passammo il resto della giornata abbracciati nel mio letto, a guardare film romantici e a coccolarci; la febbre verso sera era sparita, liberandomi dai brividi di freddo, dal mal di pancia e dal mal di testa e Christopher sarebbe rimasto a cenare a casa mia.

‘’Dato che non hai più la febbre, domani mattina andrai a farti le analisi. Risulterà da quante settimane sei incinta. Però prima dovrai andare a fare la ricetta dal medico, domattina presto, visto che la sala delle analisi alle dieci chiude’’ mi riferì mia madre dolcemente, mentre eravamo a tavola a mangiare i tortellini panna e prosciutto. Meglio dire che loro mangiavano ed io guardavo il piatto schifata. Il senso di nausea era davvero orribile, non riuscivo quasi a muovermi, che mi venivano i conati di vomito. Forse quella sarebbe stata la parte più dura da affrontare, prima di dover tirar fuori il mio marmocchio dalla patata. Bleah, meglio non pensarci.

‘’Signora Marika, non si preoccupi, porterò io sua figlia a fare le analisi e mi prenderò cura di lei. Non la lascerò sola per nessuna ragione al mondo’’ intervenne Chris.

‘’Sapevo che eri un bravo ragazzo! E chiamami solo Marika, ormai fai parte della famiglia’’ sembrava che le fosse passato il momento ‘no’ di questa mattina.

‘’Certo Marika’’

‘’Beh, cos’avete intenzione di fare?’’ chiese poi mia madre e il mio stomaco a quella domanda, si attorcigliò ancora di più. Che cosa pretendeva? Mancavano ancora nove mesi.

‘’Otterrò il diploma anche con il pancione’’ risposi io.

‘’E poi magari troveremo casa insieme’’ intervenne Chris subito dopo. Per fortuna quel ragazzo aveva sempre qualcosa da dire.

‘’Mmh bene. E tuo padre come sta?’’ chiese mia madre. Era diventata impicciona?

‘’Così e così. I medici ci danno ancora qualche speranza, ma è palese che non c’è la farà’’ rispose lui, con gli occhi pieni di malinconia. Piaga dolente, poverino.

Nel frattempo mio fratello mi guardava come se fossi un alieno, anche perché ero stata più dolce del solito con lui. L’avevo baciato, abbracciato e avevo provato a giocare con lui con i modellini delle auto; si sapeva che la febbre, mi faceva quest’effetto.

Dopo aver cenato Christopher andò via, raccomandandomi una lista di cose, come: chiamarlo in caso mi sentissi male, non alzarmi dal letto, provare a mangiare qualcosa, non appoggiarmi cellulari o pc sulla pancia, dormire per tutta la notte, ecc. Non ero mica malata!

Andai subito a letto, col pensiero che l’indomani non sarei andata a scuola, ma in ospedale. Chris mi chiamò per augurarmi la buonanotte e ripetermi tutte le sue raccomandazioni; dopo poco mia madre bussò alla porta, entrò e si sedette accanto a me.

‘’Scusami, oggi ho sbagliato a non capirti dal primo momento in cui me l’hai detto, ma subito dopo ho capito lo sbaglio che avevo fatto. Sei maggiorenne, ma per me sei ancora la mia bambina. Capisco che dovrai crearti una famiglia ed io dovrò lasciarti andare prima o poi, ma è difficile. Sei la mia unica figlia femmina’’ al suono di quelle parole, gli occhi mi si riempirono di lacrime. Adoravo mia madre, per cui la abbracciai forte.

‘’Tranquilla, mamma. Sai che ti voglio bene’’

‘’Spero che mi perdonerai. Dormi bene, Alice. Buonanotte!’’ mi diede un bacio sulla guancia ed uscì.

Quella notte mi addormentai con la canzone di Adele ‘Someone Like You’ di sottofondo.

#ANGOLOAUTRICE.

Contente della mia decisione? Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, anche perché ci tengo parecchio a questo capitolo. Che voi ci crediate o no, la maggior parte delle cose che ho scritto sono per esperienza personale, non è inventato!

Amore a prima vistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora