12 Ottobre – 19.00
Un giorno come tanti altri. O forse no.
Mentre Christopher era al lavoro e mia madre era fuori con Bob e Gabriele, io ero sul divano con una coperta sulle gambe a poltrire, in compagnia di Sparco che continuava a mordicchiarmi i calzini. Con una mano sul pancione e una che reggeva la tazza fumante di Ciobar, guardavo per l’ennesima volta la saga di Twilight. Mi sentivo un po’ come Bella, quando in New Moon passava i mesi depressa, seduta davanti alla finestra ad aspettare che il suo amato si facesse vivo. La pioggia mi rendeva ogni volta triste e malinconica, forse perché le gocce d’acqua che scendevano dal cielo, erano identiche alle gocce delle lacrime. Il temporale violento che si era scatenato fuori, era a dir poco inquietante. Lo scrosciare dell’acqua era davvero forte e i vetri tremavano a causa dei tuoni.
Era da qualche ora che un fastidioso dolore alla schiena, mi torturava ogni quarto d’ora. Ero consapevole del fatto che il parto fosse vicino, ma quelle piccole contrazioni, non erano nulla, in confronto a ciò che mi avevano raccontato, così con estrema calma, continuai a guardare il dvd.
[19.45]
La calma era sparita e il suo posto era stato occupato da ansia, paura, ansia e ancora paura. Ero a casa ad aspettare che mia madre arrivasse, dopo la mia telefonata. Le contrazioni erano insopportabili. Il dolore che si diffondeva dall’addome, fino alla schiena, ogni otto minuti, era straziante. Continuavo ad andare avanti e indietro per il soggiorno e ogni volta che ero colpita da una fitta, rimanevo immobile a piegarmi dal dolore. La porta si aprì di scatto e una madre preoccupata, si avvicinò subito a me.
‘’Come ti senti amore?’’ mi chiese, accarezzandomi la fronte, mentre ero ancora piegata in due per l’ennesima contrazione.
‘’Come vuoi che mi senta?! Sto per morire!’’ risposi a stento.
‘’Ogni quanto hai le contrazioni?’’
‘’Ogni otto minuti, credo. O forse anche di meno ormai’’
‘’Oddio, ma cos’è quella pozza per terra?’’ chiese all’improvviso mia madre, indicando il pavimento ai miei piedi.
‘’Quale pozza?’’ guardai nella direzione da lei indicata e il pavimento tutto bagnato, era la prova che il momento era finalmente arrivato.
‘’Dobbiamo correre subito in ospedale, non voglio che i marmocchi nascano in casa, non me ne intendo di parti!’’ gridò mia madre allarmata, prendendo al volo il giubbotto e la borsa e spintonando Gabriele (che era rimasto a dir poco shockato) verso l’uscita.
Il viaggio in macchina mi sembrava più lungo del solito, avevo mandato a Christopher una ventina di messaggi e avevo provato a chiamarlo almeno una decina di volte, anche se sapevo che mentre lavorava non poteva portare il cellulare in tasca. Speravo solo che vedesse le chiamate e che venisse il più presto possibile per assistere alla nascita dei suoi bambini. Intanto le contrazioni erano diventate sempre più frequenti, sempre più forti e sempre più lunghe.
Ora l’entrata dell’ospedale era a pochi metri da noi, così tirai un sospiro di sollievo. Finalmente eravamo arrivati. Il cellulare cominciò a squillare e risposi velocemente.
‘’Cucciola, dove sei?’’ Christopher era riuscito a leggere i messaggi, Dio aveva ascoltato le mie preghiere.
‘’Sono appena arrivata in ospedale, sbrigati a venire. Non ce la faccio più’’
‘’Cinque minuti e sono lì. Dì ai miei mostriciattoli di aspettare ancora qualche minuto’’ detto questo, chiuse la chiamata.
Solo una mezz’oretta dopo mi ritrovavo in sala parto, a gambe all’aria, con la mia mano in quella di Chris.
‘’Dai signora, spinga, ci siamo quasi’’ il ginecologo continuava ad incoraggiarmi e dopo varie spinte, i bambini sbucarono fuori. Il dolore era allucinante, ma il pianto dei miei bambini, riempì la stanza, facendomi scordare di tutto il resto.
Il 12 Ottobre, precisamente alle 22.03 erano nati i miei marmocchi. Nina e Brandon.
[…………….]
Solo quattro giorni dopo mi ritrovai ad affrontare una realtà diversa da ciò che immaginavo. Due bambini che piangevano continuamente erano un vero tormento, ma nonostante la depressione post-partum e nonostante dovessi badare ai bambini, pulire la grande casa, cucinare, lavare i panni e fare una marea di altre cose, ero contenta di essere riuscita a creare un nucleo famigliare mio.
Christopher teneva i bambini e mi dava una mano, tutte le volte che poteva; lavorava ancora tanto e spesso tornava distrutto e senza energie, ma la notte era il primo ad alzarsi per calmare il pianto isterico dei neonati.
Dopo ben nove mesi di assenza, il ciclo era ricomparso nella mia vita, insieme al nervosismo e all’acidità di quei giorni. La cosa che non mi andava bene e che avevo pensato negli ultimi tempi, era il fatto di non essere ancora sposata con Christopher e di non aver ricevuto ancora una proposta.
Convivere era già un passo in avanti, ma avevo bisogno di un pezzo di carta, in grado di dimostrare che lui era mio e soltanto mio. In più, se la vita era soltanto una, perché dovevo ancora aspettare?Sposarmi era stato il mio più grande sogno, sin da bambina. Avevo sempre sognato di sposarmi con un bell’abito ampio da principessa, accompagnata da una limousine e avevo sempre desiderato realizzare questo sogno da giovane e non a trent’anni.
Quella sera mi sentivo sclerata e carica allo stesso tempo, sempre a causa del ciclo e Chris era appena tornato a casa dal lavoro.
‘’Ho saputo che Ilaria si sposa, chi la conosce non fa che parlare del suo matrimonio. Tutti a ripetere ‘Finalmente quella ragazza ha trovato qualcuno che la sopporta e che la soddisfa’, l’ho sentito dire a un gruppo venuto stasera al locale’’ come tutte le sere, cominciò a raccontarmi delle cose interessanti che gli erano capitate durante l’orario lavorativo e questo discorso, era proprio caduto a pennello. Così presi la palla al balzo.
‘’Beata lei. Almeno ha avuto qualcuno che gli chiede la mano’’ risposi con finta aria spensierata.
‘’Che cosa vuoi insinuare con questa frase? Non ti sto bene?’’
‘’Nessuno intendeva dire questo. Io con te sto bene, ma mi sarebbe piaciuto ricevere una proposta di matrimonio. E’ stato sempre il mio sogno più grande’’ cominciai ad alterarmi.
‘’Alice, lavoro solo io in questa casa. Sai cosa significa mantenere due gemelli, mantenere una famiglia con uno stupido stipendio? Non ho mai del tempo per rilassarmi, figuriamoci per altro. Ci si sposa una sola volta nella vita e dev’essere indimenticabile. Volevo far tutto con estrema calma, ma tu pretendi sempre tutto e subito’’
‘’In questa questione non c’entrano i soldi. Il proverbio dice SE VUOI, PUOI. Quindi non prendermi in giro Christopher Smith’’ la situazione cominciava a scaldarsi.
‘’Ascolta Alice, sono stanco. Ne riparliamo un’altra volta. Buonanotte!’’ ed ecco che mi aveva piantata lì, nel bel mezzo del discorso.
#ANGOLOAUTRICE
Mmh, forse c’è aria di bufera tra i due. Finalmente i gemellini di Alice sono nati. Cosa ne pensate? ❤
Sono le 02.32 ed io sono qui ad aggiornare, solo perché vi avevo promesso di farlo Sabato ma non c’è l’ho fatta, così con un paio di ore di ritardo, eccomi qui! ❤
Spero che ne sia valsa la pena. ❤
Piccolo cambiamento di programma per i giorni in cui pubblicherò i prossimi capitoli, penso che lo farò di sabato, quindi:
10 Gennaio (Sabato) - Capitolo 31
17 Gennaio (Sabato) - Capitolo 32
24 Gennaio (Sabato) - Capitolo 33
-------------------------------------------------------------
Per il trailer, cercate il canale Natalia Maruccio oppure copiate il seguente URL: https://www.youtube.com/watch?v=4qXE-wPFk18

STAI LEGGENDO
Amore a prima vista
RomanceAlice, un nome non tanto comune. Frequenta il quinto del liceo linguistico ed è alle prese con la vita: scuola, ragazzi, social network, disturbi causati da quel cazzo di ciclo, genitori assillanti, un fratellino impiccione e rompipalle. Cosa si pot...