Capitolo 19

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Chat Noir saltava per i tetti di Parigi con la testa affollata di pensieri; doveva andare da Marinette, la sua migliore amica, a vedere con i suoi stessi occhi che stesse bene. Voleva toccarla, abbracciarla, tenerla stretta a sé, mentre le sussurrava che sarebbe andato tutto bene, che Luka era solo un brutto ricordo, ma non ce la faceva. Sentiva il bisogno di scaricarsi e liberare la mente da quelle parole crudeli che gli aveva detto poco prima Luka.
Sapeva che pensava veramente quello che aveva pronunciato, che non era solo la collera causata da quel pezzente di Papillon.

E sapeva anche che aveva ragione.
Senza Ladybug non era niente.
Una nullità.

Il suo anello suonò per l'ultima volta. Un minuto e sarebbe tornato Adrien Agreste, il ragazzo perfetto che tutti amavano.

Fece appena in tempo a rientrare in camera sua attraverso la finestra lasciata appositamente aperta che la trasformazione si annullò.
Plagg si distese sul letto borbottando qualcosa e reclamando del formaggio che Adrien provvide a portargli.

<<Tieni, mangia>>
Gli disse gettandogli malamente una fetta di Camembert sulla coperta.
<<Che modi>>
Lo canzonò il kwami.

Il biondo si sedette sulla sedia della scrivania ad osservare la foto di sua madre che teneva sempre sul monitor.
Pensava che se lei fosse stata ancora con lui, tutto quello forse non sarebbe mai successo.
Pensò anche a quel giorno, quel maledettissimo giorno d'inverno quando suo padre tornò dal viaggio in Cina e gli disse che sua madre non c'era più, che se ne era andata via con il vento.

Era solo un bambino all'epoca, non riusciva a comprendere il significato di quelle parole.
Solo con il passare dei mesi e delle stagioni capì che sua madre non sarebbe mai più tornata da lui a stringerlo forte e a rimboccargli le coperte.
Dopo mesi capì anche che non ne valeva più la pena di piangere davanti alla porta sempre chiusa dell'ufficio di suo padre in cerca di attenzioni.
Lui non gliene avrebbe più date.

D'istinto si toccò la guancia dove la donna era solita baciarlo da piccolo la sera prima di andare a letto, dopo avergli letto la sua favola preferita.
Ricordò quando per la prima volta, dopo un anno dalla scomparsa della bella Emilie, aveva chiesto al padre dove fosse il corpo della mamma.
Sentiva il bisogno di piangerla, di portarle dei fiori del campo, magari quelli gialli che le piacevano tanto e che incastrava sempre nella treccia.
Lui lo guardò con uno sguardo freddo è assente mentre lavorava al computer. Non gli rispose, ma lo fece prendere in braccio da Nathalie e lo allontanò dalla stanza.

Adrien si alzò dalla sedia così velocemente che a Plagg andò di traverso l'ultimo boccone del formaggio.
<<Ma insomma, vuoi farmi mangiare tranquillo?>>
Il biondo non lo ascoltò nemmeno, troppo impegnato com'era a cercare qualcosa nel suo armadio.
Chiuse poco dopo le ante: stringeva tra le mani un quaderno, quello che apparteneva a Emilie.

Lo aprì. Non c'era scritto niente, solo a metà si trovavano dei fiori gialli incollati con lo scotch con una scritta soprastante:

Oggi Adrien li ha colti per me.
Penso che gliene porterò alcuni dalla Cina.

Sorrise verso quella calligrafia così ordinata e bella, bella come era sua madre.

Gli angoli delle pagine erano tutti spiegazzati dalle lacrime che lui ci aveva versato sopra.
<<Dove sei, mamma?>>
Domandò a se stesso, carezzando i fiori secchi.
<<Cosa dici?>>
Gli chiese Plagg volandogli sulla spalla.
Lo sguardo di Adrien si illuminò d'improvviso, chiuse il quaderno e saltò in piedi sul letto.
<<E se fosse ancora viva?>>
<<Tua madre?>>
<<Sì! Io so che mio padre mi nasconde qualcosa sulla mamma. Non mi ha mai voluto dire dove è sepolta forse perché non è sepolta>>
Il kwami strabuzzò gli occhi e lo guardò scettico.
<<È tardi, Adrien, forse è meglio che tu vada a dormire>>
<<No! Tu non capisci, ci sono troppi punti interrogativi che mi perseguitano da quando avevo tredici anni e ora devo risolverli. Chiedere a mio padre è escluso, devo trovare qualcuno disposto ad aiutarmi e che conosca bene la Cina>>
<<Tu sei matto>>
Concluse lo spiritello.
<<Devo riflettere. Plagg, trasformami!>>
<<Stai scherzaaaaaaaandoooo?>>
Gli urlò la piccola divinità mentre veniva risucchiato con forza dentro l'anello.

Just Another Day To Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora