Capitolo 4

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L'indomani mattina Marinette venne svegliata dalla luce del sole che penetrava dalla finestra e che si andava a posare sulle sue palpebre chiuse.
Con un rantolo alzò le braccia verso l'alto e si strofinò gli occhi con prepotenza.
Si tirò su facendo peso sugli avambracci.
Tikki, la divinità quantistica che le permetteva di trasformarsi nel suo alter-ego, nonché nell'eroina di Parigi, Ladybug, che veniva affiancata quotidianamente dal fedele partner Chat Noir, le volò sulla traiettoria visiva, dandole il buongiorno sorridendo maliziosamente.

La giovane Dupain-Cheng gemette, portandosi una mano alla testa.
<<Ahh, Tikki, cos'è successo? Perché mi fa così male la testa?>>
<<Da dove posso cominciare, Marinette? Mh, vediamo, ieri sera, dopo aver visto il film, hai bevuto qualche bicchiere di troppo di Vodka, hai cominciato a strusciarti su Adrien a tal punto da farlo diventare completamente rosso dall'imbarazzo, poi, mosso dalla compassione, ti ha presa e ti ha portato a letto ed infine ti ha dato un bacio sulla fronte>>
Raccontò la Kwami tutto d'un fiato, godendosi le varie espressioni che avevano attraversato il volto della sua protetta durante il racconto.

Marinette infatti era passata dallo stupore, alla vergogna, e all'imbarazzo in meno di cinque secondi, facendo assumere alla sua faccia tutta la gamma di sfumature dal rosa pesca al rosso fuoco.

<<IO HO FATTO COSA!? OMMIODDIO, TIKKI, SAI QUESTO COSA SIGNIFICA!?>>
<<No, Marinette, non lo so>>
<<SIGNIFICA CHE ADRIEN NON VORRÀ PIÙ GUARDARMI IN FACCIA, NON CI SPOSEREMO MAI, NON AVREMO MAI TRE FIGLI CHE SI CHIAMERANNO LUIS, HUGO ED EMMA, NON AVREMO MAI UN GATTO, UN CRICETO E UN CANE, NON INVECCHIEREMO MAI INSIEME, NON AVREMO MAI DEI NIPOTI, MA SOPRATTUTTO NON POTRÒ MAI DIRGLI CHE MI PIACE!>>
Urlò la corvina in preda ad una crisi di panico.

La giovane si portò le mani ai capelli e strinse gli occhi tentando di far affiorare alla sua mente qualche vaga immagine ritraente la sera prima. Il suo tentativo parve vano, quindi cacciò la testa sotto il cuscino ed agitò le gambe.

<<Marinette, sta' calma, io credo che ad Adrien non sia poi tanto dispiaciuto, sai?>>
Tentò di tranquillizzarla la piccola dea.
<<E come fai a dirlo, Tikki?>>
<<Beh, si vedeva da come ti guardava, Mari>>
<<Impossibile, questo è impossibile. Io per lui sono sempre e solo stata un'ottima amica. Ricordi? Lo disse anche a quella ragazza con cui faceva scherma>>
Il viso di Marinette si contorse in una morsa di pura tristezza.
Ricordava bene quel giorno, quando Adrien disse a Kagami che lei non era altro che un'ottima amica.

<<Marinette?>>
La chiamò Tikki, confusa.
<<Mh?>>
<<Avevi quattordici anni, sono passati ben quattro anni>> La coccinella sorrise passandole una zampetta sulla testa. <<E sia te che Adrien mi sembra di ricordare che non siate rimasti single per tutto questo tempo>>
Ammiccò maliziosamente.
Da quando Tikki era diventata così maliziosa?

<<Lo so, Tikki, ma in un certo senso il mio cuore ha sempre battuto per Adrien, e lui mi ha sempre vista come un'amica. Adesso vado a prepararmi per la scuola.
E a prendere qualcosa per questo dannato mal di testa! Oh Alya mi sentirà! Eccome se mi sentirà!>>

Marinette arrivò a scuola stranamente con qualche minuto di anticipo.
I corridoi non erano ancora gremiti di studenti o professori, e una serena tranquillità aleggiava nell'edificio. La corvina si meravigliò di quanto anche il minimo lasso di tempo potesse cambiare la normalità a cui si è abituati.

Cercò con lo sguardo i suoi amici, ma non riuscì a scorgerli da nessuna parte, perciò si diresse sulle scale e si sedette sul secondo gradino. Perse lo sguardo nel vuoto, e la sua mente cominciò a galoppare da un pensiero all'altro.

Just Another Day To Love YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora