[capitolo: VI.]
Mi misi in fila insieme a tutti gli altri. Eravamo disposti in base di altezza e io ero l'ultimo. Sospirai. Era abbastanza triste come cosa, ma era divertente vedere quegli omaccioni confusi quando li colpivo senza farmi vedere. Essere piccoli ha dei suoi vantaggi.
«Oggi inizieremo una nuova partita.» Iniziò il professore, iniziando a camminare davanti a noi, con voce ferma. «Una partita particolare. Questo perché a dirigerla, a iniziarla e a controllarla... Non sarò io, o un altro professore.» Dichiarò, al che tutti si stupirono. «Bensí, uno studente. Uno studente come voi.» Si girò verso di noi a metá della fila. «Con l'unica differenza, forse l'etá, o forse i livelli.» Sorrise. «Vieni avanti, Park.»
Sgranai gli occhi a quella voce. Non ci potevo credere. Sperai con tutto me stesso che nella scuola esistessero più ragazzi con il cognome "Park" ma, appena vidi uscire dall'ombra l'alpha dal ciuffo nero, sbuffai internamente. Era lui.
Iniziai a chiedermi cosa avevo fatto di male, quando il suo sguardo cadde sul mio. Mi fece un ghigno malizioso, al quale io strinsi i pugni. Cosa voleva? Voleva una vendetta per lo schiaffo che gli avevo dato? Nessun problema, ero pronto a contraccambiare.«Le regole sono chiare. Park può fermare la partita quando lo ritiene più opportuno, può dare consigli o mentire ad ogni giocatore tramite le cuffie ad archetto che vi abbiamo dato. Potete rispondergli individualmente, attivando il microfono collegato ad esse. Domande?»
Vidi un ragazzo alzare la mano.
«Nel momento in cui un errore passa inosservato o noi studenti ci accorgiamo di qualcosa al contrario di Jimin e lui non-»«Chi dirige la partita ha la ragione, senza alcun'opposizione. Chi si lamenterá, verrá squalificato dalla partita e tornerà al livello precedente.» Guardò ognuno di noi.
Vidi ancora un altro alzare la mano.
«Voi professori rimarrete nell'Islandwars?»«No. Park dirigerá la partita in totale solitudine. É una grossa responsabilità, da parte dei due gruppi. Chi dirige e chi gioca. Non sono permesse violenze in gruppo di alcun tipo, nessun tipo di tortura. Chiaro?»
Tutti quanti annuirono. Cos'erano le violenze di gruppo? Forse una libertá presa dagli studenti che credevano di poterlo fare perché a dirigere la partita ci fosse uno di loro? Forse sì.
Il professore ci augurò una buona partita, ed uscí dalla porta da cui era entrato.
«Ragazzi, come avete sentito dal professore, io sono Park Jimin. Non credete di "poter fare" solo perché sono io a guardare la partita. Al minimo passo falso, sospenderò il diretto interessato della partita. Chiaro? Detto questo, potete andare.» Fece un passo indietro, mostrandoci il portale già aperto dove avremmo dovuto buttarci per entrare in partita. Quando tutti entrarono, io mi avvicinai al portale. Non mi piaceva stare nella mischia.
Lui mi fermò, avvicinandosi a me.
«Non dimentico lo schiaffo di ieri, Jeon.»«Vedi di non fartene dare un altro.»
Lo guardai dalla testa ai piedi.«Abbassa i toni.» Si mise le mani nelle tasche, guardandomi. «Quella tuta ti calza a pennello.» Sorrise.
«É fatta su misura, grazie.» Sospirai. Davvero il suo livello di flirt arrivava a questo? Siamo seri?
«Ti fascia il culo.»
Arrossii. «N-Non guardarmi, razza di pervertito.» Mormorai, prima di entrare nel portale.
Ma prima di tuffarmici dentro, giurai di aver visto un sorriso sulle sue labbra.
Siamo dentro, abbiamo dieci secondi per nasconderci. Slittai fra gli alberi, cercando di nascondermi come più potevo, quando sentii una voce.
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❛❛ελευτερία.❜❜
FanfictionDove Jungkook si rende conto che solamente con Jimin può essere davvero libero.