Ospedale.

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[capitolo: XXX.]

3rd person's pov.

Jungkook poggiava lentamente le tazze di vetro sopra al vassoio. Aveva le braccia tremanti, infatti si spaventò un po' quando prese il vassoio in mano, sentendo che traballava. Ma doveva muoversi, era già stato richiamato una volta.
Camminò e attraversò lo spazio fra la cucina e il soggiorno, e poggiò ciò che aveva fra le mani sopra al tavolino. Si sedette poi vicino all'Alpha responsabile di tutto quell'Inferno che stava vivendo, fingendo un debole sorriso quando gli veniva chiesto qualcosa. Ma non rispondeva, rispondeva l'Alpha per lui.

Erano ormai trenta giorni che a Jungkook sembrava di vivere in una prigione. Una prigione tremenda, in cui non c'era via di fuga. Quattro mura accoglienti erano iniziate ad essere il suo peggior incubo, e il ricordo della scuola, dei suoi amici, e del suo Jimin, tutte le notti lo veniva a trovare. E guardandosi le cosce, gli veniva voglia di piangere. Lui, un Omega orgoglioso, era costretto ad abbassare la testa per un dannatissimo Alpha.
Un professore di Letteratura che si era presentato come un amico, adesso, era invece colui che aveva odiato di più in tutta la sua vita.
E strappandogli la libertà, sembrava felice a parlare di loro e della loro relazione ai suoi compagni, probabilmente ignari dell'Inferno che Jungkook aveva dentro.

Ma la parte peggiore fu quando quei signori ben vestiti se ne andarono da quella casa.
«Ti sei divertito, amore mio?»
Sorrise l'Alpha, avvicinandosi a lui e prendendogli il mento con una mano. Ma Jungkook velocemente gliela tolse, voltandosi dall'altra parte. A quel punto un verso di fastidio scappò dalle labbra del più grande, guardando quell'Omega.
«Pensi ancora a quell'Alpha, vero?!» Domandò d'improvviso, e Jungkook deglutí alla sola idea. Continuando a guardare la parete gialla, respirava come se volesse scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma non parlava. Perché Jungkook non aveva mai aperto parola, per tutti quei giorni, per tutte quelle ore. E non una volta si era fatto toccare, non una volta si era fatto baciare. «Pensi di ritornare da lui? Di questo passo la luce del giorno te la scorderai.»
Sussurrò quelle parole taglienti, ma Jungkook ancora non parlava. Non era uscito una volta da quella casa da quando ci era entrato con la forza, questo perché quel bastardo aveva paura che scappasse via o che dicesse qualcosa che non doveva dire in pubblico. «Levati dalla mente quel bastardo, lui non ti amava davvero, ti ha solamente usato.» Sussurrò nuovamente l'Alpha, distruggendolo ancora emotivamente.
Jungkook non credeva alle sue parole, perché Jimin gli aveva dato troppe prove del suo amore.

Ma tuttavia stava iniziando a non credere più in se stesso.
Lo stava distruggendo psicologicamente, e Jungkook voleva solamente crollare. Lo guardò per qualche secondo negli occhi, per poi scansarlo e andare verso il bagno. Si chiuse a chiave all'interno di esso, e, stando seduto sul freddo pavimento, aspettava solamente che le lacrime uscissero dai suoi occhi.
E queste non tardarono ad arrivare.

Perché Jungkook si sentiva come se avesse perso la sua esistenza.
Aveva perso tutto, la libertá e l'amore.
Voleva solamente crollare e non rialzarsi più, eppure no, nonostante Jungkook non fosse forte non demordeva.
E non per orgoglio, non perché quel bastardo non avrebbe mai avuto la soddisfazione di vederlo a terra, no.
Ma perché amava.
E amava così tanto che ci sperava ancora di vedere Jimin, di vedere il suo bel volto e di sfiorare le sue labbra.

E per questo non si era mai fatto sfiorare. Perché l'unico che doveva averlo, era Jimin. Lui era solamente di quella persona e nonostante non sapesse cosa pensasse lui, non sapeva se pensasse che fosse scappato di sua spontanea volontá, lui ci credeva e ci sperava ancora. E sapeva che Jimin in quel momento non stava con nessun altro.

Ma la notte arrivò presto, e dovette uscire da quel bagno per andare a cucinare. Il Professore lo chiamava.
Entrò in cucina e senza dire niente, né guardarlo, preparò il cibo per lui e per se stesso. Anche se alla fine buttava tutto, perché lui non riusciva a mangiare. Infatti era dimagrito parecchio in quei giorni, il suo volto era più pallido e non era più forte come prima. Adesso fare la distanza camera da letto-cucina correndo gli faceva venire l'affanno. Stare in piedi era difficile per lui.
L'Alpha era preoccupato per lui e a volte gli imponeva con la forza di mangiare, ma Jungkook finiva per rimettere tutto. Perché lo schifo di essere toccato da quell'Alpha lo faceva vomitare. E questa era la sua scusa per non ammettere di essere entrato in una brutta malattia.

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