San Valentino.

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[capitolo: XII.]



Quella mattina mi svegliai presto, prima che suonasse la sveglia, e controllai più volte di averla impostata. Mi ero svegliato un'ora prima di quando mi vestissi, alle sei, ma sapevo che se mi svegliavo non sarei più riuscito ad addormentarmi. Non mi sentivo stanco, così iniziai a giocare con il telefono, ma appena il tempo di sbloccarlo che mi uscì una notifica.

"Buongiorno Kookie! 
Ti ricordiamo che oggi è il 14 febbraio..."

Oh, giusto. 
Quella notifica mi ricordò che fosse il 14 febbraio... quel giorno era San Valentino. Mi ricordai di averlo pensato il giorno prima, ma di essermelo completamente dimenticato al risveglio. Anche se poi, non faceva tanta differenza. Ero single, eppure non vedevo quasi mai delle coppie sbaciucchiarsi per strada, e anche se qualcuno l'avesse fatto, non avrei trattenuto un "aw.." di tenerezza, per poi andarmene. Di solito non mettevo a disagio la gente, ed era difficile che qualcuno riuscisse a mettermi in quelle condizioni.
Già, era difficile per tutti.
Tranne che per una persona. La stessa che mi aveva tormentato ogni giorno, la stessa con cui puntualmente mi ritrovavo a litigare, la stessa che mi aveva sempre protetto. Mi chiese quanta gente gli andasse dietro, e quanta gente quel giorno, quel banalissimo giorno di sole, gli avrebbe regalato qualcosa. Ma chi avrebbe puntato più in alto...? Chi avrebbe davvero colto il segno?
Mi chiese invece chi, prima di qualsiasi regalo, prima di questo insignificante giorno l'avesse colpito. Colpito così tanto da regalargli qualcosa, senza importarsene troppo se quella persona avrebbe ricambiato o meno. Un piccolo regalo... Un gesto. 
Non importava la castosità di un oggetto, ma quello che doveva sul serio essere pesato era l'imbarazzo nel porgerlo ad una persona, il timore di un rifiuto, il coraggio nel farlo, tutti i pensieri prima di porgere un semplice regalo davanti a qualcuno. Chi guardava il valore di qualcosa si dimenticava di guardare il valore di qualcuno. 

E mi alzai dal letto, con il pigiama di qualche taglia più grande. Infatti, il pantalone aveva un nodo sulla molla della vita, così che diventasse più stretto. Effettivamente me ne sarei potuto comprare un altro, ma sarebbe stato troppo faticoso... e noioso. Inoltre quel pigiama portava così tanto calore. Di malavoglia, mi diressi in cucina, dove la televisione era nera, completamente ferma e muta. Era un evento raro che io non guardassi la televisione, ma subito entrai in cucina, senza darle più tanto peso.
Avevo altro a cui pensare.

E prima che me ne accorgessi, l'orario si fermò sulle sette e trenta. Gli studenti della scuola che frequentavo entravano tutti come razzi, cercando di riuscirsi a mettere in prima fila in mezzo alla cerchia di ragazze che si organizzavano per dare il proprio regalo a ragazzi della scuola. C'era a chi piaceva una di quelle ragazze ed era ricambiato, così si divertiva a prenderla in giro, nascondendo dietro alla schiena il suo braccialetto, che le avrebbe regalato. C'era chi invece era già fidanzato e aveva portato alla ragazza un paio di orecchini, ma questi ragazzi non si ritrovarono mai ricambiati. E io guardavo questa scena davanti a sè, sentendosi un po' in colpa, come se fosse colpa sua che quei ragazzi non ricevessero niente.
Se una festa d'amore doveva essere celebrata come tale, ognuno doveva fare la sua parte. Gli stereotipi non mi erano mai piaciuti; come quelli che per forza l'uomo deve fare il primo passo, quello che se non fai a nessuno il regalo sei asociale. Io pensavo che in una coppia entrambi danno qualcosa all'altro. E se quei regali simboleggiavano davvero qualcosa, dovevano essere ricambiati. 
Ma alla fine, era solo il mio pensiero. E mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, camminando per il corridoio. Un pensiero che lasciava una scia di silenzio in mezzo a tanti pensieri rumorosi. Nessuno si fermava a guardare qualcosa che si ritiene noioso. 
Perché dare un commento a qualcosa a cui gli altri già avevano dato un commento?
E la vita di tutti scorreva così, fidandosi delle parole degli altri e delle loro esperienze, e tutti erano alla continua ricerca di qualcosa che li soddisfacesse, volendo essere i primi in qualcosa. Ma se è vero che qualcosa non cambia mai, se è vero che rimane uguale, non lo è il nostro sentimento alla visione di questo. Se la ragione è uguale a tutti gli essere umani in quanto tali, il sentimento è l'unica cosa che distingue un uomo dall'altro, ciò che gli dà vita, ciò che l'intriga. Grazie ad esso l'uomo può vivere intensamente la propria vita.

❛❛ελευτερία.❜❜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora