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[capitolo: XXI.]


3rd person's pov.

L'Inventore si alzò le lenti sopra al naso, mentre studiava le numerose carte che aveva davanti. Veniva divorato dall'interno dall'ansia e dalla curiositá di voler sapere di più di quel mondo in cui aveva mandato quei due studenti.
Era il quarto giorno dalla loro partenza, il giorno dopo sarebbe iniziato il processo per farli tornare indietro. Sarebbe stato semplice, secondo i piani, ma all'improvviso qualcosa andò storto.
Si iniziò a sentire uno strano rumore che gli fece strizzare gli occhi, era fastidioso e si mise le mani sulle orecchie, cercando di trovare in quel modo sollievo. Si guardava attorno, cercando di capire la fonte di quel suono, quando vide che da una stanza iniziava ad uscire del fumo bianco.

Sgranò gli occhi e si precipitò al suo interno, tossendo per il fumo che stava inalando in quel momento. Guardò all'interno della stanza illuminata; ricordava che in quella stanza non ci fosse assolutamente nulla, mentre adesso, illuminata da alcune luci del soffitto, si scoprí piena di oggetti. A forma di cerchio, la sua circonferenza era caratterizzata da alcuni ascensori. O almeno sembravano tali. Quella stanza era caratterizzata dal colore giallo ocra, ma riusciva a vedere ben poco.

Ma si accorse che le porte di due cabine, d'improvviso, si chiusero. E dopo alcuni secondi, si riaprirono, rivelando due sagome giovanili. E appena l'Inventore si accorse delle due figure, il fumo iniziò a svanire nell'aria, permettendo all'uomo di identificarle: Jimin e Jungkook.
Entrambi, come svenuti, caddero sulle proprie ginocchia a terra.

Erano... tornati indietro.

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«C-Cos'é... cos'è successo?»
Domandò Jungkook, una volta sveglio, mettendosi immediatamente seduto. Si guardò attorno sgranando gli occhi; il suo cuore palpitava forte per la paura. Cioè... non era... morto? Ma guardandosi attorno, potè notare che era in una stanza che non aveva mai visto prima. Era su un divano, sembrava un monolocale quello. «M-Ma dove sono...?» E per un secondo, l'idea di aver sognato tutto lo sfiorò, quando una voce dietro di lui lo fece alzare immediatamente, di scatto.

«Benvenuto nella mia dimora.»
Sorrise l'Inventore, guardando Jungkook dritto negli occhi.

«D-Dimora...? Professore ma... ma come ci sono arrivato...? E- E Jimin?»
Domandò velocemente e nonostante le tante domande, l'unica che gli importava davvero era l'ultima.

«Jimin é sul divano.»
Gli sorrise dolcemente, comprensivo, e Jungkook si tranquillizzò appena lo vide. «Siete tornati nel mondo reale ragazzi miei.» Sorrise il professore, quasi commosso. Jungkook gli sorrise, ma poi tornò a guardare Jimin.

«P-Perchè... non parla?»

«Sta' tranquillo, Jungkook, sta solo dormendo.»
Jungkook annuí, continuando a guardare il suo corpo.

Jungkook lo guardò, con le gambe tremanti. Voleva piangere ed urlare; era convinto di star morendo, e di starlo facendo insieme a Jimin. E invece? Eccoli lí, su quel divano in una stanza a lui sconosciuta, ma in quel momento era così contento che iniziò ad avere gli occhi lucidi. Le loro lacrime, la loro paura, il loro tutto. Era tutto finito, ma sul punto di morte quasi certa nessuno dei due ha voltato le spalle all'altro. Erano rimasti uniti.
E lentamente, Jimin iniziò a muoversi nel sonno. Poco dopo si tirò a sedere.
«M-Ma... dove sono?»
Mormorò e a quelle parole Jungkook cacciò un singhiozzo. Erano tornati come prima...
Si levò le coperte di dosso e corse quanto più velocemente potesse verso Jimin, fiondandosi su di lui. Lo abbracciò forte, poggiando la testa sul suo petto e si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Aveva sentito un peso nel cuore così forte quando era convinto di dover lasciare la sua vita, il suo Jimin. Era convinto di aver perso tutto, i suoi sogni, le sue speranze.
Jungkook aveva fatto così tanti progetti per il futuro, senza mai porsi troppi problemi. Lui era convinto di vivere, ma aveva visto la morte in faccia. E cosa ne sarebbe stato a quel punto della sua razza? E della sua famiglia? La sua famiglia dove avrebbe pianto? Il suo corpo dove sarebbe rimasto? E sarebbe rimasto un ricordo che poteva essere guardato solamente con una fotografia, ma ciò che più aveva spaventato Jungkook era non esser stato pienamente felice. Perché non aveva nessuna foto con Jimin, nessuno avrebbe visto che in quel momento erano insieme, e invece di scappare, avevano deciso di morire insieme.
Nessuno l'avrebbe saputo che nel punto di morte, loro si erano sorrisi.
Nessuno l'avrebbe saputo che nel punto di morte, loro si erano guardati così intensamente negli occhi. E nessuno avrebbe mai potuto immaginare le loro parole, quante volte si erano detti che si adoravano, quante volte avevano giocato con quegli sguardi. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare, perché erano visti come l'esatto opposto per i corridoi, per le strade, per il dormitorio. Perché in fondo, agli occhi di tutti litigavano solamente. E loro sarebbero finiti così, e nessuno avrebbe mai saputo che nel punto di morte, le loro labbra si erano unite.

«J-Jungkook, ma che-?»
La confusione nella voce di Jimin era palpabile, e Jungkook felice di mostrargli quella vita, alzò lo sguardo e gli sorrise, non smettendo un secondo di piangere, perché era così grato di quella seconda possibilità. Perché l'unico pentimento che aveva in quel momento, era aver trovato il suo amore e non esserselo vissuto. E adesso, invece, sapeva di avere una vita davanti a sè, tutta da poter condividere. Avrebbe potuto di nuovo cadere per rialzarsi, avrebbe di nuovo guardato la luce del sole, il tramonto, lo sguardo di quell'Alpha. Avrebbe potuto giocare ai videogames con lui fino a tardi, avrebbe potuto uscire con lui di nuovo. Jimin gli prese il viso fra le mani. «K-Kook... stai... stai bene...» Sussurrò, e fu un sospiro di sollievo tirato da entrambi. E senza rendersene conto, l'Alpha che era conosciuto come il più apatico e duro fra tutti, stava piangendo. Già, perché Jungkook questo gli aveva insegnato. A piangere, ad essere geloso, ad essere timoroso, complessato ed imbarazzato. A dare la vita per qualcuno. E ora si sentiva così tremendamente debole, esposto in quel modo. E l'Inventore se ne andò, lasciando spazio solamente a quei due ragazzi, con un sorriso sulle labbra.
Jungkook annuí. «S-Sí, C-Chim... Sono qui... Siamo qui...»

E si sorrisero e strinsero per non si sa quanto tempo; i minuti avevano perso valore, almeno per loro. Gli bastava stare così. Jungkook chiuse gli occhi, lasciandosi andare al profumo forte del suo Jimin.
Gli accarezzò la schiena, sospirando pesantemente. Era sollevato, ma non riusciva a far altro che piangere.
«...Ma quindi mi hai baciato.»

...Ed eccolo lí, a rovinare il momento. Il viso di Jungkook si fece rosso, e girando il viso dall'altro lato, fece finta di niente.
«Cosa? Io non ricordo niente.»

«Ma com-»

«Uh guarda, é tardi, dovremmo chiedere spiegazioni all'Inventore!»

«Ma tu-!»

«Tardi, tardi!»
Si alzò, correndo via.

«FERMATI! MI DEVI DELLE SPIEGAZIONI!»
Urlò Jimin, alzandosi a sua volta e rincorrendolo.

Già, erano tornati.

❛❛ελευτερία.❜❜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora