I was scared.

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[capitolo: XVII.]


Jungkook's pov.

Quando riaprii gli occhi, incontrai la luce del sole, che mi obbligò a richiuderli. Mugolando per il fastidio, mi misi una mano a farmi ombra sugli occhi. Quando mi sentii abbastanza pronto per incominciare una nuova giornata, mi misi seduto. Mi guardai attorno. Non ero più nella casa, e nemmeno nel villagio. Vicino a me c'era un bosco, ma non capivo come ci fossi arrivato.

«Ben svegliato.»
Mormorò una voce alle mie spalle. Mi girai, curioso di scoprire chi fosse, ma la risposta fu più che ovvia; Jimin. Lo guardai per qualche istante: qualcosa non andava.
Preoccupato, mi avvicinai a lui.

«Oddio, Jimin, che é successo?»
Domandai corrugando la fronte. Il suo viso, i suoi vestiti... Presentava dei graffi che prima non c'erano sul suo viso, e i suoi vestiti erano stracciati in parte. Era tutto sporco, non riuscivo a capire per quale motivo.

«Niente.»
Sussurrò debolmente, girando il viso dall'altro lato.

«Testa dura, dimmi la veritá.»
Lo incitai a parlare, prendendogli il viso fra le mani e girandolo verso di me. Non so come mi uscí quel gesto, ma era uscito tutto così spontaneo.

«Ieri notte hai avuto il tuo primo calore.»
Disse semplicemente, per poi abbassare lo sguardo. Io lo guardai, non ricordavo assolutamente niente di ieri notte, se non che ero andato a dormire con la pancia piena per tutto il cibo che avevo mangiato.
E incredibilmente a tutte le mie aspettative, quella frase non mi mise paura. Non iniziai a pensare al peggio, non iniziai a pensare a niente, dopo quella frase la mia mente fu vuota. «Mi dispiace. So quanto tu ci tenessi ad avere il tuo primo calore con una persona speciale.» Sussurrò solamente.

«Jimin... Non me ne frega di questo.»
Dissi e lui sorpreso, si girò verso di me con uno scatto. «Adesso m'importi tu, perché sei conciato così?» Domandai di nuovo, insistendo. Ciò che avevo detto era vero; era tutto vero. Nonostante avessi rincorso da sedici lunghissimi anni dietro il sogno di essere libero, di vivere una storia con una persona che amavo davvero, di vivere il mio primo calore con lei, o anche solo, di perdere la mia verginitá con qualcuno che amo davvero, in quel momento contava tutto poco. Se non Jimin ferito.

«Ecco...»
Sospirò, abbassando la testa.

«Parla!»

«Ieri notte, degli alpha sono entrati nel villaggio, e hanno sentito il tuo odore.»
Mi guardò dritto negli occhi, come per scrutare ogni mia emozione e per registrare ogni mia reazione. E io deglutii inizialmente, ma volevo solo che continuasse. «Hanno provato a toccarti ma sono intervenuto. E ti ho portato qui.»

«Sono stati loro a farti questo?»
Domandai, poggiando lentamente una mano sulla sua guancia. Lo accarezzai, con il cuore distrutto. Non sapevo perché, ma vedere Jimin in quel modo non mi aveva fatto per niente bene.

«Ci avevano seguito. E ci hanno attaccato durante la notte.»

«M-Mi... mi hai... protetto...?»
Lo guardai, con il cuore che mi batteva a mille e gli occhi sempre più sgranati. Sentivo il cuore in gola, avevo un'improvvisa voglia di scoppiare a piangere proprio lí, proprio in quel momento e mostrare a Jimin quanto fossi debole. Perché il solo pensiero che si fosse ridotto in quel modo per me mi uccideva. Non poteva venirmi in un altro momento, quel calore? Perchè proprio quella notte? Lo iniziai a guardare e abbassai lo sguardo, rendendomi sempre più conto che ero io il colpevole di tutto. Anche se tecnicamente non era colpa mia, mi sentivo come se lo fosse stata, al contrario. E mi sentivo impotente davanti a lui, davanti al suo mare di problemi.
Lui era ferito.
Lui aveva combattuto.
Lui era quello debole.
Eppure ero io quello che si sentiva distrutto.

❛❛ελευτερία.❜❜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora