Don't worry.

296 24 5
                                    

[capitolo: VIII.]


«Oh, e se non perdo peso con tutta la corsa che sto facendo, allora sí che mi arrabbio!» Sbraitai per i corridoi, cercando la mia classe. «Corso d'inglese avanzato, dove sei, andiamo!» Supplicai, guardandomi attorno, quando vidi quell'insegnante di letteratura. Mi brillarono gli occhi e corsi da lui. «Buongiorno professore!» Mi inchinai. «Scusi il disturbo, ma sono una matricola e non riesco a trovare la classe di inglese avanzato, non é che sa dov'è?» Dissi velocemente, infatti lo vidi guardarmi spaesato.

«Jeon...» Mi guardò qualche secondo. «Sí, so dov'è. Sono libero, posso accompagnarla.»

«Davvero? Grazie mille...» Presi aria, ricominciando a camminare accanto a lui.

«Ho sentito che durante una partita sei stato male. Ora é tutto okay?»

«Certamente, sono in ottima forma.» Sorrisi.

«Ne sono contento.» Si sistemò gli occhiali sul naso.

Non risposi, seguendo semplicemente il mio professore. Rallentai il passo quando vidi Park Jimin proprio nella strada che stavamo imboccando.

«Jeon?» Mi richiamò il mio professore, vedendo che il mio passo si rallentava fino a fermarsi completamente. «C'é qualcosa che non va?»

«No, no, non si preoccupi.»
Sorrisi e ripresi a camminare, e sorprendentemente Jimin non mi diede alcun fastidio. Forse, perché ero accompagnato da un professore. «É molto distante la classe? Perché l'ora sta quasi per suonare... non vorrei fare brutta impressione già dal primo incontro...» Corrugai la fronte.

«Ah~ no, non ti preoccupare, é proprio qui vicino.» Sorrise, e si fermò davanti ad una porta. «Eccola.»

«Grazie professore, siete un angelo.»
Sorrisi, per poi inchinarmi velocemente, sentendolo ridacchiare.

«Non ti preoccupare. Ora entra forza.»

Annuii e lo salutai un ultima volta, prima di entrare nella classe. Mi sedetti nel posto peggiore di tutti; essendo arrivato tardi tutti quanti si erano presi i posti migliori: ragion per cui adesso mi ritrovavo al primo banco, proprio davanti alla cattedra del professore.
Ma non mi spaventava la situazione, anzi, avevo notato che a seconda della mia posizione sapevo farmi notare meglio. Dall'ultimo banco mi accorsi che interagivo di meno nella lezione, e inoltre venivo sempre interrogato. Era stupido pensare che i professori non interrogassero quelli dietro, ma che tenessero sott'occhio solo quelli del primo banco. Ma in fondo, non importava.
Cacciai dal mio zaino il necessario, stiracchiandomi.

«Mi fa così male la schiena...»
Mi ritrovai a borbottare, quando poi qualcuno dietro di me parló. Al che io sorrisi e mi girai, pensando che volesse fare amicizia.

«Evidentemente ti sei divertito troppo ieri sera.»
Rise quel ragazzo, contagiando poi anche il suo compagno di banco.

«Cretino...»
Borbottai, girandomi davanti.

«Come, scusa?»
Disse con fare minaccioso, e pensai di ignorarlo, quando sentii una mano fra i miei capelli, tirare le ciocche e costringermi a portare la testa all'indietro. La presa era forte, e mi ero lasciato scappare un gemito pochi secondi dopo. Ma, dopo qualche istante, entrò nella situazione una terza voce.

«Che sta succedendo qui?»

Aprii di poco gli occhi che avevo tenuto fino ad allora strizzati, guardando verso la fonte della voce. Di nuovo. Jimin.
Con il suo fare imponente e freddo, ti trasmetteva solamente serietá; aveva davvero fascino quel ragazzo, per quanto mi dolesse ammetterlo. Si mise una mano nella tasca, guardandoli. «Allora? Sto aspettando.»

Si guardarono per secondi interminabili, e senza dire nulla, il ragazzo tolse la mano dai miei capelli, sedendosi immediatamente e rimettendosi composto. Ma dal suo fare non sembrava molto contento, ma decisi di non dire nulla ed abbassare lo sguardo, cercando distrattamente di rimettermi a posto i capelli. Con la coda dell'occhio notai che si sedette accanto a me.

Park Jimin... che cosa vuoi da me?”

Mi domandai, ma quando entrò il professore iniziarono le presentazioni, così non ci feci più caso.

----------

Le lezioni passarono in fretta così come erano iniziate, e così mi alzai in piedi e misi tutto nello zainetto. Ma ovviamente avevo un debito da ripagare. Guardai l'alpha di fronte a me, un po' a disagio, mentre giocavo con le maniche della mia camicia.
«Jimin?»
Lo richiamai, prendendomi la confidenza di chiamarlo per nome.

Lui si girò per guardarmi, mentre con due dita, teneva fisso lo zaino dietro alla sua schiena. L'altra mano era intenta a riscaldarsi nella tasca. Notai la presenza sulla sua mano sinistra di un orologio.

«Ecco... volevo ringraziarti per prima.»
Accennai un piccolo sorriso, guardandolo. Non mi sentivo molto a mio agio, quel suo sguardo mi faceva sentire continuamente sotto pressione. Mi guardò per qualche secondo con quei suoi occhi scuri, e contrariamente a quanto mi sarei aspettato, girò il viso dall'altro lato, come se non volesse farsi vedere.

«Pft... non ho fatto niente.»
Mormorò semplicemente e se ne andò dalla classe. E mi lasciò lí, confuso, in quella classe, mentre ripensavo a come, per la prima volta, avevo visto le guance di quell'alpha dipingersi di un leggero rossore.

❛❛ελευτερία.❜❜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora