[capitolo: XVI.]
La notte sembrava non passare mai. Avevo uno strano presentimento, non riuscivo a stare calmo. Mi guardavo attorno cercando qualcosa con cui calmarmi, volevo alzarmi e prendere aria ma non volevo fare rumore. Mi ripetevo di dormire e basta, ma quella brutta idea non mi abbandonava mai. Ero irrequieto, non riuscivo a smettere di mordermi nervosamente il labbro. Ero in ansia, la testa mi scoppiava, volevo andarmene il prima possibile, volevo che sorgesse velocemente il sole per potermene andare. Mi tolsi le coperte dal mio corpo, stavo sudando. Di solito non sudavo quasi mai, o almeno, non in una maniera così esagerata.
Iniziai ad ansimare.
La saliva mi seccò in gola, lasciandomela completamente asciutta. Mi sentivo come se avessi percorso cento chilometri di corsa. Il cuore mi batteva forte, le gambe tremavano, e iniziò lentamente a girarmi la testa. Socchiusi gli occhi, iniziando a vedere tutto appannato.Cercai di guardarmi le mani, e di darmi una regolata, ma più lo pensavo e più non ci riuscivo a tranquillizzarmi. Non capivo cosa mi stava succedendo e mi appallottolai sul pavimento. Iniziai a toccare disperatamente le mie gambe, e ad ogni minimo sfioramento, iniziavo a gemere.
Sgranai gli occhi."E-E se fosse...?"
Nemmeno il tempo di finire la frase, che due Alpha aprirono velocemente la porta scorrevole della mia stanza. Alla loro vista, li guardai confuso e pian piano si avvicinarono a me.
«Qualcuno qui ha il calore...»
Disse uno dei due ridendo, avvicinandosi a me, al mio corpo. Non volevo che si avvicinassero ancora, sui loro volti erano disegnati ghigni capaci di farmi rabbrividire. Ma appena uno dei due mi toccò su un fianco, inarcai la schiena, desiderando di più.Se fossi stato in me non l'avrei mai fatto, quella notte. Se fossi stato in me non avrei fatto entrare nessuno in camera mia. Se fossi stato in me non mi sarei mai fatto nemmeno sfiorare da due pervertiti di quel calibro, ma ne avevo bisogno, ne avevo dannatamente bisogno.
Jimin's pov.
Mi svegliai nel cuore della notte a causa di alcuni rumori provenienti dalla stanza vicina. Mugolai qualcosa, mettendomi il cuscino sulle orecchie e girandomi dall'altro lato, ma era inutile.
Iniziai a capire se fosse una conversazione che presto sarebbe finita o se dovevo alzarmi e dare un paio di lezioni di educazione a quei due che alle tre di mattina alzavano la voce in quel modo.Ma poi, chiusi gli occhi, percependo un odore così... Così allettante. Di quelli che quando li odori ti precipiti alla loro fonte così curioso. Di quelli che quando li senti la prima volta cerchi di aspirarli il più possibile.
Mi misi lentamente seduto. Quest'odore non mi era affatto nuovo, ma non riuscivo a capire che cosa fosse, il suo odore mi portava ad un ricordo offuscato nella mia mente.Mi alzai lentamente, aprendo la porta scorrevole di quella stanza. Seguivo l'odore che man mano stava iniziando a rafforzarsi.
Sgranai gli occhi.Era la camera di Jungkook.
Senza pensarci nemmeno un secondo di più mi fiondai in quella camera, e vidi l'ultima delle scene che volessi vedere.
Jungkook, visibilmente eccitato, con davanti alle sue labbra un Alpha, e dietro di lui un altro.
Non pensai nemmeno un attimo che Jungkook magari fosse consenziente, non pensai nemmeno un attimo che Jungkook era quel tipo. Anzi, non pensai nemmeno. Strinsi i pugni. Mi ribolliva il sangue e velocemente mi avvicinai a quei ragazzi. Tirai un pugno dritto in faccia ad uno, facendolo cadere a terra, con il naso sanguinante. Presi l'altro ragazzo per il colletto. Ero infuriato.«Che cazzo stavate facendo?!»
Urlai, senza provare a calmarmi un secondo. Gettai l'Alpha contro un muro, pronto a riempirlo di pugni. «Io vi ammazzo, avete capito?!» Sbraitai, tirandogli un altro pugno sulla mascella. «Io vi ammazzo!» Sputai ancora una volta, gettandolo accanto all'amico. «Non azzardatevi mai più a toccarlo.»
Sussurrai, mentre il sangue mi ribolliva. Non era abbastanza, non ero abbastanza, ciò che avevo fatto loro non ero abbastanza. Non erano arrivati a fare nulla, avevano solo i pantaloni sbottonati per loro pura fortuna. «Vorrei farvela pagare nuovamente, ma ho altro a cui pensare.»
E mi diressi verso Jungkook, che non aveva smesso un secondo di ansimare. «Jungkook...» Mi inginocchiai davanti a lui, facendolo girare verso di me, mettendogli una mano dietro alla schiena, e sgranai gli occhi. Era bellissimo.
I capelli arruffati pendevano all'indietro, la fronte imperlata di sudore. Il suo volto era completamente rosso dall'eccitazione o forse anche dall'imbarazzo. Le labbra piene, gonfie e socchiuse che rimanevano aperte per far entrare e uscire l'aria. Ansimava e fremeva sotto di me, supplicandomi di aiutarlo.«J-Ji- ah- i-io...»
Non riuscí a dire niente, era completamente annebbiato da questo nuovo istinto. Probabilmente era il suo primo calore. «G-Grazie...» Mi sussurrò debolmente. Riuscii a capire che il suo corpo voleva qualcosa che né cuore né mente volevano. Lentamente lo presi in braccio a mo di sposa, avvolgendo l'altro braccio disponibile attorno alle sue gambe. Lo sollevai delicatamente, cercando di non fargli male.«Non preoccuparti.»
Sussurrai, guardando male gli altri due Alpha, per poi uscire velocemente da quella casa e successivamente dall'intero villaggio per entrare in un bosco. Correvo velocemente per andarmene presto da quel villaggio, avendo paura che altri Alpha fossero attratti dall'odore che emanava Jungkook.«O-Oh J-Jimin...»
Lo sentii d'improvviso parlare, e notai il suo tentativo di mettermi le braccia attorno al collo. «T-Ti prego aiutami...»
Sussurrò d'un fiato, al che io sgranai gli occhi, immaginando il possibile aiuto che potevo dargli.«Aiutarti? Come dovrei aiutarti?»
«J-Jimin ti prego...»
Mi supplicò, sembrava poter iniziare a piangere da un momento all'altro. «T-ti prego, J-Jimin, t-ti voglio dentro di me...» Sussurrò al mio orecchio e devo dire che non mi fece per niente bene. Chiusi gli occhi momentaneamente, immaginandomi la scena. Le sue parole, quell'odore che mi stava iniziando a dare alla testa, quelle immagini... «J-Jimin ti voglio, t-ti prego...» Iniziò a sfregare le gambe fra loro cercando di trarne anche un piccolissimo piacere.«Jungkook non sei in te.»
Gli ricordai poco dopo, anche se quello a ricordarselo dovevo essere io. Dovevo ascoltare quelle suppliche senza poter fare nulla. Ma non potevo rimanere con le mani in mano.«C-che importa?»
Fece uscire un gemito strozzato dalle sue labbra, tirando la testa all'indietro. «C-chissà quanti Omega t-ti sei scopato m-mentre avevano il loro primo calore...» Sussurrò, ma in quel tono sentii un velo di... Tristezza? «N-non ti aggrado come gli altri, Jimin? P-per q-questo non v-vuoi farmi tuo?»«No...»
Sussurrai al suo orecchio, e quando arrivammo alla mia meta, lo poggiai delicatamente a terra. «Proprio perché non sei come gli altri, non posso toccarti.» Dissi al suo orecchio piano, e lo sentii rabbrividire. «Non adesso... Non con te in questo stato.» Lo guardai negli occhi.Lui non parlò più, ma notai che ai lati dei suoi occhi, due grosse lacrime, fecero il loro percorso sulle guance di Jungkook.
Pianse quella notte.
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❛❛ελευτερία.❜❜
FanfictionDove Jungkook si rende conto che solamente con Jimin può essere davvero libero.