Nel frattempo...

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[capitolo: XXIII.]

3rd person's pov.

Nel frattempo...

«Come diavolo vi é saltato in mente?!»
Urlò il professore, sbraitando davanti al preside e all'ideatore della Islandwars. In quella stanza c'era un silenzio tombale; questo era dovuto principalmente al fatto che la scuola fosse chiusa. Ormai gli studenti erano tutti nei dormitori o comunque fuori dall'istituto; ogni corso era finito. Erano cerca le sette del pomeriggio. Il metodo per tornare é stato migliorato e si é quasi certi che esso possa funzionare. E nonostante il professore davanti a lui non avesse niente in più rispetto all'inventore, quest'ultimo non parlava. E la stessa cosa era per il preside, che semplicemente, annuiva a testa bassa. In fondo quel codardo non era mai stato interessato fino in fondo alla realizzazione del loro piano; lui non voleva guai, e per non averli, era capace di rifiutare il progresso. Infatti più volte si era messo fra l'inventore e la realizzazione. Per questo, l'uomo aveva imparato prima come persuaderlo, come colpirlo per fargli accettare pian piano quel piano. Ma ovviamente, c'erano sempre degli elementi contrastanti, quelli che l'uomo soprannominava "gli oppositori".
Coloro che mettono sempre i bastoni fra le ruote, che anche se tutto va bene pensano sempre alle cose negative. In questo caso non era molto il preside, che stava zitto seduto su una sedia, ma più che altro quel professore.

Il professore in questione era quello del corso di Lettere. Egli era stimato da molti e conosciuto per il fatto di essere molto calmo; per i corridoi, aveva sempre sentito parlare bene di lui. Eppure quel carattere calmo nascondeva una parte che se veniva scoperta, faceva tremare e preoccupare anche il più sicuro di sè.
Ma in fondo, é così, no? Can che abbaia non morde, per questo preoccupati di quello che sta sempre a cuccia.

«La prego di calmarsi. É andato tutto bene. Non c'é motivo per cui scaldarsi tanto.»
Disse con il solito tono pacato l'inventore, fissando dalle lenti strette e lunghe il professore. Quest'ultimo era un giovane le cui doti sono innumerevoli; ha lavorato nell'esercito ed é stato il migliore, ha praticato karate ed era il migliore, a scuola era il migliore, nei suoi studi era il migliore, ha passato una vita ad essere sempre il numero uno, in tutto.
Perciò lui che ne poteva sapere di cosa provava l'inventore? Una mente geniale rinchiusa nel corpo di un uomo irrealizzato, che ha passato la sua vita a rincorrere sempre un obiettivo. Che no, non era mica quello del piano, il secondo mondo, il secondo pianeta, ma che. E nonostante avesse passato notti intere a studiare sui libri, cercando con l'affanno qualcosa che gli altri non avessero mai scoperto, ora che l'aveva trovato, ora che era andato tutto bene, ora che era tutto finito, non si sentiva apposto. E perciò con il sudore strappava fogli su fogli, ribaltava la stanza quando era solo e si infilava le mani nei capelli, incurante che la mattina dopo sarebbe stato lui stesso a rimettere tutto a posto. Giá, ed era proprio questo il peggio. La mattina dopo, quando chinandoti con la schiena raccogli il frutto di quello che tu stesso hai distrutto. Giá, quando i ricordi di ieri ti soprassalgono, perché la rabbia é meglio dell'essere vuoti. Perché in realtà era così che si sentiva l'Inventore.
Vuoto.
Perchè alla fine, il suo obiettivo era solamente sentirsi realizzato su un piano in cui nessuno ci credeva, e l'unico su cui poteva puntare. Fin da piccolo desiderava fare qualcosa di immortale, qualcosa con cui l'avrebbe fatta pagare a chiunque non lo pensava o non lo calcolava a scuola.
Ma una mente geniale si deformerá sempre dentro il corpo di un umano.
Perché un uomo come lui, non riusciva a capire che non bisognava per forza correre dietro un obiettivo per anni. A volte va bene anche solamente lasciarlo andare e crearsene un altro, o magari non avere piani, né regole, aspettare che la vita faccia da sè. E a volte, per essere immortale non hai bisogno di fare qualcosa di unico, ma qualcosa che persista nelle menti delle altre persone. E alla fine che cosa importa che il tuo nome ritorni nelle menti di due persone, o milioni di persone? Se é l'immortalitá, la gloria quella che cerchi, non per forza deve essere glorioso ciò che hai fatto.
Non per forza dovevi partecipare ad una guerra per continuare a vivere. Non per forza dovevi essere il primo ad andare sulla Luna, non per forza dovevi creare un movimento rivoluzionario. Potevi anche solamente vivere la tua vita da comune cittadino, che per quanto non avrà contatti con un altro mondo, avrai relazioni con chi ti circonda. E vivrai, vivrai nella mente di chi ti ha conosciuto, nella mente delle persone a cui hai lasciato un segno, un'impronta. E vivrai perché loro parleranno di te, e le loro parole saranno da esempi per gli ascoltatori, che cercheranno di imitarti.
E alla fine, é questo essere immortali.
Perché non importa che il tuo nome venga ricordato, ma il come venga tramandato.

Perché non conta chi sei.
Ma ciò che fai.

«Ah sí? Calmarsi?!»
Urlò. «Vorrei vedere se lei fosse rimasto calmo, se il suo Omega fosse stato mandato a fare la cavia da laboratorio!» Urlò di nuovo, battendo i pugni sopra alla scrivania.

«Il suo Omega avrebbe potuto rifiutare.»

«Doveva chiederlo prima a me, in quanto suo Alpha.»
Digrignò i denti, non ascoltando quello che l'Inventore avevano da dire. 

«Non é suo fin quando non lo marchierà, le ricordo.»

«Ma come si permette, fin dalla nascita noi siamo stati legati.»

«Beh, caro il mio professore, le conviene leggere qualche libro di scienza, oltre a quelli di Letteratura.»
Sorrise il più vecchio, ma immediatamente venne preso per il colletto dal professore. E nonostante la situazione, mantenne quel sorrisetto divertito.

«Che cosa vuoi dire, vecchio?»

«Che nessun Omega appartiene ad un Alpha prima del suo calore. Certo, magari le famiglie avranno potuto stringere un legame fra voi due per facilitare la ricerca una volta cresciuti, ma... é solamente un filo, molto sottile e fragile.»
Lo guardò l'Inventore. «Io le consiglierei di stare molto attento, dopotutto... quell'Omega é molto ricercato, ho sentito.»
Scoppiò in una fragorosa risata, mentre il professore di Lettere, lo lasciò andare, infastidito, e corse verso la porta d'uscita.

Si sentiva come se tutte le sue certezze da un momento all'altro fossero cadute.
L'Omega a cui stava rincorrendo dietro dal momento in cui era nato... poteva benissimo andare nelle braccia di qualcun altro? No, inaccettabile.
Doveva agire.
Non poteva macchiarsi di un disonore simile.

❛❛ελευτερία.❜❜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora