Capitolo Quarto

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I due condottieri si allontanarono e Ulisse disse: “ Non sono qui per una visita di piacere. “, Achille sorrise: " Chissà perché me lo sentivo? “ si chiese, Ulisse si fermò lo guardò e disse: “ Paride, il fratello di Ettore, principe di Troia, e figlio secondogenito di Priamo, re di Troia, ha rapito Elena, moglie di Menelao fratello del re Agamennone. “
“ E allora? “ chiese Achille
“ Achille, siamo in guerra. “
“ Auguri. “
“ Non sto scherzando. Agamennone è deciso a riportare... “ fece Ulisse, il pelide lo interruppe e disse: “Non
prendermi in giro. Ad Agamennone non importa nulla della moglie di suo fratello. Elena è solo un pretesto. E lo sai anche tu. “
“ Pretesto o non pretesto il re di Sparta ti vuole al suo fianco. “ disse Ulisse
“ È una battaglia che in qualsiasi caso non mi riguarda. Io non servo il tuo re. “ ribattè Achille che fece per
raggiungere la balconata che scendeva alla spiaggia, l’uomo lo seguì e il giovane rispose: “ Sono stanco di
combattere. Sono stanco delle guerre. Sono stanco di uccidere persone, di ammazzare bambini maschi per assicurarsi di fermare la generazione sovrana dei vinti, di vedere donne ridotte in schiavitù. “
“ Sei diventato sentimentale? “ chiese sarcastico Ulisse. Il re di Itaca era un uomo sulla quarantina, abile pensatore, e ingegnoso ideatore. Amava le avventure e si buttava sempre a capofitto su proposte che davano una sorta di adrenalina. Era un bell’uomo, dai capelli lievemente brizzolati, ma con molto fascino. Era forse uno dei pochi di cui Achille si fidasse veramente. Il guerriero rispose: “ Ho combattuto molto. Voglio stabilirmi. E poi... non mi riguarda. “
“ È per Elena, vero? È lei? “ gli chiese Ulisse “ Sii sincero. “
“ Ma per carità. Non mi è mai importato nulla di lei. Mi ci divertivo, tutto qui. “
“ A chi vuoi prendere in giro? Te ne eri innamorato. “
“ Per niente. Lei mi ha sedotto, è vero, mi ha soggiogato, ancora vero, è ancora più vero che ci stavo per cadere, ma è altrettanto vero che non mi sono mai innamorato di lei. “ disse Achille che scrutò il panorama molto attentamente.
Il dubbio era grande andare o non andare. Ulisse non voleva demordere era evidente. Continuava a parlare
e a parlare anche se lui non gli prestava più molta attenzione. Sentì poco e niente in realtà. “ C’è la gloria in palio, Achille. Passeremo alla storia. Tutti ne parleranno. “
“ Sia chiaro Ulisse, se dovessi accettare ne io ne i miei mirmidoni prenderemo ordini dal tuo re. Lui combatterà la sua battaglia. Io combatterò la mia. “ Ulisse fece un lieve inchino e se ne andò soddisfatto. Non era nulla di ufficiale, ma sapeva che Achille per raggiungere la gloria avrebbe fatto di tutto, e sapeva che quello era un sì.

Achille scese in spiaggia, seduta su una roccia c’era sua madre. Lui le si avvicinò e le cinse le spalle baciandole la testa. Notò che stava intrecciando qualcosa e che nella gonna aveva tante conchiglie. “ Prendimi altre
conchiglie, tesoro. “vgli ordinò la donna e lui come un cagnolino assentì subito, Teti era l’unica persona da cui Achille si faceva comandare. “ Sai ti sto facendo una collana di conchiglie. “, lui sorrise e disse:“ Madre, ne ho tant.. “
“ Osi rifiutare un dono di tua madre, Achille? “ lo interruppe lei, lui le si avvicinò le poggiò delicatamente due conchiglie sulle gambe e rispose:“ Ovviamente no. “
“ Potrebbe essere l’ultima volta che te ne faccio una. “ disse lei, alludendo chiaramente alla discussione del
figlio con Ulisse. “ Perché mai dici ciò? “ chiese sospettoso il giovane che poi allontanandosi e poggiandosi braccia conserte ad una roccia chiese: “Cosa dovrei fare secondo te? “
“Beh... Se resterai troverai la pace, troverai una magnifica donna, avrai figli e figlie, che ne avranno a loro
volta, e tutti ti ameranno, e ti ricorderanno quando morirai. Ma quando anche loro se ne andranno, i tuoi figli e i loro figli, il tuo nome sarà disperso. Se invece andrai a Troia, sarai coperto di gloria, si scriveranno poemi sulle tue vittorie nei secoli a venire. Il mondo intero ricorderà il tuo nome. “ rispose la donna che dopo due secondi di riflessione continuò: “ Ma se tu vai a Troia non tornerai più, perché la tua gloria è legata fatalmente alla tua distruzione, ed io... non ti vedrò più. “
“ Quindi sai già ciò che farò, vero? “
“ Sì, figliolo. Seguirai il tuo fato, la tua vera ambizione. “ rispose lei sospirando. Achille guardava sua madre sembrava che in dieci minuti avesse vissuto cento anni, come se fosse diventata vecchia in un solo second. Il ragazzo l’abbracciò e piansero assieme.

Era l’alba, il cielo era bellissimo, il mare tranquillo, ma sulla spiaggia c’era trambusto.
Achille aveva deciso di partire prima di Agamennone, sovrano per il quale aveva una grande avversione, per
arrivare prima. Lui combatteva una battaglia a parte.
Le sue trireme erano velocissime e i mirmidoni le guidavano con esperienza e abilità.
Appena fuori da Troia si ergeva a guardia della città il tempio di Apollo, i sacerdoti con le vestali stavano
preparando l’altare per il sacrificio che avrebbero tributato al dio per aver aiutato i principi a portare a termine la missione di pace. A capo dell’altare c’era il sacerdote, tutt’intorno le vestali tra le quali Briseide e Criseide, figlia del sacerdote Crise, che tenevano in mano i vari utensili necessari affinché il sacrificio potesse essere eseguito.
Successe tutto in un secondo, all’improvviso si sentì un forte rumore che pietrificò tutti i presenti. “Scappate. Scappate tutti sacerdoti e vergini. Sono qui. Ci stanno attaccando. Fuggite. “ urlò un fanciulletto che si trovava lì con il padre pastore che aveva donato loro l’agnello. Presi dal panico tutti buttarono ciò che avevano in mano per terra. L’unico soldato di guardia prese le giovani vestali e le spinse verso una porta che creava un’uscita alternativa, ma in un secondo si videro accerchiati. Soldati da tutti i lati. Gli uomini almeno quelli più giovani si buttarono con quello che trovavano verso i combattenti per lasciare una piccola frazione di tempo alle ragazze di fuggire. Briseide e Criseide si presero per mano e fecero per correre in mezzo. Briseide conosceva benissimo quel posto e guidò la compagna attraverso passaggi e strettoie. Si trovarono così nei locali più alti del tempio e fecero per chiudersi dentro. “Cosa faremo adesso? “chiese Criseide spaventata, la ragazza la guardò e rispose: “C’è un altro passaggio, potremmo riscendere e uscire da un’altra parte. “
“Oppure, potremmo restare qui e aspettare che finisca. “ propose Criseide, Briseide era una ragazza veramente molto coraggiosa così prese la ragazza per il polso e la condusse verso il basso.
I rumori che provenivano da dentro il luogo erano orribili, urla, schianti, pianti disperati, corpi di persone che cadevano al suolo. Mentre scendevano le scale Crisede inciampò su qualcosa, Briseide tornò indietro per afferrare la vestale quando si rese conto che tutta la sua famiglia giaceva a terra morta. Era stato uno shock
però in quel momento non poteva fermarsi a piangere i genitori e la sorella deceduti e abbandonati lì dentro. Si sollevò aiutando Criseide quando sbatte contro qualcuno, si voltò terrorizzata e vide suo marito Minete, l’uomo l’afferrò per le spalle e disse: “ Non di qui torna su, si stanno avvicinando. Barricatevi in qualche posto. Andiamo. “ ma in quel modo una freccia penetrò il petto dell’uomo, e quando questo ormai privo di vita si accasciò le due ragazze videro tre soldati fermi davanti le scale. Loro si strinsero e Briseide fece per spingere Criseide, ma la lontananza non era tanta perciò gli uomini le raggiunsero in fretta. Criseide fu presa per prima e Briseide che avrebbe potuto approfittare del fatto che stavano legando l’altra ragazza per fuggire fece per tirarla a se, così uno dei due le tirò un ceffone e lei cadette a terra graffiandosi le braccia sulla pietra, poi fu presa di peso per i capelli e legata molto stretta. Le due ragazze furono poi sollevate bruscamente e trascinate via.

" Tu mi hai dato la pace in una vita di guerra"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora