Capitolo Trentaquattresimo

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La donna era seduta di fianco al suo uomo e gli teneva la mano, di tanto in tanto gli accarezzava la fronte passandogli una pezza di acqua fredda, aveva la febbre altissima, respirava a fatica e nemmeno riusciva ad aprire gli occhi. Sperava tanto che la zia Selene e lo zio Anastore acconsentissero ad aiutarli. Aveva chiesto ad Èudoro di portarle una tavoletta per scrivere una lettera, non avrebbero potuto aspettare troppo tempo, ma ancora non si faceva vedere.
Si stava accarezzando il ventre quando qualcuno bussò alla porta, Briseide diede il permesso di entrare e sollevò la testa. Èudoro era entrato per metà e le porgeva qualcosa, lei sorrise e alzandosi andò a prendere
ciò che l’uomo le porgeva. “Mi dispiace signora, di più non ne ho trovata. “ disse inchinandosi ed uscì. “ Che cosa voleva Èudoro? “ chiese Achille con fatica, lei gli si avvicinò gli accarezzò la fronte e disse: “ Doveva
darmi una tavoletta di argilla. “
“ Per fare cosa? “ le chiese
“ Devo scrivere una lettera. “ gli rispose lei sistemando il lume, lui cercando di sollevarsi disse: “ Che motivo avresti di scrivere, non capisco. “
“ Achille ti sei perso tante cose, ci serve un posto dove attraccare, tu necessiti di cure molto più specifiche e di particolari attenzioni. “
“ Chi ci accoglierebbe mai? “
“ Si dia il caso che io abbia due zii sovrani di Lenerso. Posso chiedere loro un favore. Sono come una figlia.
Aiace e Èudoro sostengono sia la scelta migliore. Pensano non ci sia molto tempo per arrivare a Ftia. E Lenerso è molto vicina. Ho parlato con entrambi e sostengono che ci vorrà solo una notte e mezza mattinata per arrivare. È l’ideale. Perciò per non perdere tempo sto scrivendo una lettera alla zia dove le spiegherò tutto e le chiederò questa cosa. A noi non resta altro che sperare che accettino. In alternativa proveremo qualsiasi città vicina. Io non mi arrendo, ma tu ora riposa. “ disse Briseide e lui reclamando un po’ di acqua ubbidì come un cagnolino.

Cara zia Selene,
a scrivervi sono io, vostra nipote Briseide.
Spero con tutto il cuore che alla vostra corte stia andando tutto come si deve. Ma, del resto, non ho motivo di dubitarne. Voi e mio zio Anastore siete dei sovrani favolosi, magnanimi e generosi con il vostro popolo. So che è parecchio tempo che non ci vediamo e che non ci scambiamo affettuose missive come un tempo. Avrete sicuramente sentito dell’assedio di Troia e mi dispiace informarvi anche, se già non ne siete a conoscenza, che, ahimé, Troia è stata presa. Io però mi sono salvata. Ci sono molte novità che mi riguardano, parecchie direi. Ma vorrei iniziare dal principio.
Tutto ebbe inizio un anno e mezzo fa, quando mio zio Priamo decise di inviare Paride in missione di pace
con (mi dispiace darvi quest’altra notizia con successivo dispiacere) il defunto principe Ettore. Beh, non si sa come e non si sa il perché il principe Paride, anch’egli deceduto, si è fatto sedurre, e forse oserei dire che lui è
stato il primo a farlo, dalla bella Elena, moglie di Menelao, re di Micene e fratello di Agamennone re di Sparta, decidendo di portarla a Troia con sè.
Per quanto il principe Ettore, buono di cuore e valoroso, abbia tentato di farlo ragionare non c’è stato verso di convincere il fratello a riportare Elena a casa con le adeguate scuse, così Ettore domatore di cavalli prese
decisione di rientrare a Troia con la speranza che almeno lo zio Priamo fosse riuscito in tale intento.
Nulla di più vano.
Arrabbiato e furioso per l’offesa ricevuta il re di Micene, Menelao, è andato a supplicare il fratello Agamennone, re di Sparta, di aiutarlo nell’impresa di riportarla a casa e di vendicarsi di Paride, ahinoi, sulla pelle di tutti i Troiani. Nel men che non si dica, Agamennone, uomo potente quanto rozzo,ha raggruppato un grande numero di soldati e valorosi guerrieri, addirittura eroi, per riuscire a soggiogare Troia.
I Greci arrivarono così in davvero poco tempo sulle nostre rive, vantando la presenza dei Mirmidoni, potentissimi guerrieri provenienti dalla città Greca di Ftia, guidati dal valoroso eroe Achille, figlio di Peleo, ma sono sicura che di lui ne abbiate sentito parlare.
Venne preso da subito il templio di Apollo e da essi (i Greci) fu saccheggiato. Ahi, quanto fu brutta quella giornata. Ancora una volta devo dare voi una, se non due brutte notizie. Mio padre, mia sorella e mia madre
nonché vostra sorella carissima zia, perirono sotto i colpi afflitti dai Greci, stessa cosa per il mio defunto legittimo marito. Io fui fatta schiava.
Ricordo perfettamente quel giorno. Ero con mia cugina Criseide, fummo trascinate e legate insieme alle altre
vestali e aspettammo tanto tempo ferite sulla spiaggia. Io toccai ad Achille. E non puoi capire zia quanto fui fortunata! Questa storia è una storia a parte. E ve ne parlerò dopo.
La guerra così era iniziata, Troia aveva subito da subito pesanti sconfitte, la forza e la ferocia dei Mirmidoni sembrava inarrestabile.Fino a quando non si ritiranono.
La storia prevede un triangolo che si è rivelato abbastanza pericoloso. Ossia,la restituzione di Criseide a mio zio Crise, quindi a Troia, il mio rapimento da parte di Agamennone e Achille che si rifiutava di combattere
finché non mi avesse restituita.
Fu in questo periodo, circa sette mesi fa, che i Troiani collezionarono le loro migliori vittorie. Peccato solo
che Ettore non sia riuscito a sconfiggerli del tutto!
Comunque sia Agamennone che non voleva perdere la guerra mi tornò ad Achille. Si faccia attenzione: il re Spartano non mi ha violata.Così i Mirmidoni sono tornati all’attacco ma in modo discontinuo. Dopo circa quattro mesi dalla mia restituzione, Achille, che non ha mai provato altro che avversione nei confronti del re spartano, aveva deciso di tornare a casa. Tuttavia, suo cugino: Patroclo, decise di prendere l’iniziativa. Ingannando un po’ tutti. guidò i Mirmidoni in battaglia fingendosi il pie veloce. Ma non aveva la stessa abilità del pelide e allo scontro diretto con il principe Ettore, mio cugino, perì. Tutti rimasero a bocca aperta, mio cugino davvero incredulo. Nessuno immaginava che il potente Achille
potesse essere sconfitto in battaglia.Ben presto si scoprì la verità. Puoi forse immaginare, cara zia, la rabbia e la disperazione di mio cugino che mai aveva ucciso un ragazzo innocente e nel fiore degli anni. Ma nulla è paragonabile alla collera di Achille. Dichiarò subito vendetta e chiese a mio cugino un duello. Duello che fu accettato.
Fu in quell’occasione che il mio adorato e venerato cugino morì. Il corpo fu restituito allo zio Priamo e concessi dodici giorni per un degno funerale. Quanto è stato straziante!
I dodici giorni passarono tranquilli, per me furono difficili per motivazioni che ti dirò più in avanti,la popolazione si stava cercando di riprendere e con essa si cercava di trovare una soluzione per tenere la città in vita.
Al dodicesimo giorno arrivò un pastore annunciando di aver trovato un enorme cavallo di legno sulla spiaggia molto probabilmente un dono di Poseidone.Magari lo fosse stato zia. Era una trappola.
Quel cavallo era pieno di Greci che attesa la notte, con l’aiuto del buio e delle tenebre, hanno agito nel modo
più vile e infame. Non mi posso dilungare molto nel racconto,anche perché io so solo quello che ho vissuto. Mi affacciai e vidi Troia mangiata dalle fiamme, due secondi dopo il terrore. Urla, rumore,non puoi immaginare. E nemmeno te lo auguro. Ero terrorizzata. È entrata Andromaca,mi ha presa e siamo fuggite per salvarci.
Questa missiva ti arriva scritta di mio pungo perciò puoi facilmente capire, carissima zia, che per fortuna siamo riuscite a fuggire. Ma ora vengo al motivo di questa mia.
Come ti ho raccontato poc'anzi io fui fatta schiava da Achille.In realtà toccai al principe di Ftia come bottino di guerra, ma non fui mai una schiava. Ne una prigioniera. Achille mi ha sempre portato rispetto, non mi ha
mai costretta a fare nulla, non mi ha fatto mai mancare nulla.So che mi dovrei vergognare, ma me ne innamorai. Tutt'oggi sono innamorata di lui. Mi concessi a lui dopo che Agamennone mi restituì,il mio amore era corrisposto anche da questi e ci amammo per parecchio tempo, tutt’ora ci amiamo. Mi restituì allo zio Priamo quando venne a prendere il corpo di Ettore e io lo lasciai con una voragine nel cuore immensa.Oh zia, non fu più la stessa cosa senza di lui. Mi sentivo persa, sola, immensamente infelice. Era..., lui è tutto per me. Scoprì di essere incinta. Aspetto un bimbo cara zia. Ormai ho un bel pancione.Quando tre giorni fa successe l’inimmaginabile, fu difficilissimo correre con la creatura dentro. Avevo tanta paura che mi succedesse qualcosa. Ma non per me, per il piccolino.Per fortuna ero con Andromaca. Mi ha aiutata tanto e mi ha sostenuta parecchio.
La gente correva senza sapere dove andare, si spintonava e per noi due era difficile raggiungere l’obbiettivo. Andromaca era a conoscenza di un passaggio segreto. Eravamo nella piazzetta riservata, era deserta decidemmo di sostare lì qualche minuto, io mi stavo sentendo davvero molto male, quando fummo raggiunte da dei soldati greci che per fortuna prima di catturarci e uccidere il piccolo Astianatte persero tempo a parlare dando il tempo al mio amato Achille e ai suoi fidi ufficiali di trovarci. Scoprì che il pelide si era intrufolato
nel cavallo solo per salvarmi la vita, ci prese per portarci in salvo quando mio cugino Paride ci trovò e senza nemmeno avvisare tentò di uccidere il mio amato. Achille mi supplicò di salvarmi e di andare, ma io non lo abbandonai. Con l’aiuto dei suoi uomini con Andromaca raggiungemmo il passaggio segreto e fuggimmo. Al largo c’era una nave dalle vele nere, la stessa che vedete ormeggiata al vostro porto,che ci aspettava, il guaritore di bordo ha fatto di tutto, ma non ha i mezzi necessari e se non attracchiamo in un luogo sicuro con bravi guaritori lui morirà ed io non avrei più ragione di esistere.
Vi chiedo aiuto in questo.
Consentiteci di fermarci da voi per il tempo necessario che servirà alla completa guarigione del mio uomo.
Permettemi di guarirlo.Vi chiedo solo questo. Vi garantisco che appena Achille sarà tornato in forma ce ne
andremo. L’ultima cosa che vi chiedo è che consentiate ad Andromaca e al piccolo Astianatte di poter stare da
voi. Non hanno dove andare.
Spero vivamente che tu e lo zio possiate perdonarmi per la mia insolenza e la vita peccaminosa che ultimamente ho deciso di seguire. Spero zia che tu, in quanto donna, possa davvero perdonarmi.
Aspetto una vostra risposta.
Spero di potervi abbracciare presto.
Con affetto e rispetto
la vostra
Briseide


Angolo autrice:
Buonasera carissimi lettori scusate per la lunga inattività purtroppo ho passato un periodo un po' così e non ho avuto tanta testa di scrivere. Acqua passata però!
❤❤

" Tu mi hai dato la pace in una vita di guerra"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora