Capitolo Settimo

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Le giornate passavano molto lentamente, le sembravano interminabili.
Briseide aveva deciso di tenersi impegnata così cercava sempre qualcosa da fare. Per la maggior parte del tempo cuciva e rammendava. Quasi tutto l’esercito di mirmidoni le chiedeva di rammendare le robe strappate. Non che a Briseide facesse molto piacere, ma almeno le ore che prima le sembravano interminabili, in quel modo passavano più velocemente.
Nessuno osava disturbarla o molestarla, forse perché era la protetta del loro signore. Questo dava alla ragazza la possibilità di potersi muovere con libertà anche fuori, infatti andava spesso a prendere l’acqua fresca e un po’ di legna che lei e Achille usavano per accendere il piccolo fuocolare con il quale erano soliti riscaldarsi all’interno della loro tenda, oppure faceva piccole passeggiate sulla spiaggia. Ovviamente non era mai sola, Èudoro la controllava a vista e spesso Patroclo, il fastidioso ma innocuo cugino di Achille, si univa a lei con la scusa di cercare conchiglie o pescare.
Se la sera osava chiedere al suo padrone... eh sì, padrone, Achille era un vero e proprio padrone e lei la sua schiava (funzionava così)... perché la facesse pedinare, lui sollevava le sopracciglia e rispondeva che non era vero. Per Èudoro diceva sempre che era con lui e che Briseide aveva le allucinazioni, per Patroclo diceva che aveva bisogno di compagnia pure lui e che non le avrebbe smosso un capello. Poi le chiedeva perché se ne
lamentava e diceva che era anche un bene perché era stata spesso adocchiata da ufficiali di altri eserciti greci e puntualmente l’indomani si inventava qualche scusa per non partecipare personalmente alle missioni e la controllava lui stesso, cosa che a lei urtava di più perché a differenza di Èudoro che la osservava come un padre fa con la propria figlia o il proprio figlio quando va a giocare nella piazza tenendosi a debita distanza e di Patroclo che sì la controllava per conto del cugino ma che per la maggior parte del tempo si trovava un’occupazione propria e le rivolgeva una parola di tanto in tanto, lui era un ossesso. Anche se non parlava la seguiva come un’ombra ovunque andasse e non le toglieva di dosso gli occhi per nessun motivo.
Da un certo punto di vista si sentiva fortunata, due o tre volte aveva incontrato le ragazze che erano state trascinate lì con lei e non avevano avuto tanta fortuna. Se prima non avevano lividi, ora ne erano piene, le vesti erano squarciate quasi totalmente, macchiate di sabbia e sangue, probabilmente il loro, erano legate fuori, stavano alle intemperie, non avevano nulla per coprirsi, si stringevano l’una all’altra per scaldarsi semplicemente. Non aveva avuto modo di parlare con loro, li sorrise sinceramente e si stava avvicinando per farlo, loro la fissarono come se fossero anche arrabbiate con lei in qualche modo, ma ad un tratto fu richiamata da Achille, che si trovava a passare di lì con Èudoro, l’uomo la rimproverò di essersi allontanata troppo e che non si sarebbe dovuta trovare lì, la ragazza non poteva nemmeno dire di sì, aspettare che lui si allontanasse e fermarsi, perché il condottiero si fermò e aspettò che lei lo raggiungesse per tornare alla propria tenda. La
ragazza allora sorrise amaramente verso le ragazze e obbedì sbuffando, avrebbe veramente voluto passare del tempo con loro, infonderle coraggio, ma Achille non aveva intenzione di permetterglielo, così girò sui tacchi e lo raggiunse, il ragazzo le mise la mano sinistra intorno alle spalle e la guidò nella giusta direzione. Le ragazze sentirono solo lui chiederle: “ Dov’è Patroclo? “
“ Non lo so, signore. “ gli rispose lei.
Le altre si guardarono e una disse: “ Deve essere bello essere la preferita del grande guerriero, ma guardatela.
Profuma pure. Noi combinate così, e lei profuma di rosa, capelli legati e ben sistemati, la veste lievemente
lacera e sporca, ben nutrita, la pelle pesante da mettersi sulle spalle quando fa freddo, avrà un tetto sulla testa, ha pure la balia che controlla che non le succeda nulla. Avete visto come le ha circondato le spalle? Cosa darei per essere nata nobile come lei. “ disse una, un’altra sorrise e disse: “ Se la spasserà lei. Forse avrà anche un bel letto. Che invidia. “. È strano come a volte la guerra cambi totalmente tutto, compreso le opinioni delle persone.

A Troia il re Priamo era impegnato in importanti colloqui con gli anziani della città, ovviamente erano presenti anche Ettore, Paride e Crise. Nessuno mostrava tanto ottimismo. La guerra persisteva da ormai tre mesi e loro avevano subito importanti sconfitte.
In città c’era chi sosteneva che Ettore non era più in grado di comandare le truppe, altri dicevano che la colpa
era di Paride che si sarebbe dovuto presentare da Menelao consegnargli la moglie e farsi ammazzare, mentre
altri ancora avevano capito che l’esercito greco godeva di un appoggio fortissimo, quello dei mirmidoni, e che era per loro che non riuscivano a portare a casa nessun buon risultato. Anche i rappresentanti degli anziani
pensavano la stessa cosa e perciò avevano raccolto alcune idee.
Ovviamente non potevano sollevare Ettore dall’incarico poiché gli spettava di diritto, ma avrebbero potuto
organizzare qualcosa mettendo di mezzo Paride.
L’ottimismo della popolazione stava andando a scemare, erano rincuorati del fatto che tra loro civili ancora non era stata fatta nemmeno una vittima, ma si chiedevano per quanto tempo ancora non sarebbe successo.
Le riunioni erano sempre più apatiche e inconcludenti. Nessuno aveva una vera e propria proposta. Era tutto un continuo caos, urlare, ciarlare, qualcuno faceva qualche battuta senza entusiasmo al quale si rideva più per buona educazione che per vero e proprio divertimento.
“ Cosa sappiamo delle vestali rapite insieme al bottino di guerra? Sono tre mesi che non sappiamo niente. “
chiese uno
“ Beh, sappiamo per certo che... che mia figlia Criseide... è toccata ad Agamennone. “ disse Crise che tra le
lacrime aggiunse: “ Povera figlia mia! Quanto starà soffrendo. Povera creatura. “
“ Sappiamo solo di lei. “ disse amareggiato Paride
“ E di Briseide. “ disse Ettore, gli altri sollevarono lo sguardo, lo volsero verso il principe e Crise chiese: “ Come sappiamo di Briseide? Di quello che si sa, potrebbe essere morta. “
“ L’ha presa Achille, il comandante dei mirmidoni. “ rispose Ettore “ è stata vista da un pastore una settimana
fa. Sta bene. L’ha vista uscire a prendere dell’acqua. Dice che non l’ha vista malridotta ecco. Io ho chiesto se potesse tornare ad arrischiarsi a controllare, e così il pastore ha fatto. “
“ E..? “ incalzò Priamo
“ L’uomo ha riportato i vitelli a pascolare lì, i mirmidoni gliene hanno comprato uno e così ha avuto la scusa per tornare una terza volta, l’ha vista chiaramente. Dice che sta bene. Niente lividi, almeno in punti visibili, tagli o sangue, intatta. La controlla a vista però. Achille è venuto qui con un cugino che a quanto sembra non
le toglie gli occhi di dosso e di fronte alla tenda le lascia due soldati all’ingresso. “
“ Evidentemente ha paura che possa scappare! “ esclamò Priamo “ E dimmi figliolo il pastore ha capito...”
“ L’ha vista serena padre, totalmente serena, l’ha vista in viso, è curata ha detto e pulita. Capelli in ordine. Sandali ai piedi e pelle per riscaldarsi. “
“ Uhm capito. Almeno sappiamo che è viva e che sta bene. “ disse Priamo
“ Cosa stai dicendo, Priamo? “ urlò Crise
“ Che so che mia nipote è viva, ed è questo quello che mi importa. “
“ Perciò non ti interessa se tua nipote è stata violata? “
“ Violata? “
“ Magari quel barbaro di Achille la violenta tutti i giorni... “ fece per dire Crise quando Ettore lo interruppe
e disse: “ Achille non violenta le donne. Solitamente sono loro che vanno da lui. Anche le vergini. “ e dopo aver osservato parecchio quelle facce sorprese aggiunse: “ Me l’ha spiegato Elena. Mi ha detto che è stata fortunata. Achille è un uomo che rispetta le donne. “
“ Non credo che non l’abbia toccata. “
“ Cosa ti interessa Crise? “ abbaiò furioso Priamo
“ Che se ciò che dice Elena è vero... “ cercò di ribattere il vecchio che fu nuovamente interrotto da Priamo che disse: “ Non mi interessa comunque. Mi interessa che sia viva, che stia bene, che non sia ferita. “
“ Priamo, se quello che dice Ettore e che gli ha riferito Elena è vero, e non ho ragione di dubitarne, significa che tua nipote Briseide non è più vergine per sua scelta. Tua nipote ha tradito il dio Apollo, Priamo. E io la... “
“ E anche quando? Guarda in che tempi siamo? Ognuno deve pensare per la propria vita. “
“ Non ci interessa la verginità di Briseide. Non siamo qui per discutere di questo. “ urlò un vecchio alzandosi accalorato e sbattendo le mani sul tavolo, Paride si alzò anche lui e disse: “ Dobbiamo salvare anche le vestali,
questo è ovvio. Ma come si fa? “
“ Non ne ho idea, figliolo. “ disse Priamo
“ Sto pregando il dio Apollo affinché mi faccia tornare Criseide da Agamennone. Speriamo che mi ascolti. “ disse Crise aggiungendo che sperava che Apollo perdonasse anche l’insolenza di Briseide.
La riunione si concluse infruttuosa. La sala riunioni presentava la pura freddezza, il tavolo recava briciole di
frutta secca che erano state consumate dai partecipanti, e le candele erano quasi del tutto spente. Gli unici ad essere rimasti erano Priamo e Ettore. Priamo con voce grave e seria chiese al figlio: “ Secondo te cosa dovremmo fare? “
“ In che caso? “ chiese il figlio
“ In tutti i casi. “ rispose Priamo. Il figlio gli si sedette affianco gli accarezzò il braccio e disse: “ Sì, ci sono diversi nodi da sciogliere. “
“ Già. Ma prima vorrei una tua opinione su un argomento che purtroppo ci interessa parecchio. “ disse Priamo, il figlio annuì facendo capire che aveva capito e il vecchio continuò: “ Per quanto mi dia fastidio so che ciò che suppone Crise potrebbe essere vero. “
“ Riguardo Briseide ti posso assicurare che non sembra... “
“ Figliolo non lo sappiamo. Secondo la tua fonte, e non ho dubbi che sia affidabile, lei sta bene, è serena, ma
non possiamo sapere se è ancora vergine. “ disse il vecchio che si alzò e andò a guardare fuori dalla finestra “ Ettore, sai come funziona. Io sono il suo protettore dato che suo padre e suo marito sono morti e che anche
tutti i parenti maschi in linea dinastica di suo marito sono deceduti, se lei dovesse tornare viva, Voglia Apollo, e non dovesse essere vergine. “
“ Padre, si dirà che lo è. “ disse Ettore
“ La faranno controllare. “ ribatte Priamo
“ Padre, non è detto. Conosci Briseide, magari... fa solo finta. Che ne sappiamo? “ disse Ettore, Priamo fece uno sguardo scettico e Ettore continuò: “ Ti ricordi quando era piccola? Paride le prendeva le bambole di pezza e le nascondeva, lei se ne andava in giro come se niente fosse, scherzava, rideva, poi si chiudeva in camera sua e piangeva per ore. Magari lo fa anche ora. “
“ Non lo so. Potrebbe essere. Ma se invece... “
“ Se invece... padre, sono sicuro che tu saprai proteggerla come hai sempre promesso allo zio Briseo. “
“ Sai, in questo momento spero che stia con loro. Forse è più al sicuro che se tornasse qui. “ affermò Priamo.
Finito il colloqui con il padre Ettore rientrò nelle sue camere dove Andromaca lo stava sicuramente aspettando. Quando entrò trovò tutto al buio, strano che Andromaca stesse già dormendo, ma appena si voltò verso il letto sorrise ammiccando. Andromaca, che era una bellissima donna, lo stava aspettando come un marito desidera che la moglie lo aspetti ogni notte. Si era sdraiata a letto totalmente nuda con molti cuscini dietro alla schiena per stare più sollevata. Ettore si tolse la veste e sorrise “ Lo sai che non devi fare così! “ esclamò sospirando che dimenticando per qualche secondo i suoi problemi si mise a fare l’amore con sua moglie.

" Tu mi hai dato la pace in una vita di guerra"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora