Capitolo Dodicesimo

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Ulisse ci aveva impiegato circa una settimana ad organizzare il tutto, avrebbe voluto aspettare qualche altro giorno per cercare di organizzare qualcosa di migliore e soprattutto di più sicuro, ma il pelide faceva premura. Quindi alla fine dovette rifarsi al piano più di fortuna che aveva escogitato.
Achille entrò nella tenda totalmente vuota con Ulisse, si sentiva agitato e preso dal panico, l’amico lo guidò e
ad un tratto disse: “ Aspetta qui. “.
Ulisse entrò in una piccola stanza spostando la tenda, Briseide era a terra che tremava per il freddo e cercava di dormire un po’, le mise una mano sulla spalla e lei si sollevò di scatto, “ Tranquilla, sono Ulisse re di Itaca. “ disse l’uomo mentre lei faceva per stropicciarsi gli occhi, la ragazza lo guardò e gli chiese:” Cosa ci fa qui,
signore? “
“ Ora vedrai. “ le rispose ed uscì.
Dopo due secondi la tendina si riaprì e la ragazza si sollevò in piedi, le si allargò un grande sorriso sulle labbra e guardò verso il basso. Era sporca, spettinata, in disordine, il viso aveva lividi che si stavano rimarginando e brutte croste, le mani sporche e i polsi completamente viola, anche se quelli non si vedevano, il ragazzo la guardò, le si avvicinò e l’abbracciò accarezzandole i capelli.
Era infinitamente felice, non la vedeva sana come diceva l’amico, ma almeno era viva. Le prese il viso con le mani e la controllò, le accarezzò tutta la faccia con i pollici e disse: “ Ti porterò fuori di qui. Sto cercando di
pensare a qualcosa. Ma è difficile. Agamennone sospetta che io possa fare qualcosa e se... ti ammazzerebbe, capisci? E io non voglio che accada per cui non... mi trovo con le mani legate per il momento e mi sento uno schifo, io... mi manchi piccola. Mi manchi tanto. “ lei abbassò lo sguardo e disse: “ Io ti devo parlare e non... ti
sarei grata se non mi interrompessi. “
“ Va bene. “ disse Achille
“ Ti posso chiedere quale colpa ho commesso per essere diventata così insignificante per te, Achille? Il fatto
che non mi sono concessa a te?Sarebbe comprensibile. E ciò dimostra la mia ottusità. Perché io... sono così confusa su di noi. Io... mi sono innamorata di te. E mi sento in colpa perché dovrei essere fedele ad Apollo e a mio marito. Ed è questo che non mi lascia libera di lasciarmi andare come dovrei e vorrei, che non mi lascia libera di cadere fra le tue braccia. Ma credimi anche se ne sto passando tante da quando tutto questo è iniziato, tu da solo sei bastato a ripagarmi di tutto con la tua amicizia, con le tue parole di conforto e con le tue battute, seppure un po’ squallide perdonami. Non so come intendere bene quel tuo comportamento, magari era semplice cortesia ed io... beh, non lo so. Achille, mi sembra di... di non conoscerti completamente. Qui dicono che tu voglia tornare a casa e se lo desideri fallo. Mi basta semplicemente che mi porti con te, io non sono un fardello pesante da portare, ti seguirò come una schiva, ho mani abili a filare la lana, sai? E una volta che sarai tornato a casa la più bella fra le donne achee giungerà come sposa al tuo talamo, e io continuerò a fare il mio lavoro. In silenzio. Piangerò? Probabilmente sì, ma non mi lamenterò in pubblico. Lo farò nel
buio della mia camera quando andrò a dormire dopo una giornata di intenso e duro lavoro. E mi accontenterò di poco e anche niente da parte tua. Mi accontenterò di un semplice sorriso di tanto in tanto o magari di godere della tua compagnia quando non ti andrà di stare con la tua sposa, o di piccoli momenti che terrò cari e ben custoditi nel mio cuore e nella mia mente. Mi basta semplicemente che tu ponga fine a questa nostra eccessiva lontananza perché ti giuro che posso cambiare che posso riuscire a sbloccarmi e amarti come meriti. Perché hai avuto amore e rispetto per me, e io non l’ho capito. L’ho capito solo ora. Sono proprio ottusa. Ti giuro che il re di Sparta non mi ha mai posseduta e che io non gliel’ho mai permesso fino ad ora. Anche se tu invece passi le notti in compagnia di un’ amica pronta ad accoglierti sul suo tiepido seno, ti giuro che non mi importa. La notte e l’amore sono piacevoli. È molto meglio starsene a letto, ad abbracciare una ragazza e passare la tua notte con lei. Ed io non potrei esserne gelosa o arrabbiata perché è anche colpa mia. Capisco che tu sei un uomo e che hai altre necessità, e ti ripeto che mi sento in colpa per ciò che provo. Per i sentimenti che provo per te, io... “ il ragazzo le strinse le spalle, la bloccò e disse: “ Che stai dicendo? Cosa stai
farfugliando? Io non passo le notti a letto a crogiolarmi con altre ragazze. Non ho intenzione di tornare a casa
per accasarmi con una bella achea. Sono tutte fesserie che ti mette in testa Agamennone. Vuole farti abbassare la guardia, Briseide. Ti vuole mettere contro di me. Vuole che tu la smetta di sentirti fedele a me. Non devi permetterglielo Briseide. No, assolutamente no. “ le mise le mani intorno al viso “ Io ti amo, mi sono innamorato di te e non lo avevo mai fatto in vita mia. Agamennone gioca di astuzia sfruttando le mie debolezze passate, perché in passato sono stato così. Ma non sono mai stato innamorato prima di ora. E Briseide io non vedo l’ora che tu torni. Voglio riaverti giù. Ma voglio vederti al sicuro. Voglio che tu rimanga illesa e non voglio perderti. Te l’ho detto. Devo assicurarmi che tu non corra rischi. Sei troppo importante e non voglio giocare con la tua vita. Con la mia poco mi importa, ma con la tua no. Purtroppo però in questo caso se mi metto a giocare con la mia gioco fatalmente anche con la tua. Perciò, piccola bambina indifesa, devi essere paziente e forte e non farti convincere dalle cose che dice quel bruto. “, lei gli mise le mani sui polsi accarezzandoglieli e gli sorrise guardandolo negli occhi, lui abbassò lo sguardo e poi baciò la ragazza sulle labbra.
Briseide stava per perdere l’equilibrio, lui la strinse forte e continuò a baciarla. La ragazza iniziò a ricambiare e lo strinse a sua volta accarezzandogli la nuca. Le piaceva tantissimo e non voleva che finisse più.
Era bellissimo avere le sue labbra fuse con le sue, era una sensazione bellissima. La ragazza non si sentiva più in colpa, era quello che voleva, quello che desiderava, e doveva essere coraggiosa e andarselo a prendere. Se non altro quei giorni di prigionia servirono a farle capire qualcosa.
Ulisse li lasciò parlare, li lasciò anche condividere un piccolo momento di tenerezza ed intimità, ma non poteva concedere troppo così richiamò l’amico che riluttante si separò dalla donna ed uscì.
L’aveva vista, l’aveva baciata e sapeva che lei lo amava, che lui non era l’unico e che lei provava lo stesso sentimento forse dieci volte di più e questo bastò a dargli ancora più determinazione.

" Tu mi hai dato la pace in una vita di guerra"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora