Capitolo Ventiseiesimo

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Il re di Troia aveva la presunzione di conoscere molto bene e a fondo la propria terra, e d'altronde come poter dire il contrario. Infatti era proprio così, conosceva tutte le strade, i percorsi e i luoghi. Si sapeva muovere benissimo ovviamente.
Uscì da un passaggio segreto e secondario a notte fonda, coperto fino alla testa, senza il minimo accenno di dubbio si diresse verso il luogo concordato in cui un fedele servo lo attendeva con la biga pronta. Il re vi salì e l’uomo fece per seguirlo, Priamo si voltò gentilmente e disse: “ No. Vado solo. “ e il servo seppur titubante scese e lo guardò allontanarsi.

Achille era nella sua tenda seduto da solo e al buio. Rigirava tra le sue mani l’ultima collana di conchiglie che gli aveva fatto sua madre. Non sapeva perché gli ricordava Briseide. Lei erano ormai giorni che non gli rivolgeva la parola, non lo guardava nemmeno e stava sempre lontano dalla tenda rientrandoci solo ed esclusivamente quando le era assolutamente necessario. Ma se c’era o non c’era non faceva molta differenza poiché era come se non ci fosse. Si metteva nel suo angolino, gli dava le spalle e si addormentava. La sentiva spesso e volentieri, se non sempre, piangere fino a singhiozzare.
Forse erano i colori, l’interno delle conchiglie andava su tutte le tonalità del verde come i suoi occhi, forse era per questo. Si mise a piangere nuovamente, cercando di non pensare a lei e a ciò che aveva combinato.
Le frangie della tenda si spostarono e lui asciugandosi gli occhi velocemente alzò lo sguardo. La figura di un uomo alto ed incappucciato si stagliava sull’uscio entrando senza dire nemmeno una parola. Si tolse il cappuccio, era un uomo molto anziano, era un uomo che non conosceva. Sicuramente era un uomo sofferente.
Sempre senza dire nulla gli si avvicinò, gli si inginocchiò di fronte e gli baciò mani e piedi, lui si mise dritto e guardò l’uomo come a non capire e poi titubante chiese: “ Chi sei? “, l’anziano lo guardò negli occhi e trattenendo le lacrime all’interno dell’azzuro profondo dei suoi rispose: “ Ho fatto ciò che nessuno mai sulla terra ha fatto prima; ho baciato le mani e i piedi dell’uomo che ha ucciso mio figlio “, Achille strinse gli occhi e
chiese nuovamente: “ Priamo? Cosa ci fai qui? Come sei riuscito a raggiungerci? “
“ Conosco la mia terra molto meglio dei greci, credo “ rispose l’uomo rimettendosi con difficoltà in piedi e
sedendosi di fianco al guerriero
“ Hai avuto coraggio. Potrei avere la tua testa su un piatto di argento, sai? “
“ Tu davvero credi che mi importi di morire ora? Ho visto il mio figlio primogenito morire tre giorni fa per
mano tua, ti ho visto trascinare il suo corpo dietro il tuo carro. È per quel corpo che io sono qui. Restituiscimelo. Merita l’onore di un giusto funerale e lo sai. Restituiscicelo, per piacere. “
“ Ha ucciso mio cugino! “ esclamò Achille, il re troiano sospirò e disse: “ Pensava fossi tu! “ esclamò lui, poi
guardandolo gli chiese: “ Quanti cugini hai ucciso? Quanti figli e padri e fratelli e mariti quanti, coraggioso
Achille? “, il ragazzo non rispose si voltò solo e semplicemente senza dire altro. Priamo sospirò guardando in basso e disse: “ Ho avuto l’onore di conoscere tuo padre, ed è molto fortunato ad avere un figlio come te,
è molto fortunato perché ti vedrà crescere e non ti vedrà morire. Io questa stessa fortuna non l’ ho avuta. Gli dei hanno deciso diversamente. “ fece una pausa “ Tre giorni fa, il mio figlio più grande, erede al mio trono,
difensore del mio regno è morto. L’ho visto morire brutalmente! Io non posso cambiare cosa è successo, non
ho questo potere, questa è cosa che spetta agli dei. Ma fammi la piccola grazia di restituirmi il suo corpo. Ho
amato il mio ragazzo dal momento in cui ha aperto gli occhi fino al momento in cui tu glieli hai chiusi. Fammi lavare il suo corpo, fammi dire le preghiere, dammi il permesso di mettergli due monete sugli occhi per il traghettatore di oltretomba. “.

Achille si era alzato e dava le spalle all’anziano, aveva le mani sui fianchi e rifletteva. Aveva sentito abbastanza da quell’uomo, aveva parecchi dubbi, dubbi atroci che gli fecero chiedere cosa sarebbe cambiato. L’uomo si
alzò raggiungendolo e gli rispose che non sarebbe cambiato nulla, ma sarebbe cambiato che anche i nemici nonostante tutto potevano mostrare rispetto.
Achille riguardò per un attimo Priamo, Ettore aveva restituito Patroclo, se fosse stato Ettore avrebbe di certo restituito il suo corpo.
All’improvvisò pensò a suo padre, a come sarebbe stato per lui dover affrontare quella situazione, come sarebbe stato per lui non riavere indietro il suo corpo su cui far piangere sua madre. Peleo sarebbe stato straziato e probabilmente avrebbe agito come Priamo. L’anziano Priamo, non curante del pericolo, li aveva raggiunti da solo e si era totalmente umiliato con quel gesto. Voleva solo il corpo del figlio.
All’improvviso gli risuonarono nella mente alcune parole, parole che gli avevano fatto tremendamente male.
Era stata Briseide a urlargliele dopo averlo preso a pugni. “ Sei un mostro, senza scrupoli, senza cuore. Sei orribile. “ aveva urlato tra le lacrime e i singhiozzi e la rabbia. Lo tormentavano. Cosa gli avrebbe detto se avesse assistito alla scena e lui avesse detto allo zio di no? Avrebbe provato solo disgusto. Come già faceva. Malediceva sempre di più il giorno in cui Patroclo aveva preso l’iniziativa. Sarebbero dovuti tornare a casa, invece...
“ Ora sarai contento, vero? Hai raggiunto il tuo scopo. Vendicare tuo cugino. Ma tornerà indietro? No. Non lo farà. Patroclo era tuo cugino, ma era anche il mio migliore amico e anche io ci sono stata male, ma non
volevo che mio cugino morisse per questo. Non lo meritava perché non sapeva chi fosse. Pensava fossi tu, e
magari lo fossi stato, non sarebbe morto un innocente che in tutto questo non centrava assolutamente nulla. Tu hai perso un cugino e ne ho perso uno io. Ma tu lo hai perso per un fatale scambio di persona, mentre io l’ho perso per un’orribile vendetta. Tu hai perso tuo cugino per mano del mio e io ho perso il mio per mano
tua. C’è tanta differenza. C’è tantissima differenza. Il primo non ha avuto l’intenzione mentre tu sì. Pensavo che non eri un bruto come gli altri, ma... ma evidentemente mi sbagliavo. “ le ultime parole che Briseide gli aveva detto prima di chiudersi in sè stessa.
Sospirò profondamente e rivolgendosi all’anziano disse: “ Aspetta qui qualche minuto e poi raggiungimi fuori. “.

Angolo autrice
Una piccola precisazione:
Durante gli eventi narrate ne L'Iliade il padre di Achille Peleo era già deceduto.

" Tu mi hai dato la pace in una vita di guerra"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora