Capitolo Diciottesimo

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Stettero abbracciati e accoccolati per un bel po’ di tempo, lui l’accrezzava tutta e lei sorrideva diventando rossa. Lo accarezzava sul viso e giocava con le sue mani, erano enormi in confronto alle sue, lui era enorme in
confronto a lei.
Ripensava felice alla notte prima, non se lo aspettava in quel modo. Era sempre stata educata in un certo modo. Fin da piccola. Non le era mai stato permesso di pensare a ragazzi, ai sentimenti, la avevano educata ad amare un dio, l’avevano educata ad un amore che non riceveva risposta, ad un amore a senso unico, ma la
notte prima aveva scoperto cosa significava amare ed essere ricambiata. Era una sensazione migliore.
Ricordava la sensazione delle labbra del guerriero che le accarezzavano il seno e le emozioni che le aveva trasmesso, gli stringeva la testa intrecciandosi i suoi capelli nelle dita e lo stringeva forte perché non voleva che lui si allontasse, non voleva che lui smettesse di farlo, voleva essere baciata tutta. Ricordava la sensazione delle sue labbra che le baciavano la pancia. Ricordava le sue mani che si spostavano desiderose in tutte le parti del suo corpo. Ricordava ogni minimo, singolo ed unico movimento e tocco.
L’uomo sospirò e disse: “ Secondo te, devo tornare o no? “, lei sorrise e accarezzandogli il viso rispose: “ Devi fare ciò che ritieni più giusto. “
“ Sì o no? “ chiese nuovamente lui
“ Non... non saprei... devi fare ciò che senti. “ rispose nuovamente lei
“ Hmm, tesoro... io... tu che faresti? “
“ Io farei ciò che più mi sento di fare. “
“ Non so... “ rispose lui che si alzò e si diresse senza saperne il motivo dall’altro lato della tenda, lei si sollevò tenendosi le lenzuola ferme sul petto e lui disse: “ Da un lato so che è giusto tornare, ma da un altro... non voglio. Non voglio Briseide. Io... non voglio più questa vita, non voglio più uccidere gente, per cosa poi? Per
un capriccio di un pazzo? Davvero, io... “
“ Quali sentimenti sono maggiori? L’amore per la patria o l’odio per un re? “ chiese innocentemente lei.
Ci ripensò per tutta la gionata. Ci pensò veramente tanto.Era arrivato ad una conclusione. Era vero che odiava Agamennone, ma era anche vero che amava la sua patria. Decise così di far tornare i Mirmidoni a combattere, ma lui non ne avrebbe preso parte personalmente, almeno non per il momento. Passarono infatti tre o quattro mesi prima che il pelide tornasse in battaglia.

Con Briseide andava tutto bene, si amavano ogni giorno di più ma quello che lo preoccupava in quel momento era Patroclo. Iniziava ad essere sempre più smanioso di combattere, ma lui non glielo lasciava fare. Era
abbastanza portato ma non era in grado di affrontare determinate situazioni. Anche Briseide iniziava a preoccuparsi per lui, quando passavano del tempo assieme lui era sempre di cattivo umore e spesso capitava che la lasciasse lì, ovunque si trovassero, senza alcuna spiegazione. Era sempre più taciturno e nervoso. Insomma non era più quello di una volta.
“ Sei bellissima, sai? “ disse Achille mentre la stringeva a sè quella notte dopo aver fatto l’amore, lei gli strinse la mano e gli sorrise accostandosi ancora di più a lui. Il ragazzo le sollevò il mento ed iniziò a giocherellare con le sue manine, le amava letteralmente, lei continuò a sorridergli e disse: “ Andiamo via. Ora, ovunque. “, lui sorrise e lei gli chiese: “ Lasceresti tutto per me? “
“ Tu lasceresti Troia? “ fece lui. La ragazza sorrise e gli accarezzò la spalla. Non rispose subito, non era
semplice ma sapeva cosa voleva perciò dopo un po’ rispose: “ Il mio posto è dove sei tu. È con te. Non mi
importa, non mi interessa Troia davvero. Io posso stare ovunque, basta che tu sia con me. “, lui le sorrise, la baciò e la distese nuovamente, lei riallacciò le gambe alla vita dell’uomo e ricominciarono a fare l’amore.

Era notte fonda, Ettore, Priamo e tutti i consiglieri troiani erano riuniti nella sala principale che era fiocamente illuminata da alcune candele, i servi portavano e riportavano boccali di vino e frutta, e tutti ne usufruirono. Non erano molto felici veramente negli ultimi tempi. Ed Ettore odiava dover dare la colpa al fratello.
Chiunque era presente nella sala si chiedeva cosa potessero fare per risolvere tale situazione, era difficile ed insidiosa. Ettore si pentiva di non aver dato il colpo di grazia prima, i mirmidoni erano tornati a combattere, anche se senza il loro condottiero.
“ Noi abbiamo solo perso tempo. Tempo prezioso. E ora? Ci siamo messi in questa situazione per cosa? Per una donna che ora è tornata a sbavare sui piedi del legittimo marito? “ chiese uno dei più anziani
“ Abbiamo una guerra di dieci anni alle nostre spalle, abbiamo impiegato interi mesi a lavorare per ottenere
un accordo di pace e per colpa di un ragazzino ci ritroviamo così. Assurdo. “ disse un altro
“ Se mio figlio avesse fatto una cosa del genere io lo avrei rispedito in Grecia da solo e il giorno stesso. “ disse un altro, a quel punto Ettore si alzò e disse: “ Non è vostro figlio. E non è vostro il compito di giudicare le decisioni, seppur avventate, di mio fratello. È stato stolto, sì. Sono il primo a dirlo. Tuttavia non ha agito in
mala fede...”
“ Non ha agito in mala fede? Ma cosa sta dicendo, principe Ettore? “ chiese un consigliere
“ Sto dicendo che mio fratello è sì sventato, ma non ha agito in mala fede. “ chiarì lui
“ Non ha agito in mala fede? Principe Ettore, suo fratello ha portato via con sè la moglie del re di Micene, che
tra l’altro ora ha tagliato via le tende, di nascosto. Ha rubato la moglie di un re nemico. E ora dove è? “
“ Non lo ha fatto per male. “ ribatte Ettore “ Paride è così, lui si lascia trasportare. Agisce senza pensare. “
“ Ed è perché lui non lo ha fatto per male che ora ci troviamo assediati. “ disse un altro anziano, Priamo era
pensieroso e silenzioso ed Ettore disse: “ Paride deve crescere ancora. “
“ Se fosse stato mio figlio... Vorrei sapere come ha fatto, mio re, a permettere... come ha permesso a quell’irresponsabile del suo secondogenito di accompagnare il suo egregio e meritevole primogenito in una missione così delicata? “
“ Come mio padre agisce non sono affari vostri. Ha ritenuto giusto una cosa del genere e a voi non interessa. “
“ È grazie a questa << cosa giusta >> che oggi ci troviamo in questa situazione. “
“ Non vi permetto di insultare mio padre! “ urlò Ettore, ma il re si alzò stanco e stremato e disse: “ Invece,
figlio, hanno ragione. Tutti quanti. Sono stato sconsiderato a permettere a tuo fratello di seguirti in quella
missione di pace. Paride ha una certa potenza distruttiva di cui non mi sono mai realmente reso conto. Pensavo gli sarebbe servito, invece ora mi sono reso conto che... che ho fatto malissimo. “
“ Ma padre può capitare, voglio dire... “
“ No, Ettore. Non può capitare. Un re non può far capitare una cosa del genere. E sai cosa? Ho pure sbagliato a non darti retta. Avrei dovuto agire prima e rispedire a casa Elena con le giuste scuse il giorno stesso che è
arrivata insieme a tuo fratello. Pensavo che ci saremmo potuti difendere bene, invece Agamennone ha voluto collezionare eroi e guerrieri intelligenti e potenti. Prendi Ulisse, re di Itaca, prendi Achille, principe ereditario di Ftia. Abbiamo avuto un’occasione, l’abbiamo sfruttata e non siamo stati capaci di risolverla definitivamente. Sapete... penso non ce la faremo mai... ci conviene pensare a negoziare qualcosa. “
“ Tipo? “ chiesero alcuni
“ Città cuscinetto. “ rispose lui
“ Quali città cuscinetto? “ chiese Ettore guardando il padre dritto negli occhi, lui si passò una mano sul viso
e Crise disse: “ Abbiamo passato anni a pianificare un negoziato, ci eravamo riusciti, ora non abbiamo molto tempo per prepararne un altro. “
“Cosa vorresti fare Crise? Non hai idea di quando può essere forte quella compagine. “
“Non ne ho idea? “ chiese quello sarcastico “ Li abbiamo visti anche noi. “
“ I mirmidoni sono tremendi. “ disse uno dei più giovani. In poco tempo veramente nessuno aveva più niente
da dire e proporre così Priamo sciolse l’assemblea e poggiando una mano sulla spalla del figlio uscì.

&quot; Tu mi hai dato la pace in una vita di guerra&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora